Superare il payback dispositivi medici, arriva una legge delega in Senato
Assegnato in commissione Affari sociali il testo a prima firma del Cinquestelle Orfeo Mazzella, che a Nursind Sanità spiega: "Tutelare sia la salute dei cittadini sia le aziende di un settore strategico"
Di Barbara Laurenzi
Superare il payback sui dispositivi medici, tramite un attento monitoraggio e grazie all’Health technology assessment. È l’obiettivo del disegno di legge delega 670 assegnato in commissione Affari sociali del Senato, a prima firma del senatore M5s Orfeo Mazzella. Un tema molto sentito dalle aziende fornitrici dei dispositivi medici che, con meccanismo del payback, sono chiamate di fatto a restituire parte dei soldi spesi dalle Regioni che hanno sforato il tetto di spesa. Una situazione che le stesse aziende hanno più volte giudicato insostenibile, tanto da portare lo stesso presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, a dire che “il payback rappresenta una tassazione aggiuntiva per le aziende, che riduce la sostenibilità e la capacità di investimento e rappresenta un meccanismo iniquo”.
Secondo le imprese del settore, quindi, va superato. E anche secondo il primo firmatario del ddl 670. “Il presupposto è tutelare il diritto alla salute dei cittadini, che verrebbe inevitabilmente compromesso se non venissero più erogati beni e servizi come i dispositivi medici – spiega Mazzella, capogruppo Cinquestelle in commissione, a Nursind Sanità -. Si tratta di dispositivi che sono spesso salvavita, non parliamo solo di garze e cerotti, ma ad esempio di valvole cardiache - ricorda il senatore, che sul tema si era già espresso-. Il payback, inoltre, va a toccare delle imprese che sono soprattutto di piccole e medie dimensioni, nell’85% dei casi. Si tratta di 4.500 aziende per oltre 100mila addetti, un tessuto economico produttivo importante per il Paese. Tutti parlano di sostenibilità, io parlo di compossibilità. Significa che dobbiamo cercare nel bilancio dello Stato le risorse per tutelare sia la salute dei cittadini sia i livelli occupazionali in un settore strategico”.
Ma come si realizza questa doppia tutela di salute e aziende? Secondo l’esponente pentastellato, “con l’Health technology assessment, ossia una valutazione dei dispositivi medici fatta sull’analisi costi-benefici, che serve a rendere più equo il mercato dei dispositivi medici e a consentire un’adeguata valutazione del costo medio di un prodotto, garantendo i giusti standard di qualità. Ad esempio, nel corso di una visita presso un’azienda, ho avuto modo di vedere due diverse ago-cannule, una ad impugnatura rigida e una flessibile. Entrambe hanno la stessa finalità, ma hanno un costo diverso. L’approccio Hta ci aiuta a stabilire qual è il costo medio corretto per quell’oggetto”. Il cuore del disegno di legge è rappresentato dall'articolo 2 nel quale si evidenzia la necessità di “incrementare il monitoraggio della spesa sostenuta dal Sistema sanitario nazionale per l'acquisto, tramite procedure competitive e non competitive, di tutte le categorie di dispositivi medici, anche quelli considerati tecnologicamente innovativi e più sofisticati”.
“Un ulteriore approccio fondamentale – spiega il parlamentare - è fare in modo che ci sia contemporaneità tra la programmazione della spesa delle Regioni e il ripianamento dello scostamento del tetto. Oggi questi due passaggi avvengono a distanza di anni e anche le aziende si trovano in difficoltà. Il ripianamento della spesa, inoltre, viene calcolato sul fatturato dell’azienda, che è anomalo, perché andrebbe chiesto sugli utili. Proprio su questo punto, infatti, sono pendenti numerosi ricorsi da parte delle imprese ai tribunali amministrativi”.
Ancora l’articolo 2 disciplina la predisposizione “di sistemi di monitoraggio differenziati e più efficienti per le procedure di acquisto con trattativa diretta”. Che, in concreto, vuol dire fare in modo che i dispositivi innovativi, che rappresentano una delle voci spesa più alte per la sanità regionale, siano oggetto di gare di appalto maggiormente monitorate e in grado di coinvolgere più regioni. “Se un’azienda vende un robot di ultima generazione a una sola regione, ne otterrà un costo che sarà un unicum a livello nazionale e sarà valido anche per le regioni con minore capacità di spesa – spiega Mazzella –. Quindi se ci fosse un monitoraggio più attento nelle gare degli appalti sui dispositivi medici innovativi, potrebbero essere coinvolte più regioni e questo garantirebbe un accesso a un costo diretto migliore, perché parteciperebbero appunto più attori”.
“Quando ho scritto il ddl, ho pensato alle imprese piccole e medie – specifica ancora il parlamentare -. Non è giusto che vengano chiamate a pagare la stessa cifra delle multinazionali che, invece, hanno tutte le possibilità per sostenere determinate spese. Il payback rischia di ammazzare le nostre 4mila aziende e di lasciare senza dispositivi medici milioni di cittadini. È un tema che va affrontato subito. Non è di domani ma di oggi”. “Ne ho parlato in via informale con il presidente di commissione Francesco Zaffini e non mi è sembrato ostile, anzi, mi ha detto che è un tema da affrontare. Penso sia consapevole della complessità della materia. L’appello che rivolgo ora, quindi - è l’invito finale tramite le colonne di Nursind Sanità -, è fare in modo che il testo del ddl 670 possa quanto prima avere un incardinamento e un abbinamento con eventuali altri testi, per cominciare una discussione seria sul provvedimento”.
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