Antibiotico-resistenza, "I tassi restano alti, ma ci sono segnali di miglioramento"
Ecco cosa emerge dalla sorveglianza dell'Istituto superiore di sanità. Focus anche sulle Rsa, con le infezioni correlate all'assistenza (ICA) in calo rispetto al 2016-2017
Di NS
In Italia il fenomeno della resistenza agli antibiotici rimane preoccupante, ma per alcuni patogeni si iniziano a cogliere alcuni segnali positivi frutto della crescente attenzione a questo tema, e anche per quanto riguarda le infezioni correlate all’assistenza nelle Rsa i numeri sono in diminuzione rispetto alle rilevazioni precedenti. Sono questi i principali andamenti riscontrati dalle diverse sorveglianze coordinate o a cui ha partecipato l’Istituto superiore di sanità e al centro di un convegno oggi.
"Nel nostro Paese i livelli di antibioticoresistenza rimangono alti, responsabili di oltre 10mila morti ogni anno. Questi dati ci dicono che c’è bisogno di fare di più e meglio per prevenire la loro diffusione e fare in modo che le cure nei nostri ospedali siano sempre più sicure. L’antibioticoresistenza è al centro delle agende di tutti i governi – ha evidenziato il presidente dell’Iss Rocco Bellantone - come è stato sottolineato recentemente alla riunione dei ministri della Salute del G7 di Ancona dove è stata riconosciuta la necessità che tutti i Paesi dispongano di piani d'azione nazionali multisettoriali basati su un approccio 'One Health".
"In Italia, nel 2023 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza restano elevate - dichiara Monica Monaco, responsabile della sorveglianza ARISS -. Tuttavia per alcune combinazioni patogeno/antibiotico, in particolare per Staphylococcus aureus, si continua ad osservare un trend in diminuzione rispetto agli anni precedenti, con la percentuale di isolati resistenti alla meticillina (MRSA) che è diminuita ad un valore pari al 26,6% registrando una ulteriore flessione rispetto al biennio 2021-2022 in cui il valore della percentuale era rimasto stabile al 30%".
Importante poi è la sorveglianza all’interno delle Rsa, sempre coordinata dall’Iss. In questo ambito, sul piano delle infezioni correlate all’assistenza (ICA), la loro prevalenza, nel periodo di riferimento giugno-luglio 2024, è risultata del 2,65%, in riduzione rispetto alla precedente rilevazione (2016-17: circa 3,2%, escludendo infezioni importate in RSA da strutture per acuti). Le sedi di infezione più frequentemente osservate sono state quella urinaria (34%) e quella respiratoria (33%). I microrganismi più frequentemente isolati sono stati l’E.coli (37,8% resistenti alle cefalosporine di III generazione e 14,6% ai carbapenemi), Klebsiella pneumoniae (42,3% resistenti alle cefalosporine di III generazione e 28,8% ai carbapenemi). La prevalenza di uso di antibiotici è risultata del 2,9% (vs. 4,2% del 2016-17).
Il numero delle strutture che hanno partecipato alla sorveglianza coordinata dall’Iss continua a crescere e passa da 425 nel 2020 a 690 nel 2023 con una copertura ormai di 20 tra Regioni e province. Considerando solo la degenza ordinaria, si è notato un calo progressivo, con un consumo dimezzato negli ultimi tre anni che è sceso sotto il valore soglia di 20 litri per mille giornate di degenza (GDO): nel 2020 e nel 2021 il consumo mediano di soluzione idroalcolica era rispettivamente 24,5 L/1000 GDO e 20,4 L/1000 GDO, mentre nel 2022 e 2023 è stato rispettivamente 15,6 L/1000 GDO e 11,7 L/1000 GDO. Il consumo mediano nell'area di terapia intensiva, sebbene il valore sia più elevato rispetto alle altre aree, è anch’esso in costante diminuzione: 79,5 L/1000 GDO nel 2020, 62,2 L/1000 GDO nel 2021 e 46,1 L/1000 GDO nel 2022, 39,9 L/1000 GDO nel 2023).
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