02 Dicembre 2024

Fumo passivo, l'Italia è al quarto posto in Europa

Le abitazioni smoke-free sono in aumento dell'1% ogni anno in Ue, ma secondo gli esperti il ritmo è lento. Ecco i dettagli della ricerca coordinata dall'Istituto Mario Negri

Di NS
Foto di Nabil Maaizi

Il nostro Paese si posiziona al quarto posto in Europa per "case libere dal fumo", ma non basta. Queste sono le conclusioni di un’indagine europea pubblicata su ERJ Open Research, coordinata dall’Istituto Mario Negri. Il lavoro mette a fuoco il fenomeno del fumo passivo di sigaretta nelle abitazioni di 12 Paesi nel periodo 2017-2018. L’indagine, che ha coinvolto 11.734 persone in totale, evidenzia che le abitazioni libere da fumo stanno aumentando gradualmente in Europa, con un incremento di circa l’1% all’anno. Risulta inoltre che le donne, le persone anziane, le persone con un livello di istruzione più alto e quelle che vivono con bambini sono più propense a vietare il fumo nelle loro case. “Tuttavia – spiega l’autrice dello studio Olena Tigova dell’Unità di Controllo del Tabagismo dell’Istituto Catalano di Oncologia di Barcellona – a questo ritmo lento, potrebbero essere necessari altri 30 anni prima che tutte le abitazioni in Europa siano libere da fumo. Per accelerare il processo sono necessarie misure di controllo del tabacco più incisive. L’espansione delle leggi contro il fumo nei luoghi di lavoro, negli spazi pubblici e in alcune aree private, come le auto, insieme a nuove strategie per ridurre il fumo nelle case, contribuirà a rendere le abitazioni europee libere da fumo più rapidamente”.

 

L’indagine ha mostrato che circa il 70% delle persone intervistate non consente di fumare in nessuna parte della propria abitazione. Un ulteriore 18% ha dichiarato di applicare alcune regole, ma di non rendere la propria casa completamente libera da fumo. Sorprendentemente, circa il 13% delle case in cui non vivono fumatori consente comunque ai visitatori di fumare. La proporzione di case senza fumo per Stato, dal valore più alto al più basso, è stata la seguente: Inghilterra (84,5%), Irlanda (79,4%), Lettonia (78,9%), Italia (75,8%), Germania (75%), Portogallo (74%), Polonia (69,6%), Francia (65,1%), Spagna (57,6%), Bulgaria (56,6%), Romania (55,2%) e Grecia (44,4%). Il coordinamento e l’analisi dei dati sono stati realizzati dal Laboratorio di ricerca sugli stili di vita dell’Istituto Mario Negri.

 

In Italia, il campione esaminato ha coinvolto circa 1.000 persone, intervistate di persona tra il 2017 e il 2018, che sono state selezionate con cura per rappresentare la popolazione adulta. È stato chiesto loro se fosse consentito fumare all’interno delle abitazioni e, in caso affermativo, se vi fossero restrizioni al fumo negli ambienti interni. È emerso che l’Italia, con il 75,8% di case con restrizione totale del fumo, si posiziona -come detto - al quarto posto tra gli Stati considerati, con il 13,4% di case con restrizione parziale e il restante 10,8% senza alcuna restrizione. “L’Italia, grazie alla legge Sirchia del 2005, è stata il primo Paese europeo, con l’Irlanda, a vietare il fumo al chiuso negli ambienti pubblici e nei luoghi di lavoro”, commenta Silvano Gallus, responsabile del Laboratorio di ricerca sugli stili di vita dell’Istituto Mario Negri. 


"Nonostante ciò, gli ambienti privati, in particolare le abitazioni, rimangono luoghi comuni per il fumo e l’esposizione al fumo passivo. C’è da sottolineare – continua – che, se ripetessimo oggi lo studio, otterremmo un risultato meno favorevole per l’Italia rispetto agli altri Paesi, dal momento che molti governi europei hanno recentemente adottato efficaci strategie di controllo del tabagismo come l’aumento delle accise sui prodotti di tabacco o il rimborso sui trattamenti per la cessazione del fumo. Questo in Italia continua a mancare".

Ciò che non viene meno sono i danni da fumo passivo. "L’esposizione al fumo passivo è dannosa sia per gli adulti che per i bambini - evidenzia collega Alessandra Lugo -. Il fumo passivo è classificato come agente cancerogeno di tipo 1 dalla Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) e c’è evidenza che causi nei non fumatori alcuni tipi di tumore, come il tumore del polmone (+24% di rischio in più) o della mammella (+24% di rischio in più), oltre a svariate patologie respiratorie o cardiovascolari. A questo va aggiunto che l’utilizzo in ambienti chiusi di sigarette elettroniche e di dispositivi a tabacco riscaldato non è attualmente coperto dalla legislazione italiana. Si dovrebbe estendere l’attuale regolamentazione anche a questi prodotti per evitare l’esposizione all’aerosol passivo di questi dispositivi i cui effetti nocivi sono documentati". 

 

 

 

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