19 Luglio 2022

Un italiano over60 su cinque è vulnerabile e oltre un milione di anziani è affetto da fragilità severa

Italia Longeva presenta la prima mappatura nel Paese: servizi di assistenza domiciliare e Rsa non proporzionati al numero dei soggetti interessati in tre regioni su quattro

Di NS
Un italiano over60 su cinque è vulnerabile e oltre un milione di anziani è affetto da fragilità severa

Più di un over-60 su cinque – quasi quattro milioni di persone – presenta una fragilità di grado moderato o severo che necessita di un monitoraggio e un’assistenza continui per evitare che precipiti portando con sé disabilità gravi, ospedalizzazioni e decessi. Un rischio fortemente correlato alla multimorbidità, con 13 milioni di over-60 (tre anziani su quattro) che sono affetti da cinque o più malattie croniche. Sono questi alcuni dati dell’indagine di Italia Longeva “La mappa della fragilità in Italia: gradiente geografico e determinanti sociodemografici” che, per la prima volta, ha misurato e -appunto- mappato la fragilità tra la popolazione ultrasessantenne in Italia.
I più colpiti sono gli anziani a basso reddito. Ma oltre ai fattori socio-demografici, la percentuale di fragilità varia anche a seconda delle aree del Paese.

 

L’indagine, curata per Italia Longeva da Davide Vetrano, geriatra ed epidemiologo al Karolinska Institutet di Stoccolma, in collaborazione con la Società italiana di medicina generale e delle cure rimarie (Simg), è stata presentata oggi al ministero della Salute nel corso della settima edizione degli “Stati Generali dell’assistenza a lungo termine – Long-Term Care Seven”. L’indice di fragilità è stato calcolato sulla prevalenza di 25 deficit tra malattie croniche, aspetti funzionali e nutrizionali e applicato su un campione di 440mila over-60 rappresentativi della popolazione italiana, riferito all’anno 2019.

 

Il Covid, con l’alto tributo di vite tra gli anziani, ha portato alla ribalta il concetto di fragilità, una condizione tipica dell’invecchiamento caratterizzata da un’aumentata vulnerabilità ad eventi acuti e che si associa ad una mortalità fino a cinque volte più elevata. “Ma la fragilità, oggi tanto decantata, non è mai stata misurata, né tanto meno utilizzata per programmare servizi territoriali di long-term care adeguati alla complessità degli anziani. La pandemia ha fatto capire che il problema è lì e che dobbiamo sfruttare l’opportunità del Pnrr per ripensare un servizio sanitario orientato alla presa in carico delle persone fragili”, spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva.

 

Che cosa racconta nel dettaglio questo studio? Innanzitutto che il 6,5% della popolazione over-60 (circa 1.200.000 persone) è affetto da fragilità severa, percentuale che varia a seconda delle aree del Paese, con in testa le regioni del Sud e Isole (8,2%), rispetto a quelle del Centro (6,2%) e del Nord (5,3%).
La maglia nera per maggior numero relativo di anziani affetti da fragilità grave spetta alla provincia di Rieti (14,4%), seguita da Salerno (12%) e Trapani (11,9). Campania e Sicilia presentano ben 7 province tra le prime 10 con le percentuali più elevate di soggetti con fragilità severa. Di contro, le città che mostrano una minore concentrazione di anziani con fragilità grave, con valori fino a dieci volte inferiori, sono Asti (1,9%), Macerata (2,1%) e Bolzano (2,4%).

 

La fragilità severa cresce all’aumentare dell’età, passando dallo 0,8% nella fascia 60-65 anni al 17,3% negli ultraottantenni, ed è maggiore nelle province con più bassi valori di reddito medio pro-capite (MEF, 2019). Non mancano, tuttavia, province con valori di reddito estremamente differenti ma con livelli di fragilità simile: è il caso di Foggia e Pavia che a fronte di un reddito medio pro-capite rispettivamente di 15mila e 22mila euro, registrano entrambe l’8% di over-60 con fragilità severa, ad indicare che le disuguaglianze socioeconomiche spiegano solamente parte del problema.

 

Partendo dal presupposto che la presenza di fragilità severa determina il bisogno di cure domiciliari o residenziali, l’indagine di Italia Longeva ha analizzato anche il rapporto tra il tasso di fragilità, l’offerta regionale di posti letto nelle residenze socio-assistenziali (Rsa) e i servizi di assistenza domiciliare (Adi). Il quadro che emerge è ancora una volta eterogeneo lungo la Penisola: solo cinque regioni su 20Piemonte, Liguria, Veneto, Marche e Friuli Venezia Giulia – offrono servizi di Adi o Rsa proporzionati al numero di anziani con fragilità severa residenti nella stessa regione.

 

D’altra parte, i dati del ministero della Salute sull’offerta di assistenza domiciliare (Adi) e residenziale (Rsa), censiti da Italia Longeva all’interno dell’Indagine, mostrano una situazione pressoché invariata rispetto all’anno precedente, sia per numero di assistiti che per giornate di presa in carico. Nel 2021, solo il 2,3% dei quasi 14 milioni di over-65 residenti in Italia ha beneficiato di cure residenziali e poco più del 2,9% del totale (400.000 anziani) ha ricevuto assistenza domiciliare, in molti casi limitata a prestazioni episodiche, a basso livello di intensità assistenziale e con estrema variabilità regionale.

 

“Riconoscere per tempo la fragilità – sottolinea Bernabei -, consente al medico di intervenire sul singolo paziente con una presa in carico personalizzata prima che la condizione precipiti ulteriormente. Ma non solo: sapere quali Regioni e Province d’Italia sono caratterizzate da una più alta prevalenza di fragilità e multimorbidità permette di destinare alla long-term care risorse, professionisti, strutture e servizi adeguati a rispondere puntualmente ai bisogni dei più vulnerabili”. Ecco perché, secondo il presidente di Italia Longeva,”il Pnrr, per il Servizio sanitario nazionale, è l’occasione per modernizzare la rete dell’assistenza territoriale, ma è indispensabile una cabina di regia che ‘governi’ la fragilità. Non basta potenziare i servizi di Adi, è necessario collegarli con l’ospedale e con le nuove strutture previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, facendo sì che l’anziano venga preso in carico nel posto migliore a seconda del grado di complessità dei suoi bisogni”.

 
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