Una sanità senza medici e infermieri. La fotografia del Censis
Dal 2008 al 2020, ogni 10mila residenti, i primi sono diminuiti dal 19,1 al 17,3 mentre i secondi dal 46,9 al 44,4. I dettagli

Una sanità con sempre meno medici e infermieri. E’ la fotografia che emerge dal 56esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. Dal 2008 al 2020 il rapporto medici/abitanti in Italia è diminuito da 19,1 a 17,3 ogni 10mila residenti, e quello relativo agli infermieri da 46,9 a 44,4 ogni 10mila residenti.
L'età media dei 103.092 medici del Ssn è di 51,3 anni, 47,3 anni quella degli infermieri. Il 28,5% dei medici ha più di 60 anni e un numero consistente si avvicina all'età del pensionamento. Si stima che, nel quinquennio 2022-2027, saranno 29.331 i pensionamenti tra i medici dipendenti del Ssn, 21.050 tra il personale infermieristico. Dei 41.707 medici di famiglia, inoltre, saranno 11.865 ad andare in pensione (2.373 l'anno).
Il Rapporto Censis si sofferma anche sulla curva di investimenti del Fondo sanitario nazionale. Anche qui i dati non sono incoraggianti. Mentre nel decennio 2010-2019, infatti, il Fondo ha registrato un incremento medio annuo dello 0,8%, passando da 105,6 a 113,8 miliardi di euro e nel 2020 è aumentato a 120,6 miliardi, con un incremento medio annuo dell'1,6% nel periodo 2020-2022 dovuto alle misure per fronteggiare l'emergenza Covid. Ma l'incidenza del finanziamento del Sistema sanitario nazionale scenderà al 6,2% del Pil nel 2024 (era il 7,3% nel 2020).
Una cosa è certa ed è rappresentata dall’esigenza espressa dai cittadini italiani che chiedono più medici di famiglia. Per il 61% di loro nei prossimi anni il Servizio sanitario migliorerà anche grazie alle lezioni apprese durante la pandemia. Ma come? Tra le cose di cui ha bisogno nei prossimi cinque anni il 50,9% dei cittadini indica, appunto, l'aumento del numero di medici di medicina generale, il 46,7% la modernizzazione di tecnologie e attrezzature diagnostiche per accertamenti, il 45,3% l'attivazione o il potenziamento dei servizi sul territorio, come le Case della salute, il 39,6% più posti letto negli ospedali, il 34% l'attivazione dell'assistenza domiciliare digitale (teleconsulto, teleassistenza).
Inoltre, per il 93,7% degli italiani la spesa pubblica per la ricerca in salute e sanità è un investimento, non un costo. Il 94,4% si attende che ricerca scientifica e innovazione migliorino l'efficacia delle cure e la qualità della vita in caso di malattie croniche, il 92% che si scoprano tecniche innovative per contrastare nuovi virus e batteri, il 91,1% che si riduca il rischio di ammalarsi. Il 70,1% dei cittadini è pronto a rendere disponibili i dati sulla propria salute per studi, ricerche, sperimentazioni. E l'80,2% si aspetta che lo studio dei big data dia un aiuto concreto alla creazione di terapie e farmaci personalizzati.
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