Manovra: per la sanità modifiche concentrate su carenza di personale e liste d'attesa
Azione e Iv chiedono 350 milioni per maggiorare l'indennità di specificità degli infermieri. Anche il M5s interviene sulla materia. Vari emendamenti dedicati allo smaltimento degli arretrati
Di Ulisse Spinnato Vega
La manovra corre a perdifiato per cercare di evitare il burrone dell’esercizio provvisorio e nella scrematura degli emendamenti segnalati ce ne sono svariati sulla sanità, in gran parte concentrati su alcuni cluster tematici chiave: dalla carenza del personale alle liste d’attesa, dalle borse e il trattamento degli specializzandi fino alla stabilizzazione dei precari. Non manca poi qualche proposta specifica sugli infermieri.
Secondo la bozza a disposizione di Nursind Sanità, ad esempio, Azione-Italia Viva punta a mettere 700 milioni strutturali in più sul Ssn a partire dal 2023 per far fronte alla carenza di personale e per aumentarne le indennità. Di questi fondi, la metà è destinata agli infermieri per una maggiorazione dell’indennità di specificità. Lo stesso obiettivo è perseguito dall’emendamento M5s che ci mette 100 milioni l’anno, sempre con un riferimento al contratto nazionale appena rinnovato per il triennio 2019-2021.
Dalla maggioranza, Forza Italia chiede la proroga dalla fine del 2023 alla fine del 2025 per l’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e sociosanitarie in deroga alle norme sul loro riconoscimento; la misura è pensata per far fronte alla carenza di personale. I centristi del centrodestra, invece, mirano alla stabilizzazione del personale sanitario precario Covid, attraverso procedure selettive, prorogando dal 30 giugno scorso al 31 dicembre prossimo i termini per il conseguimento del requisito professionale di almeno diciotto mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno sei mesi nel periodo tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022. Stessa ipotesi di proroga per le stabilizzazioni, con scadenza allungata peraltro a fine 2024, arriva dal Pd (Pagano e Madia). Sono molte le modifiche proposte all’articolo 93. Ancora D’Attis e Cannizzaro per FI dispongono che da gennaio venga corrisposta alla dirigenza delle professioni sanitarie l’indennità di esclusività di rapporto nella misura attualmente prevista per la dirigenza sanitaria. La misura viene cifrata in 3 milioni di euro, a valere sulle risorse del Fondo sanitario nazionale.
C’è poi l’emergenza liste d’attesa, aggravata dai quasi tre anni di pandemia. Il M5s punta a una spesa incrementale di 500 milioni l’anno da girare alle Regioni e Province autonome che devono presentare un Piano operativo per il recupero degli arretrati, con la specificazione degli obiettivi da raggiungere, dei modelli organizzativi prescelti, dei tempi di realizzazione e della destinazione delle risorse. Una vera e propria roadmap. Sul tema interviene anche FI prevedendo un’estensione fino al 31 dicembre 2023 della possibilità per le aziende sanitarie di avvalersi delle prestazioni aggiuntive del personale con tariffa oraria in deroga alla contrattazione nazionale. E per coprire le spese, le Regioni possono utilizzare le eventuali economie realizzate su stanziamenti assegnati alle strutture private per gli esercizi 2021 e 2022. Inoltre, dall’anno prossimo, gli stessi enti intermedi potranno incrementare fino al 5% il tetto di spesa sanitario, con un massimo di 150 milioni. FdI invece punta alla stabilizzazione del personale storico della ricerca sanitaria, con un fondo da 60 milioni annui. Emendamento simile anche da Verdi e Sinistra.
L’area dei deputati del Pd che fanno capo a Speranza incrementa di 50 milioni la spesa per le borse di studio in medicina generale, poi ci sono 300 milioni per il triennio 2023-2025 che diventano 200 milioni annui a regime dal 2026 per i contratti di specializzazione medica e inoltre i dem prevedono che le persone senza dimora possano iscriversi agli elenchi del sistema sanitario nella regione in cui si trovano, con un rafforzamento della loro assistenza che impegna 10 milioni l’anno. Azione-Italia Viva chiede addirittura un miliardo in più annui per aumentare le borse delle scuole di specializzazione e per il trattamento economico degli specializzandi. Da coprire con interventi di spending review. Non manca FdI con una modifica che adegua il trattamento economico degli stessi specializzandi alla direttiva comunitaria.
Claudio Mancini, del Pd, chiede 105 milioni per allungare dal 2024 al 2027 il finanziamento da 35 milioni l’anno in favore dei policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali. Una modifica avanzata dalla 12esima Commissione stanzia invece 150 milioni l’anno per una remunerazione aggiuntiva a beneficio delle farmacie sul rimborso dei medicinali erogati in regime di Ssn. Mentre il M5s mira a rafforzare i presidi delle stesse farmacie nelle aree montane e disagiate. E ancora i pentastellati vogliono impegnare 35 milioni per prorogare le disposizioni che potenziano la salute mentale e l’assistenza psicologica e che comprendono il bonus psicologo. Pure i dem, per la verità, puntano ad accrescere il contributo per il bonus psicologo a 1500 euro a persona, con un tetto di spesa di 50 milioni l’anno.
In un emendamento di FI si dà alle aziende sanitarie più spazio temporale di rinegoziazione dei contratti con i fornitori, allo scopo di garantire continuità all’approvvigionamento di dispositivi medici. Ancora gli azzurri provano a stanziare 200 milioni in più sempre per garantire la continuità della fornitura di dispositivi, con un occhio di favore per il mercato che fa capo alle Pmi. Azione-Italia Viva allarga invece lo spazio per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati, senza oneri maggiori per la finanza pubblica. Emendamento fotocopia arriva da Fratelli d’Italia. I meloniani utilizzano pure 66 milioni per puntellare tutti gli enti di ricerca e assistenza sanitaria, a partire dagli Irccs. E il Pd modifica la quota premiale delle risorse ordinarie per il finanziamento del Ssn, che nel 2023 sale dallo 0,40% allo 0.50%.
Sul fronte più spiccatamente terapeutico, infine, ancora il Nazareno chiede 100 milioni l’anno nel prossimo triennio per potenziare lo screening del tumore alla mammella, anche rafforzando le campagne di sensibilizzazione e informazione. FI invece punta sulla realizzazione di un programma pluriennale di screening nei bambini per l’individuazione degli anticorpi del diabete di tipo 1 e della celiachia: viene istituito in tal senso un fondo da 24 milioni complessivi nel prossimo triennio. Il Terzo polo lavora per il riconoscimento della fibromialgia quale patologia che dà diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria. E ci mette sopra una grossa fiche da 400 milioni l’anno. Ancora Italia viva vincola all’attuazione dei programmi di screening neonatale le risorse, oltre 33 milioni, della legge sugli accertamenti diagnostici obbligatori per i neonati in funzione di prevenzione e cura delle malattie metaboliche ereditarie. FI incrementa di 160mila euro il Fondo per i test Next-Generation Sequencing per il colangiocarcinoma. Infine, FdI si occupa di medicina estetica “non invasiva o mini invasiva al terzo superiore, terzo medio e terzo inferiore del viso” che in un emendamento si giova di corsi di aggiornamento finanziati con 1 milione nel 2023.
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