15 Dicembre 2022

Tumore al seno, un test genomico rivela la probabilità di recidiva e la risposta delle pazienti alla chemio

Si chiama Oncotype ed è in grado di identificare oltre 80% delle donne che non può trarre beneficio dalla terapia. Gli esperti: "Si tratta di test ancora poco usati in Italia, stiamo utilizzando solo il 50 per cento di quelli rimborsati"

Di NS
Tumore al seno, un test genomico rivela la probabilità di recidiva e la risposta delle pazienti alla chemio

Si chiama Oncotype ed è un test genomico che permette sempre più di personalizzare le cure per il tumore del seno in fase iniziale. E’ in grado di identificare oltre 80% delle donne con malattia linfonodale negativa che non può ricevere un beneficio sostanziale dalla chemioterapia. Permette inoltre di individuare la minoranza di pazienti a cui la chemioterapia può invece salvare la vita.

E’ quanto ha evidenziato l’aggiornamento di TAILORx, il più ampio studio sul carcinoma mammario mai realizzato. I risultati sono stati illustrati nei giorni scorsi negli Usa al San Antonio Breast Cancer Symposium, il più importante meeting mondiale sul carcinoma mammario. Sono stati confermati i risultati a 12 anni sul test Oncotype che analizza 21 geni selezionati su un campione di tessuto neoplastico e permette di stabilire la probabilità di recidiva della malattia e, come detto, la risposta alla chemioterapia. Si tratta di test ancora poco usati in Italia ma, somministrare la sola terapia endocrina presenta vantaggi clinici e limita diversi effetti collaterali tra cui il deterioramento cognitivo.

"Questo follow-up allungato a 12 anni conferma gli ottimi risultati già riscontrati nel primo studio – afferma Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto europeo di Oncologia di Milano -. Attualmente Oncotype Dx è riconosciuto come standard di cura ed il suo utilizzo è incluso in tutte le più importanti linee guida internazionali sul tumore del seno. Tramite la valutazione possiamo di stabilire quale sia la probabilità di recidiva della malattia e la risposta alla chemioterapia. Quest’ultima è un trattamento ancora molto temuto dalla maggioranza delle pazienti e si sta rafforzando il ruolo dei test genomici nel limitarne il ricorso”.

Oltre ai noti effetti collaterali della chemioterapia, tra i quali alcuni particolarmente spiacevoli come l’alopecia sia pure temporanea e la menopausa con conseguente infertilità nelle donne più giovani, ora se ne aggiunge un altro: il deterioramento cognitivo. "Si tratta di un effetto collaterale abbastanza diffuso ma meno noto rispetto, per esempio, alla caduta dei capelli – sottolinea Francesco Cognetti, presidente della Confederazione oncologi, cardiologi, ematologi (Foce) e professore di Oncologia all’Università UniCamillus di Roma -. Si calcola che possa interessare fino al 60% delle donne in trattamento chemioterapico per un tumore della mammella. I deficit cognitivi sono un problema da non sottovalutare perché possono peggiorare, in modo significativo, la qualità di vita".

"Il nostro Paese è arrivato in ritardo all’utilizzo dei test genomici per il tumore del seno – sottolineano infine Curigliano e Cognetti -. Dopo un lungo iter politico-burocratico-amministrativo sono da diversi mesi disponibili gratuitamente per tutte le pazienti nell’intera la Penisola.Tuttavia registriamo ancora uno scarso uso da parte del personale medico-sanitario. Al momento stiamo utilizzando solo il 50% dei test rimborsati e quindi disponibili per clinici e pazienti". Di contro, "le continue evidenze scientifiche prodotte stanno dimostrando in modo inequivocabile le grandi potenzialità che possiedono". In Italia sono oltre 10mila donne potrebbero beneficiare dei vantaggi offerti e rappresentano circa un quinto di tutti i nuovi casi di carcinoma mammario.


Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram