Medici in pensione a 72 anni, l'idea di impiegarli come tutor si fa largo in Parlamento
FdI difende la misura nel Milleproroghe. L'ex ministro della Salute Lorenzin (Pd) a Nursind Sanità: "Serve una riforma complessiva ed eventualmente immaginare un'attività di tutoraggio per gli over 69 che volessero rimanere"

L’aumento, su base volontaria, dell’età pensionabile per i medici fino a 72 anni continua a dividere sia il mondo medico che quello politico. Dopo le parziali aperture della Fimmg, la Federazione Italiana dei Medici di medicina generale guidata da Silvestro Scotti, e del presidente Fnomceo Filippo Anelli, è arrivata la durissima nota dell’intersindacale medica che ha definito la proposta, contenuta in un emendamento al decreto Milleproroghe a prima firma Zaffini (FdI) “un altro colpo alla sanità pubblica, una proposta indecente, un colpo di mano in una sede legislativa inappropriata, un regalo a potenti lobbies universitarie”.
Anche dall’opposizione, in primis dal Partito democratico, sono arrivate le prime bordate contro la proposta. La senatrice Sandra Zampa, responsabile Salute dei dem, l’ha definito “un rimedio che non rimedia niente” e ha annunciato che “il Pd si opporrà all’emendamento denunciandone lo spirito corporativo”.
Ma nell’infuriare della polemica politica c’è uno spiraglio che potrebbe portare maggioranza e opposizione a trovare un terreno d’intesa e che è rappresentato dall’ipotesi che questi medici possano essere impiegati come tutor per favorire l’integrazione delle giovani leve e degli specializzandi. Un’idea, per altro, che potrebbe essere replicata anche per le altre professioni sanitarie. A rilanciarla è l’ex ministro della Salute e senatrice del Partito democratico Beatrice Lorenzin che a Nursind Sanità spiega: “Si tratta della solita pezza dell’ultimo minuto. Occorre una riforma complessiva della professione ed eventualmente immaginare un'attività di tutoraggio per gli over 69 che volessero rimanere. Da un lato, infatti, dobbiamo incanalare gli specializzandi e metterli a lavorare, ma dall’altro abbiamo bisogno di non disperdere esperienze”.
In quest’ottica, sarebbe un mix di giovani ed esperti a salvare la sanità dallo spettro della carenza di professionisti. A ipotizzare una soluzione di questo tipo è stato anche Guido Liris, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Bilancio del Senato, che spiegando gli emendamenti del suo partito sul tema ha parlato di “una possibilità e un'opportunità per il sistema sanitario e per i giovani. I medici diventano riferimento di conoscenza e di formazione, rappresentano dei capiscuola e agevolano così il ricambio generazionale”.
A difendere la modifica al Milleproroghe c’è anche Ignazio Zullo, medico e capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Lavoro e Sanità, che a Nursind Sanità spiega: “Siamo arrivati a un paradosso: mandiamo in pensione i medici e li recuperiamo da pensionati. Questo perché c’è stata una discrepanza di programmazione del fabbisogno dei medici tra ministero dell’Università e ministero della Salute che ha creato la carenza. Non abbiamo professionisti per sostituire quelli che vanno in pensione, sul mercato non ci sono”.
Zulla sottolinea che si tratta di una norma transitoria, valida fino al 2026, e che tale lasso di tempo può servire per colmare questo gap. “In teoria è vero, come dicono i sindacati medici, che può fare da tappo verso i giovani. È un’affermazione che però va calata nella realtà: oggi in pratica vediamo che gli over 69 non fanno tappo a nessuno perché i giovani non ci sono o sono occupabili da subito. Il problema è capire come possiamo reggere all’urto del bisogno di assistenza e questa può essere una soluzione”.
Lo stesso Zullo, però, non si sbilancia sulla sorte dell’emendamento che già in legge di Bilancio non aveva avuto fortuna: “Bisognerà vedere, deve rientrare in un disegno complessivo e serve una comunione di intenti nel portarlo avanti”.
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