"Colpevoli" di essere guariti dal cancro: una legge dice stop alle discriminazioni
Alla Camera la proposta di Rizzetto (Fdi) che contrasta le disparità di trattamento subite dagli ex pazienti oncologici. Il parlamentare a Nursind Sanità: "Puntiamo sul diritto all'oblio"
Di Ulisse Spinnato Vega
Vincere la battaglia più dura, quella contro il cancro, eppure sentirsi trattati da perdenti nella società. Attraversare e uscire dal difficilissimo tunnel della malattia oncologica e poi avere difficoltà a rifarsi una vita, tra il lavoro che non si trova e la banca che ti chiude la porta in faccia per un mutuo o un prestito. Secondo l’Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, nel Bel Paese il 27% dei malati di tumore viene considerato definitivamente guarito. In pratica, più di uno su quattro su un totale di oltre 3,5 milioni di persone. Malgrado ciò, rimangono troppo frequenti i casi di discriminazioni e disparità di trattamento ai danni degli ex pazienti, per il solo fatto di essersi visti diagnosticare il cancro.
Il Parlamento prova a sanare questo vulnus con una proposta di legge depositata alla Camera da Walter Rizzetto, eletto di Fratelli d’Italia alla sua terza legislatura e ora presidente della Commissione Lavoro di Montecitorio. La legge, in premessa, entra nel merito delle “penalizzazioni” sul “percorso di lavoro” o qualora queste persone “debbano richiedere mutui, prestiti, assicurazioni a istituti bancari e assicurativi”. Senza dimenticare che “la loro condizione può diventare ragione per vedersi respingere la domanda per adottare un minore”.
Ecco allora, nel testo, un corpus di disposizioni che va a tutela degli ex pazienti e che fa perno sul concetto di “diritto all’oblio”, per cui non si è più tenuti a dichiarare la patologia pregressa dopo un certo periodo di tempo dalla diagnosi e dalla guarigione. Paesi come Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Portogallo si sono già dati una legge del genere, ma soprattutto è stato il Parlamento Ue a chiedere agli Stati di introdurre entro il 2025 il diritto all’oblio “dopo dieci anni dalla fine del trattamento e fino cinque anni dopo la fine del trattamento per i pazienti per i quali la diagnosi è stata formulata prima dei 18 anni di età”.
Dunque, stop allo “stigma della patologia oncologica”, recita la legge Rizzetto, nella ricerca di lavoro, nel ricollocamento professionale, nei percorsi di carriera e negli inquadramenti retributivi. Anche le banche le assicurazioni non devono considerare le informazioni relative alla pregressa malattia nell’erogazione di mutui, prestiti, polizze e servizi finanziari. Vale il diritto all’oblio trascorsi i dieci anni dalla fine del trattamento, che diventano cinque se la diagnosi risale alla minore età. Inoltre, l’articolo 4 interviene sulla delicata materia delle adozioni e prevede che le indagini sulla salute dei richiedenti non possano riguardare la diagnosi di patologie oncologiche dopo la guarigione, “ai fini delle verifiche relative alla loro idoneità all’adozione”. Infine, l’articolo 5 istituisce il Garante per la tutela dei diritti delle persone guarite dal tumore.
Ora si attendono i tempi per la calendarizzazione del testo. Intanto Rizzetto, in ragione della spiccata competenza sui temi del lavoro, spiega a Nursind Sanità: “Aspettiamo il prossimo decreto lavoro. In quella sede, anche attraverso il contributo delle agenzie private di collocamento, proveremo a sostenere lo sforzo per la riqualificazione e il reinserimento professionale dei guariti”.
La legge Rizzetto
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