Papilloma virus, "vaccinazione di massa come contro il Covid"
La Camera in pressing. Firmato il memorandum d'intesa associazioni-Istituzioni. La deputata Bonetti (Az-Iv): "Immunizzazione da fare già in età pre-adolescenziale"

Vaccinazione e informazione. Sono due le parole chiave individuate per il contrasto alla diffusione dell’Hpv, il Papilloma virus responsabile del tumore alla cervice, che causa in media un migliaio di morti all’anno in Italia. Una strage silenziosa di donne, che è evitabile. Alla Camera, la deputata del gruppo Azione-Italia viva ed ex ministra delle Pari opportunità, Elena Bonetti ha firmato oggi il memorandum d’intesa tra le associazioni e le istituzioni proprio con lo scopo di arrivare al definitivo debellamento del virus e della conseguente patologia. Un atto pubblico con l'intento di portare avanti una campagna di sensibilizzazione.
Ma cosa prevede questo documento? Si articola in cinque punti principali: l’adozione di una politica sanitaria a livello nazionale, concordata con le Regioni, per potenziare e rendere i servizi più accessibili; l’attivazione di campagne di informazione sul tumore Hpv; programmi di prevenzione primaria e secondaria; monitoraggio sui livelli di copertura vaccinale e di screening attraverso strumenti digitali; approvazione di un piano oncologico straordinario.
"È uno dei rarissimi casi in cui un tumore può essere sconfitto con la vaccinazione, è un fatto importante", afferma la parlamentare. "Gli anni del Covid - aggiunge Bonetti - hanno influito sulla campagna di prevenzione e quindi di rimozione della presenza del tumore nella nostra società. Bisogna reagire a questo trend". I numeri non sono infatti incoraggianti. "Tra le ragazze nate nel 2009 (oggi 14enni, ndr), a livello nazionale solo il 32% ha ricevuto il ciclo completo di vaccinazione", si legge nel dossier predisposto dalle associazioni. C’è una variazione su base territoriale: "Si passa dal massimo del 61% registrato nella Provincia Autonoma di Trento al 5% del Friuli Venezia-Giulia". Un quadro che viene definito "leggermente migliore" per le ragazze che si apprestano a compiere i 15 anni. Per quanto riguarda gli uomini, tra i nati nel 2009 e nel 2008 le percentuali sono appena del 26% e del 44%.
Il problema non è soltanto per i più giovani: "Solo il 77% delle donne tra i 25 e i 64 anni hanno seguito un percorso di prevenzione. In particolare, lo screening cervicale mostra proporzioni pre-pandemiche di esecuzione del test intorno al 38-39% delle donne aventi diritto, un calo al 23% nel 2020 e un livello di copertura del 35% nel 2021". L’allarme di Bonetti è quindi concreto, al pari dello sforzo avviato: "Come parlamentari, dobbiamo metterci a disposizione, prima di tutto da un punto di vista normativo”, insiste. “Ma - rileva - serve attuare anche una puntuale informazione. Ci sono dei tabù che vanno rimossi: la vaccinazione va fatta da ragazzi e da ragazze, in età pre-adolescenziale”. Da qui l’idea ambiziosa: una vaccinazione di massa sul modello di quella fatta per il Covid-19.
All’appuntamento a Montecitorio ha presenziato anche la Lilt, attraverso la vicepresidente Concetta Stanizzi: "C’è un retaggio culturale che rappresenta un fattore di rischio per il tumore della cervice uterina", scandisce, sottolineando la persistenza di questo tabù. Per questo si augura "interventi politici che devono formare e informare con lo scopo di superare il disagio rispetto al tema". Insomma, evidenzia Stanizzi, "auspico che si trovino le parole più efficaci per promuovere l'attività di screening e la campagna di vaccinazione. Prevenire è molto importante: significa salvare tante vite". C’è poi una questione economica. “Per la campagna della vaccinazione è necessario individuare le coperture con adeguate risorse", ribadisce Roberto Persio della Federazione italiana delle sssociazioni di volontariato in Oncologia (Favo). "Dobbiamo essere consapevoli che le coperture sono necessarie per sostenere un piano che si rispetti", conclude.
Infine, una visione più globale è quella tratteggiata da Sonia Carisi, direttrice generale della Fondazione Incontra donna. L’Oms ha indicato un target del 90 per cento di copertura per lo screening e la stessa percentuale per provvedere alle cure in caso di lesioni cancerose. "Numeri che devono essere seguiti perché quel piano deve essere realizzato, come richiesto dall’Unione europea”. L’analisi si è quindi soffermata sulla vaccinazione degli uomini che sono diffusori del virus, talvolta inconsapevoli. Ma le madri, già in età adolescenziale, possono fornire un supporto con i vaccini. Il messaggio lanciato da Carisi, in pratica, è in linea con l’intera iniziativa della Camera: "L’Hpv è evitabile in toto grazie alla vaccinazione".
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