20 Marzo 2023

Maternità surrogata: lo scontro si accende in Parlamento

Carcere e multe da una parte, riconoscimento automatico dei figli dall’altra: la guerra tra maggioranza e opposizione si consuma nelle Camere a colpi di proposte di legge

Di Stefano Iannaccone

Lo scontro politico sui diritti civili arriva alla maternità surrogata e si fa sentire fino in Parlamento. Dopo aver surriscaldato il dibattito sui media, come avvenuto negli ultimi giorni, le proposte di legge iniziano a definire il campo con un prevedibile muro contro muro alla Camera e al Senato, nel momento in cui emerge il dettaglio dei provvedimenti. La maggioranza di centrodestra ha illustrato il contenuto della propria iniziativa, che va in una precisa direzione: rafforzare le disposizioni della legge 40, prevedendo un “reato universale” in merito alla surrogazione di maternità, il cosiddetto utero in affitto, vietato in Italia.

La deputata di Fratelli d’Italia, Maria Carolina Varchi, ha ripreso il testo presentato nella scorsa legislatura dall’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, formato da un unico articolo: “Le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all’estero”, si legge in riferimento appunto alla normativa già vigente in Italia, che prevede la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro. Chiunque segua la pratica al di fuori dai confini nazionali rischia dunque la condanna penale, oltre che una sanzione economica.

L’obiettivo di Varchi, come si legge nel dossier che accompagna la proposta, è quello di fermare il “cosiddetto turismo procreativo, cioè di quel fenomeno per cui coppie italiane che non possono avere figli si avvalgono della tecnica della surrogazione di maternità in un Paese estero in cui la stessa è consentita”. Ma l’iniziativa della parlamentare di FdI non è la sola intrapresa in Parlamento dalla maggioranza. Al Senato la collega di partito Isabella Rauti ha riproposto la medesima versione (come spesso capita all’interno dei partiti). E non solo. Maurizio Gasparri di Forza Italia, fin dall’inizio della legislatura, ha depositato un testo con contenuti pressoché simili, visto che si parla dell’introduzione del reato e della sanzione economica per la maternità surrogata all’estero. Anche il capogruppo della Lega a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo, ha provveduto di recente a mettere nero su bianco la battaglia, che ha sempre caratterizzato la posizione del leader del suo partito, Matteo Salvini. A Montecitorio lo stesso provvedimento è stato firmato dal deputato leghista, Stefano Candiani. Insomma, sul punto il centrodestra è compatto, contando cinque pdl sulla materia. Dal punto di vista dell’applicazione la questione inciderebbe, inevitabilmente, sulla registrazione, da parte dei genitori, dei figli nati con la surrogazione di maternità. 

Sarebbe un atto impugnabile, che farebbe scattare l’inchiesta su chi ha fatto ricorso a tale pratica. Sotto il profilo giuridico il segretario e deputato di +Europa, Riccardo Magi, solleva qualche dubbio, sostenendo che “sarà impossibile perseguire cittadini italiani per una condotta messa in atto all’estero”. Tuttavia, la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, ha spiegato che la proposta è diretta alla commissione Politiche Ue proprio per conferire un respiro europeo e quindi internazionale. La battaglia del governo italiano vuole essere esportata anche in altri Paesi europei. Uno scontro in punta di diritto che tocca un tema che si muove sul crinale di etica e salute.

Così dal centrosinistra è arrivata una proposta che va nella direzione opposta rispetto a quella della maggioranza. Il deputato di Sinistra italiana, Marco Grimaldi, ha presentato un testo che prevede, per i bambini e le bambine nate all’estero a seguito di gestazione per altri e per altre, la “trascrizione immediata e il riconoscimento automatico del rapporto con il genitore/la genitrice d’intenzione, con contestuale trasmissione degli atti al pubblico ministero per la verifica della conformità del riconoscimento all’interesse del bambino/della bambina”. Dunque, non l’estensione del reato, ma la possibilità di registrare i propri figli nell’ambito di una revisione generale dei diritti per i figli di coppie omogenitoriali.

 

 

 

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