24 Maggio 2023

Ospedali: quasi uno su quattro registra performance basse

Arrivano i dati del nuovo modello di valutazione messo a punto da Agenas: trend in peggioramento tra il 2019 e il 2021. Il Sud sparisce dal novero delle eccellenze. Ecco tutti i dettagli

Di Ulisse Spinnato Vega

La gestione economica, la tenuta finanziaria e contabile, la componente organizzativa, l’impatto clinico-assistenziale, l’efficacia clinica e dei processi diagnostico-terapeutici, ma anche la qualità, sicurezza ed esito delle cure, fino all’equità e alla trasparenza dei processi. Sono svariate le coordinate su cui agisce il modello di valutazione multidimensionale messo a punto da Agenas, che misura la performance manageriale nelle aziende ospedaliere. Il metodo di indagine, fissato a supporto del ministero della Salute e delle Regioni dalla legge di Bilancio 2019, opera un monitoraggio che consente l’allerta preventiva in caso di scostamenti eccessivi rispetto ai parametri di valutazione individuati e definisce criteri uniformi per il giudizio circa l’attività dei direttori generali.

In questa prima fase l’analisi dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali si è concentrata su 53 Aziende ospedaliere (Ao) e Aziende ospedaliere universitarie (Aou), tenendo fuori gli Irccs, le Monospecialistiche, le Asl e le Asst lombarde. Ha suddiviso inoltre sia le Ao che le Aou in quelle con più e meno di 700 posti letto. Venendo ai risultati presentati oggi e incardinati sul triennio 2019-2021, appare che il livello complessivo di performance due anni fa era basso per 12 ospedali su 53, in pratica quasi uno su quattro. Solo nove strutture registravano un livello alto (tutte al centro-nord), mentre 23 si fermavano su una soglia media. Il dato è ancor più preoccupante se si considera la tendenza: nel 2019 infatti erano ben 17, quasi il doppio, gli ospedali con performance alta e alcuni di essi si trovavano al Sud.   

Entrando nel dettaglio, dagli indicatori legati a prestazioni specifiche si evincono le enormi disparità tra le diverse realtà territoriali italiane. Così, ad esempio, per la presenza di infermieri rispetto ai posti letto spicca in positivo nel 2021 il Sant’Andrea di Roma, l’unico a superare la soglia delle due unità con l’Aou Careggi di Firenze. In fondo alla classifica c’è invece il Federico II di Napoli, che oltrepassa di poco 0,5 unità per posto letto. Sugli interventi per tumore alla mammella entro 30 giorni, calcolati in percentuale pesata per volumi di attività, l’unica a fare l’en plein (100%) e l’Aou Pisana, seguita a ruota dal Sant’Orsola di Bologna, dagli ospedali riuniti Villa Sofia e Cervello di Palermo e dalla Aou di Padova. I peggiori sono invece il San Luigi Gonzaga di Orbassano e il Cannizzaro di Catania. Mentre il più caro, in media, per una giornata di degenza (pesata rispetto alla complessità della casistica) è il Luigi Vanvitelli di Napoli che va oltre gli 800 euro, seguito a ruota dal Policlinico Paolo Giaccone di Palermo. Il meno costoso, con una media sotto i 300 euro, ancora il San Luigi Gonzaga.

Tirando le somme, se la buona performance è associata a positivi esiti di cura, spiccano ben tre strutture in Toscana (Careggi, Siena e Pisa), due in Piemonte (Ordine Mauriziano di Torino e Santa Croce e Carle di Cuneo), due in Veneto (le Aou di Verona e Padova), il Sant’Orsola di Bologna e gli Ospedali riuniti Marche Nord. Mentre salta all’occhio l’assenza di nosocomi d’eccellenza in Lombardia. Il centro-sud, invece, resta ineluttabilmente indietro. L’indagine Agenas suona così come un ulteriore richiamo alla politica e alle istituzioni circa la necessità di investire nel Ssn, evitando di aggravare le sperequazioni territoriali che stanno minando l’universalità del nostro sistema salute.
 

Le slide della ricerca (pdf)



Portale di Agenas della performance



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