Homeless senza cure: il Parlamento prova a sanare il vulnus
Due proposte di legge del Pd e del M5s consentono ai senza dimora di iscriversi comunque negli elenchi delle Asl per scegliere il medico di base. Furfaro a Nursind Sanità: "Norme di giustizia sociale"

Un Servizio sanitario nazionale che ambisce, per vocazione e missione, a essere universale non può permettersi di trascurare questa ferita sanguinante: in Italia esistono 100mila persone senza fissa dimora che non hanno accesso alla generalità delle prestazioni del nostro sistema salute e possono, in pratica, avvalersi solo dei Pronto soccorso in caso di necessità.
Secondo l’Istat, nel 2022 erano 96mila gli homeless, di cui il 62% di nazionalità italiana. Un dato in forte crescita, visto che nel 2014 non arrivavano a 51mila, quindi in pratica la metà. Si tratta comunque di numeri per difetto, vista la difficoltà a inquadrare statisticamente le aree di marginalità. Quando finiscono in strada, le persone perdono la residenza anagrafica che è il requisito essenziale, secondo la legge istitutiva del Ssn, per l’iscrizione all’Asl territoriale di riferimento e quindi per ottenere, in primis, il medico di base. Per i senza fissa dimora, dunque, l’assistenza è garantita solamente dagli ambulatori gestiti da camici bianchi volontari e, negli ospedali, dai Pronto soccorso per le emergenze. Una situazione in netto contrasto con gli articoli 3 e 32 della Costituzione e con l’ispirazione universalistica, appunto, del nostro sistema sanitario.
Il Parlamento prova adesso a sanare il vulnus: in commissione Affari sociali della Camera, infatti, è in discussione la proposta di legge promossa da Marco Furfaro, eletto del Pd, cui si è affiancato un testo, simile, del M5s a prima firma Gilda Sportiello. La ratio della norma è quella di consentire agli homeless di iscriversi comunque negli elenchi degli assistiti delle Asl per poter effettuare la scelta del medico di medicina generale e accedere così alle prestazioni incluse nei Lea garantiti ai cittadini residenti in Italia. La legge prevede inoltre programmi di monitoraggio, prevenzione e cura dei senza casa da parte delle Regioni, dei Comuni e delle strutture sanitarie, con il sostegno delle associazioni di volontariato. Mentre al Governo tocca ogni anno relazionare le Camere sui dati riguardanti gli homeless iscritti negli elenchi e le prestazioni erogate.
“Siamo di fronte al dilagante fenomeno, ormai strutturale, dei senza dimora – spiega a Nursind Sanità lo stesso Furfaro –. Persone che perdono casa perché si separano dalla famiglia, non riescono a pagare un affitto, magari trovano alloggi di fortuna. E dunque la residenza scompare. Alcuni Comuni provano a costruire sostegni di ripiego, altri non riescono. Si tratta di gente che può andare solo al Pronto soccorso, ma così manca il lavoro sulla prevenzione, le strutture risultano ancora più ingolfate e i costi aumentano: un singolo intervento in emergenza è stimato in circa 250 euro contro gli 80 euro del costo annuale di un medico di base”.
Sui tempi dell’iter parlamentare della proposta, che fa parte delle quote riservate alle opposizioni, l’esponente dem si dice ottimista: “È una legge già passata in alcune Regioni italiane, a partire da Emilia Romagna e Puglia. Le forze politiche hanno dialogato con ragionevolezza e conto che questo possa accadere anche a livello nazionale. Una norma di questa natura è necessaria: in sintesi, a 100mila persone viene negato il diritto alle cure. Si tratta di un provvedimento di solidarietà e giustizia sociale, perché avere un medico significa sentirsi di nuovo cittadini”. Pare in effetti che anche il centrodestra voglia arrivare in modo collaborativo a una legge, magari con qualche distinguo sui senza dimora stranieri, tanto che Furfaro, da relatore, sta lavorando per trasformare la sua proposta nel testo base della discussione.
Testo di legge Furfaro
Testo di legge Sportiello
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