21 Giugno 2023

Salute: le performance sanitarie spaccano l'Italia in due

ll Rapporto Crea 2023 promuove 8 Regioni, mentre 7 sono rimandate e altrettante bocciate. Servizi a rischio per 29 milioni di italiani

Di NS
Foto di Michal Jarmoluk

Otto Regioni e Province autonome promosse, sette ‘rimandate’ e sei ‘bocciate’ alla prova delle performance 2023, valutate su sei dimensioni: appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione. A disegnare il quadro è l’undicesima edizione del rapporto "Le Performance Regionali" del Crea Sanità, Centro per la ricerca economica applicata in sanità. Si tratta di un quadro che sottolinea la nuova impostazione di ammodernamento dell’assistenza che punta sul territorio e sulla domiciliarità, come prescritto dal Pnrr e dal decreto 77/2022 di riordino dell’assistenza territoriale e che si affianca al Nuovo Sistema di Garanzia per il controllo dei Livelli essenziali di assistenza.

 

Ciò che è emerge è un’Italia divisa in due:  Veneto, Trento e Bolzano hanno ottenuto, infatti, il miglior risultato 2023 (con punteggi che superano la soglia del 50% del risultato massimo ottenibile, rispettivamente: 59%, 55% e 52%). Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche vanno abbastanza bene, con livelli dell’indice di performance compresi tra il 47% e il 49 %.

 

Ma le buone notizie finiscono qui: se Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo raggiungono livelli di Performance abbastanza omogenei, seppure inferiori, compresi nel range 37-43%, Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria hanno livelli di performance che risultano inferiori al 32%.

Come detto, quindi, la valutazione divide in due l’Italia, con circa 29 milioni di cittadini nelle prime otto Regioni che possono stare relativamente tranquilli e altri 29 milioni nelle Regioni rimanenti che potrebbero avere serie difficoltà nei vari aspetti delle dimensioni considerate.

L’analisi dei risultati delle Regioni e le relative valutazioni sono state assegnate quest’anno da oltre cento esperti raggruppati in un panel multistakeholder diviso in cinque grandi gruppi: istituzioni, management aziendale, professioni sanitarie, utenti, industria medicale, che hanno anche ideato un sistema di monitoraggio ‘dinamico’ degli effetti dell’autonomia differenziata, che da oggi è oggetto di valutazione da parte del Crea e dei suoi esperti. In prospettiva, infatti, obiettivo del Crea sarà verificare che con l’autonomia differenziata non si generino arretramenti regionali (almeno rispetto ai Lea, ma anche rispetto alla Performance complessiva), ovvero che tutte le Regioni procedano in un processo di miglioramento, evitando peggioramenti attribuibili al rischio che l’autonomia diventi più competitiva che cooperativa.

 

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