Salute addio, italiani a rischio tra cattive abitudini e scarsa prevenzione
Presentati oggi i dati del Rapporto Osservasalute. Popolazione sempre più anziana, sedentaria e in sovrappeso. I ricercatori: "Importante invertire la rotta sulla prevenzione"

Ci eravamo tanto amati. Il rapporto tra italiani e buona salute sembra destinato a diventare un bel ricordo, se non si inverte la rotta su stili di vita e prevenzione. A lanciare l’allarme è il nuovo Rapporto Osservasalute 2022, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane che opera nell’ambito di Vihtali, spin off dell’Università Cattolica. Giunto alla sua XX edizione, lo studio è stato presentato oggi presso il campus di Roma. Il report è il frutto del lavoro di 225 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso università, agenzie regionali e provinciali di sanità, assessorati regionali e provinciali, aziende ospedaliere e aziende sanitarie, l’Istituto superiore di sanità, il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori, il ministero della Salute, l’Agenzia italiana del farmaco e l’Istat.
Dalle 628 pagine dell’indagine emerge una fotografia in cui gli italiani sono sempre più anziani, in sovrappeso e, in parte, depressi. Secondo i ricercatori, l’età media della popolazione, nel 2022 pari a 46,2 anni, raggiungerà i 50,6 anni nel 2050. In assenza di una quota sufficiente di nuovi nati, che nel 2021 sono stati poco più di 400 mila, 4.500 in meno rispetto al 2020, l’età media del Bel Paese è inevitabilmente destinata a superare i 50 anni tra meno di 30 anni, quando con pochi bambini diverremo un popolo di anziani e adulti attempati. Inoltre, nei prossimi decenni si prevede proseguirà il calo della popolazione residente dovuto al protrarsi del regime di bassa fecondità e alla graduale diminuzione dei flussi migratori dall’estero. Si prevede, infatti, che la popolazione residente passerà dai 59,2 milioni di abitanti attuali ai 54,2 milioni di abitanti residenti nel 2050.
Lo studio racconta inoltre di un Paese in cui il 12% della popolazione, quasi 6 milioni di adulti, è obesa e, complessivamente, il 46,2%o dei soggetti entro i 18 anni è in eccesso ponderale. Come se non bastasse, gli italiani appaiono poco attivi, con più di un terzo delle persone (il 33,7%) che ha dichiarato di non praticare sport o attività fisica nel tempo libero. La sedentarietà è aumentata dal 22,3% al 27,2%. Dallo studio, inoltre, emerge come anche la sedentarietà sia ormai dilagante tra i più giovani. Infatti, tra il 2020 e il 2021 si evidenzia un forte decremento della pratica sportiva tra i bambini e adolescenti di età compresa tra 3 e 17 anni. Sovrappeso e scarso movimento fanno male alla salute, se si considera che il diabete dilaga tra gli obesi (il 15,5% di loro ne soffre) e i sedentari (quasi il 12%). Cresce il peso, quindi. Ma non aumenta il buonumore. Stando ai dati rilevati nel report, infatti, nel 2021 il consumo di farmaci antidepressivi ha fatto registrare un aumento del 2,4% rispetto al 2020.
Infine, Osservasalute lancia l’allarme anche sulla prevenzione. L’analisi della mortalità evitabile riconducibile ai servizi sanitari, che nel periodo 2018-2019 è pari a 63,98 per 100.000 mentre era 65,53 nel biennio 2016-2017, mostra che, nonostante la diminuzione complessiva del dato, è ancora molto alta la quota di decessi attribuibili ai tumori e alle malattie cardiocircolatorie. Questi decessi si sarebbero potuti evitare se le condizioni che li hanno causati fossero state intercettate per tempo con le campagne di screening.
Secondo i ricercatori la scarsa prevenzione, i postumi del Covid e una popolazione sempre più vecchia fanno rischiare la collisione con un sistema sanitario sotto-finanziato, se lo si confronta con quelli dell’Unione europea. Nel 2022 la spesa sanitaria pubblica si è attestata a 131 miliardi (6,8 per cento del Pil), la spesa a carico dei cittadini a circa 39 miliardi (2 per cento del PIL). Il nostro Paese si colloca così al tredicesimo posto della graduatoria dei Paesi Ue per la spesa pro capite, sotto Repubblica Ceca e Malta e molto distante da Francia (3.807 euro pro capite) e Germania (4.831), mentre la Spagna presenta un valore di poco inferiore a quello dell’Italia (2.588).
“Il settore della sanità sta uscendo faticosamente dalla crisi generata dalla pandemia - ha spiegato Alessandro Solipaca, direttore scientifico di Osservasalute -. Non siamo ancora in grado di stabilire quali 'danni collaterali' alla salute degli italiani abbia causato l'emergenza sanitaria. Quel che è certo è che non ci sarà un aumento consistente del finanziamento ordinario del Servizio sanitario nazionale da parte dello Stato, come testimonia lo stanziamento previsto nel Def 2023 che prevede, per il 2025, 135 miliardi di euro e, per il 2026, 138 miliardi di euro. Si tratta di stanziamenti che lasciano sostanzialmente invariata la quota di ricchezza nazionale allocata sulla sanità pubblica, il 6,2 per cento del Pil".
Molto più netta la riflessione del direttore del rapporto Osservasalute, il professore Walter Ricciardi. "Il nostro Paese non ha ancora capito che, se non facciamo adeguata prevenzione, saremo inondati di casi di malattia che non potremo affrontare perché non avremo la possibilità di curare tutti i nostri malati. Le liste di attesa sono incredibili dal punto di vista della durata e della quantità di persone e questo si verifica per patologie sempre più gravi. Di conseguenza si lasciano in condizioni di grave difficoltà persone che non riescono ad accedere ai servizi". Chiaro e diretto l’appello di Ricciardi. "Se non affrontiamo questa problematica in maniera strutturale, il destino sarà quello di avere un servizio sanitario nazionale pubblico sempre più povero per i poveri, che rimarranno in lista d’attesa e sulle barelle dei pronto soccorsi per giorni prima di essere ricoverati, e un servizio sanitario differenziato per chi, in alcune regioni o grazie al proprio livello economico-sociale, avrà la possibilità di pagarsi il servizio".
Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram