Melanoma, in Italia oltre 1200 casi sono 'familiari'
Gli esperti: "Vanno garantiti test genetici e assistenza psiconcologica"

Il 10% dei pazienti colpiti da un melanoma ha almeno un parente di primo grado con la stessa neoplasia. In totale questi casi ammontano a oltre 1.200 l’anno solo in Italia. Quindi chi ha un genitore o un fratello, con il tumore cutaneo, deve poter effettuare dei test genetici per verificare la presenza di mutazioni più frequentemente associate al melanoma “familiare”. Tuttavia solo pochi grandi centri oncologici della Penisola svolgono regolarmente i test attraverso ambulatori specifici. Lo stesso vale per l’assistenza psicologica ai malati che non sempre riesce ad essere garantita. Nel 13% delle oncologie italiane non è, infatti, presente il servizio di psico-oncologia. Sono questi alcuni dei temi che saranno discussi il 30 giugno al Mela Talk Connected un’iniziativa gratuita e aperta alla popolazione. "L’iniziativa che abbiamo avviato nel 2017 è nata dalla convinzione che conoscere la malattia sia uno strumento fondamentale nel percorso di cura – afferma Paola Queirolo, responsabile scientifico di ‘Mela Talk’ e direttore Divisione melanoma, sarcoma e tumori rari presso l’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano -. Bisogna cominciare dalla prevenzione che non può essere solo primaria e quindi legata ai corretti comportamenti da seguire quando ci esponiamo al sole. Deve interessare anche quelle persone considerate a rischio, a partire proprio da chi ha una predisposizione genetica alla patologia. Attraverso un semplice prelievo del sangue, e un successivo esame, possiamo verificare la probabilità di sviluppare un melanoma".
"E’ il terzo tumore più frequente tra gli under 50 del nostro Paese – aggiunge Monica Forchetta, presidente ApaIm- Associazione pazienti Italia melanoma -. L’assistenza a persone, spesso nel pieno della propria vita lavorativa e familiare, non può essere solo ed esclusivamente medica. Vi è sempre di più il bisogno di un supporto qualificato anche di altri specialisti come lo psiconcologo che non sempre è effettivamente presente e disponibile. E’ un professionista che può aiutare il paziente e avviarlo ad un percorso virtuoso che deve partire dalla consapevolezza della malattia fino all’ottimismo". "Il melanoma è una neoplasia complessa e insidiosa ma con tassi di guarigione in netto aumento negli ultimi anni – aggiunge Queirolo -. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi si attesta all’88% per gli uomini e al 91% per le donne. Un paziente deve comprendere fin dall’inizio che si tratta di una malattia da non sottovalutare ma che può essere sconfitta".
Il melanoma nel 2023 ha fatto registrare in Italia 12.700 nuovi casi per un totale di oltre 169mila persone viventi con una diagnosi. "La svolta contro la malattia si è registrata negli ultimi anni grazie all’introduzione delle terapie mirate e dell’immunoterapia – spiega ancora Queirolo -. Su quest’ultima tipologia di cura sono emersi nuove ed interessanti evidenze negli ultimi congressi internazionali di oncologia. In particolare ci sono dati su pazienti metastatici trattati con ipilimumab, anti PD-1 o la combinazione di questi, per i quali si può iniziare addirittura a parlare di guarigione dalla malattia. Si registrano risultati positivi anche per la combinazione nivolumab con l’anticorpo anti LAG-3 (relatlimab) sempre per il trattamento del tumore metastatico. Si registrano minori effetti collaterali e la terapia può essere utilizzata anche nella fase adiuvante della malattia. La ricerca quindi prosegue in tutti gli ambiti anche, per esempio, nella valutazione di fattori che possono influenzare l’efficacia dei farmaci. Nel prossimo Mela Talk dedicheremo una sessione ai rapporti tra la dieta e il melanoma. Ci sono, infatti, delle possibili relazioni che sono state studiate e analizzate ed è emerso come la nutrizione di un paziente possa condizionare la risposta dell’organismo all’immunoterapia".
"Come associazioni di pazienti siamo impegnati nel garantire a tutti un’assistenza qualificata che non può limitarsi solo alla somministrazione delle cure come emergerà chiaramente dal prossimo Mela Talk – conclude Forchetta -. In particolare reclamiamo la presenza e la disponibilità di psicologi e nutrizionisti nei reparti di oncologia. E’ quanto previsto da quasi tutti i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali dei singoli ospedali".
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