05 Ottobre 2023

Sanità e manovra, Fnomceo: "Risorse e riforme per l'attrattività del Ssn"

Il presidente Anelli a Nursind Sanità: "Attendiamo con fiducia la legge di Bilancio. Gettonisti e infermieri dall'estero sono distorsioni del sistema. Fermiamo l'emorragia dei nostri professionisti"

Di Caterina D'Ambrosio
Sanità e manovra, Fnomceo: "Risorse e riforme per l'attrattività del Ssn"

Non si placa il dibattito sulla crisi del Ssn, soprattutto dopo la presentazione della NaDef che ha evidenziato il rischio di tagli importanti alla sanità. All’appello mancano almeno 4 miliardi di euro come sottolineato anche dal ministro alla Salute, Orazio Schillaci, risorse che non solo servono a far funzionare la macchina ma a rendere disponibili servizi essenziali ai cittadini. Non di rado, a causa della mancanza di personale sanitario, specialità o per le lunghe liste di attesa si registra una vera e propria fuga verso il Nord e le strutture più avanzate per il trattamento anche di semplici patologie. Oppure, se si può, si tirano fuori i soldi di tasca propria e ci si rivolge al privato. Ne abbiamo parlato con Filippo Anelli, presidente di Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri.

Tutela della salute e coesione sociale sono alla base del servizio sanitario universale. I tagli previsti dalla NaDef sono stati una doccia fredda per tutto il settore. Non rischiamo di mandare in tilt il Ssn?
La sanità è, appunto, elemento di coesione sociale: non è giusto che diventi ora terreno di scontro politico ed elemento divisivo. I finanziamenti previsti dal Nadef sono quelli a legislazione vigente. Attendiamo quindi con fiducia la legge di Bilancio, per capire se gli investimenti che sono stati promessi con convinzione dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha indicato tra le priorità della manovra la sanità, e dal ministro della Salute Orazio Schillaci si realizzeranno. Ringraziamo anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il suo intervento al Festival delle Regioni, con il quale ha fortemente chiesto al Governo un intervento deciso per sostenere il nostro servizio sanitario nazionale.

Conta in una pronta risposta dell’esecutivo?
Abbiamo apprezzato particolarmente la volontà del presidente Meloni di partire proprio dal potenziamento delle risorse per il personale medico ed il consequenziale intervento per abbattere le liste d’attesa. Quello che è certo è che al nostro Servizio sanitario nazionale servono risorse e servono riforme, perché torni ad essere attrattivo per i professionisti. Per questo abbiamo sostenuto la richiesta di Schillaci di destinare risorse al nostro Servizio sanitario nazionale, investendo sui professionisti. E investire in sanità conviene: non solo dal punto di vista della tutela della salute, non solo da quello della coesione sociale, ma anche da quello economico e occupazionale.

Nonostante le rassicurazioni, le Regioni di ogni colore politico sono molte preoccupate per le prospettive del Ssn. Davvero possono bastare ‘gettonisti’ e infermieri dall’estero?
No, gettonisti e professionisti stranieri assunti in deroga al riconoscimento dei titoli non possono essere la soluzione: sono distorsioni del sistema, che possono presentare pesanti ricadute sulla qualità dell’assistenza. Si tratta di ‘misure tampone’ adottate per far fronte a una temporanea carenza di medici, che tra cinque-sei anni sarà, a livello formativo, colmata, con 60mila nuovi specialisti formati a fronte di 50mila pensionamenti. È quindi sull’attrattività del Servizio sanitario nazionale che dobbiamo ora intervenire, per fermare l’emorragia di medici e professionisti dal Ssn verso l’estero e verso il privato.    

Le liste d’attesa sono il problema più grande con cui si misurano i cittadini. Come è possibile intervenire?
Intervenendo, appunto, sui professionisti, investendo su di loro, valorizzando la loro professionalità, permettendo loro di lavorare eliminando incompatibilità ormai anacronistiche. Il nuovo contratto in parte agisce su questi fronti, migliorando le condizioni di lavoro dei medici dipendenti. Occorre inoltre una riforma della sanità territoriale, che parta dal rinnovo della convenzione dei medici di medicina generale, permettendo ai medici di lavorare in team con gli altri professionisti. In tal modo il territorio potrebbe farsi carico delle cronicità, eseguendo esami e analisi di prima istanza, alleggerendo le liste di attesa.   

 

 

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