Sanità e manovra, Cattaneo (Fi): "Nessun taglio, detassiamo le buste paga"
Il deputato azzurro a Nursind Sanità: "Stiamo lavorando su tredicesime e straordinari. Per gli infermieri apriamo alla libera professione". Sul personale reclutato all'estero: "Sono favorevole"

Tanto per cominciare Alessandro Cattaneo ci tiene a mettere i puntini sulle ‘i’: “Smentiamo i numeri, non è vero che c’è un taglio di risorse per la sanità. Già oggi ci sono 4 miliardi in più nei prossimi tre anni”. Il deputato di Forza Italia alla seconda legislatura ed ex sindaco di Pavia mostra di coltivare un profondo interesse per i temi della salute: “Ho governato in un territorio che ha una grande concentrazione di Irccs, ben tre. Possiamo confrontarci su dove e come investire di più – dice a Nursind Sanità – ma non è vero che questo Governo ha definanziato il comparto”.
I dati della NaDef segnalano un progressivo calo della spesa sanitaria fino al 6,1% del Pil nel 2026. Una dinamica che preoccupa molti osservatori.
Il Prodotto interno lordo è cresciuto, quindi anche la spesa sanitaria sta aumentano in modo costante. Se guardiamo da dove veniamo, non è vero che si sta tagliando o smantellando il Ssn.
Da cosa bisogna cominciare per dare nuovamente respiro al sistema salute?
Il primo grande problema è il personale. E mi riferisco sia ai medici che agli infermieri. C’è un nodo carenza che si incrocia con il vulnus degli stipendi bassi. Poi, in particolare, per gli infermieri si pone una questione di scarse prospettive di crescita e di una carriera abbastanza bloccata. Ciò disincentiva a intraprendere questo percorso o incentiva ad andare all’estero.
Provvedimenti in materia?
Intanto la ministra Bernini ha messo mano al numero chiuso nelle università per quanto riguarda i medici, con benefici che ovviamente si vedranno tra qualche anno. Su Infermieristica, invece, c’è il problema dei posti che non vengono coperti. Torna il tema degli stipendi bassi, ma io avevo presentato un emendamento per consentire l’intramoenia pure agli infermieri.
Altro tema sensibile sul quale finora si è intervenuto con timidezza.
Come forza liberale, noi diciamo che la partnership pubblico-privato può dare benefici; il punto è come organizzarla. Ma guai a farne a meno. Sia chiaro: io non voglio andare verso il modello delle assicurazioni private, credo che l’assistenza universale abbia grande valore.
Ma?
Non si difende la sanità pubblica solo dandole più soldi. C’è anche un tema di riorganizzazione nell’ottica di avere servizi migliori. Nei primi anni di devoluzione del settore alle Regioni, spesso quelle con più spesa erano anche quelle che subivano di più la fuga dei pazienti.
Chiaro. Tuttavia, è lo stesso concetto che ha cercato di far passare in questi giorni la premier Giorgia Meloni e che qualcuno ha letto come il tentativo di mettere le mani avanti alla luce della penuria di risorse.
Siamo consapevoli che ci troviamo a un punto sotto cui non si può andare, ma il regolatore deve stare attento che pubblico e privato compartecipano su ciò che ha valore e su ciò che rappresenta soprattutto un onere.
Il vicepremier Antonio Tajani aveva proposto la detassazione degli straordinari per convincere il personale sanitario a restare nel Ssn. Ma la categoria ha reagito sostenendo che serve ben altro.
Confermo che ci stiamo lavorando, in particolare la sottosegretaria al Mef Sandra Savino (anche lei di FI, ndr) sta individuando le risorse nelle pieghe di una finanziaria non facile. Detassare straordinari e tredicesime ci sembra un provvedimento rilevante e non sottovaluterei l’aumento in busta paga: sarebbe sensibile. In ogni caso, nell’ambito della Pa, per noi la sanità in questo momento ha la priorità assoluta.
Altri fronti su cui lavorare?
Sicuramente liste d’attesa e pronto soccorso: qualcosa si sta facendo. E poi ci sono le sfide della modernità.
Per esempio?
La più impegnativa è come organizzare la medicina territoriale, facendo fronte alle crescenti cronicità e all’invecchiamento della popolazione. Esistono modelli regionali diversi, mi pare che nessuno abbia la formula magica, ma ci si deve lavorare. Siamo dentro una partita su cui bisogna studiare bene. E poi la digitalizzazione, la telemedicina o le frontiere dell’Intelligenza artificiale che sta rivoluzionando anche la diagnostica.
La sua idea sul personale, infermieri in testa, reclutato all’estero?
Il presidente della Calabria Roberto Occhiuto è stato fatto oggetto di ironie per le chiamate di medici cubani. Io invece sono favorevole ad accogliere professionisti sanitari dall’estero. Se i nostri vanno via, non vedo perché non ambire ad attrarre medici e infermieri comunitari o anche extracomunitari.
Un’ultima domanda sull’autonomia differenziata. C’è chi chiede di tirar via la sanità dalle materie oggetto di possibili ulteriori devoluzioni.
Ci sono sensibilità diverse anche in seno al mio partito. Io, da lombardo, sono favorevole all’autonomia, anche perché non mi convince il ritorno al centralismo romano. Penso sia lo stesso per un piemontese o un veneto. Sono temi sui quali l’appartenenza territoriale spesso conta più della collocazione politica. Non penso nemmeno che si voglia mettere in discussione una devoluzione che casomai va impostata bene, nell’interesse della resa dei servizi e quindi dei cittadini.
Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram