Ricoveri ospedalieri: la rimonta c'è, ma resta il gap sul pre-Covid
Agenas presenta il Programma nazionale esiti: nel 2022 890mila ingressi in meno rispetto al 2019. Buoni recuperi in tutte le aree cliniche, ma il privato prende il largo rispetto al pubblico
Di Ulisse Spinnato Vega
La pandemia è ormai definitivamente alle spalle, anche se gli indicatori di ripresa delle prestazioni ospedaliere segnalano ancora un gap rispetto al 2019. Così i ricoveri nel 2022 sono stati 328mila in più dell’anno prima, ma l’attività programmata e quella diurna hanno fatto registrare una riduzione del 10% sul 2019 (890mila ingressi in meno) e nel triennio 2020-2022, complessivamente, il calo dell’attività ospedaliera è stimato intorno ai 3,8 milioni di ricoveri in confronto ai volumi del 2019.
Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha presentato la nuova edizione del Programma nazionale esiti (Pne 2023) riferito ai dati dell’anno scorso. L’iniziativa, su mandato del ministero della Salute, ha l’obiettivo di valutare l’efficacia pratica, l’appropriatezza, l’equità di accesso e la sicurezza delle cure garantite dal Ssn nell’ambito dei Lea. Il programma, inoltre, consente di monitorare i trattamenti di provata efficacia e produrre evidenze epidemiologiche sulle interazioni esistenti tra assetti organizzativi, modalità di erogazione e performance assistenziali, anche nell’ottica di far emergere eventuali criticità da sottoporre a specifiche attività di audit.
Quest’anno è stata scandagliata l’attività di 1.400 ospedali pubblici e privati. Le valutazioni sui volumi di attività chirurgica a elevata complessità, sull’accesso alle procedure tempo-dipendenti, sull’appropriatezza clinico-organizzativa, sugli esiti e sull’equità delle cure si sono basati su 195 indicatori complessivi, di cui 170 tarati sull’assistenza ospedaliera e 25 collegati all’assistenza territoriale. Mentre 12 nuovi parametri sono attualmente in fase di sperimentazione (quattro oncologici, quattro neurologici, due cardiologici e due in ambito digerente).
Entrando nel merito delle diverse aree cliniche, a partire da quella cardiologica, si è registrato un lieve aumento dei ricoveri per infarto del miocardio acuto (Ima), circa 1.200 in più rispetto al 2021. La riduzione sul valore pre-pandemico rimane al 6,5%, circa 7.400 ingressi in meno. Per quanto riguarda invece la mortalità a 30 giorni dall’ammissione in ospedale, si è rilevata nel 2022 una percentuale pari a 7,7%, poco al di sopra dell'atteso (7,0%), ma in diminuzione rispetto al 2020 (8,4%). In relazione al numero di ricoveri per bypass aorto-coronarico (Bac) isolato (ossia non associato a interventi su valvole o endoarteriectomie), nel 2022 è proseguito il recupero del gap rispetto al trend ante Covid, con uno scostamento stimabile intorno a -10% (pari a circa 1.350 ingressi in meno). Sul fronte degli interventi di valvuloplastica o sostituzione valvolare, secondo Agenas, è proseguita la ripresa già avviata nel 2021, con un progressivo riavvicinamento al trend pre-pandemico (-9,3% rispetto all’atteso, corrispondente a circa 3.800 ricoveri in meno).
Per quanto concerne l’area muscolo-scheletrica, particolarmente delicata a fronte di una popolazione sempre più anziana, migliora la concentrazione della casistica sulla frattura del collo del femore, con 418 strutture (61%) che hanno raggiunto la soglia dei 75 interventi annui indicata dal Dm 70/2015, coprendo il 96% dell’attività chirurgica complessiva. Permangono comunque 173 strutture (25%) con volumi di attività particolarmente esigui (0,6% della casistica totale). Buoni i dati anche sulla proporzione di pazienti over 65 operati entro le 48 ore (53% rispetto al 48% nel 2021), anche se gran parte delle strutture rimane al di sotto della soglia del 60% indicata dal decreto ministeriale. Sulle operazioni per protesi d’anca nel 2022 si è invece assistito al completo riallineamento al trend pre-Covid (+1%) con mille ricoveri in più sul 2021. C’è da dire però che il settore privato è più avanti, mentre quello pubblico deve ancora recuperare il 5,4% rispetto al 2019. Anche nei casi di operazioni di protesi al ginocchio e spalla aumenta il peso del privato accreditato. I convenzionati, secondo i dati Agenas, sono per il ginocchio già di un quinto oltre i volumi del 2019, mentre il settore pubblico deve ancora recuperare il 15%. Nel complesso, il privato accreditato tratta un volume di casi che è passato dal 70% del totale nel 2018 al 78% nel 2022. Sulla protesi della spalla, l’accreditato ha consolidato il saldo positivo raggiunto nel 2021 rispetto al 2019 (passando da +13% a +25% nel 2022); quanto al settore pubblico, a fronte del recupero ottenuto nel 2021 rispetto al 2019 (-8,4%), si osserva nel 2022 un saldo debolmente positivo (+5,3%). Il peso relativo del privato accreditato nell’ambito della chirurgia protesica della spalla è passato dal 57% nel 2018 al 74% nel 2022.
Sotto osservazione anche l’area perinatale. Il numero dei parti in Italia è, a sorpresa, in leggera risalita. Durante la pandemia si è registrato un aumento del 2,7% nel 2021 e del 6% nel 2022 rispetto alle attese, pari a 32.500 ricoveri in più per parto nel biennio. C’è ancora una leggera riduzione dei punti nascita tra due anni fa e l’anno scorso (da 442 a 434), ma un terzo di essi non ha raggiunto la soglia minima dei 500 parti annui, mentre solo 140 si sono posizionati oltre la soglia delle mille nascite per anno. Altra vexata quaestio, il taglio cesareo: nel 2022 si è arrestato il trend di decrescita, con un +23% sui livelli del 2017. I parti vaginali per donne con pregresso cesareo sono calati invece del 10% rispetto a 2021 e in controtendenza rispetto ai numeri degli ultimi anni. Infine, il ricorso alle episiotomie è costantemente diminuito nel corso degli anni, passando dal 24% nel 2015 all’11% nel 2022.
Veniamo al capitolo sensibile della chirurgia oncologica. Sul tumore maligno alla mammella si è assistito a un riallineamento al trend pre-Covid (+0,1% nel 2022). Il 77% degli interventi avviene in reparti oltre la soglia dei 150 casi annui. La quota era al 74% nel 2021 e al 67% nel 2020. Il tumore maligno del pancreas è invece l’unico tra quelli ad elevato impatto a non aver subito nel periodo della pandemia una netta contrazione dei volumi. In fase pandemica, il numero degli interventi è rimasto pressoché invariato rispetto al trend (-0,6% nel 2020 e -2,2% nel 2021), mentre nel 2022 si è registrato un aumento sul valore atteso (+2,7%). A dispetto dell’elevata complessità dell’intervento, evidenzia Agenas, si nota un numero non trascurabile di strutture (163, pari al 16% della casistica complessiva) al di sotto dei 10 interventi l’anno.
Per quanto concerne la colecistectomia laparoscopica, nel 2020 il numero degli interventi si era drasticamente ridotto rispetto al pre-Covid (-29%), mentre nel biennio successivo si è verificato un recupero quasi totale sul trend (-15% nel 2021 e -4,6% nel 2022). Aumenta pure la proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni: si è passati dal 73% del 2015 all’86% del 2022. Si riducono per contro i ricoveri in day surgery (inclusi quelli con un pernottamento): -42% nel 2020, rispetto al trend pre-pandemico, con un modesto recupero nel biennio successivo (-31% nel 2021 e -16% nel 2022). “Tale dato suggerisce una difficoltà a riorientare la ripresa delle attività verso modalità alternative al ricovero ordinario che in epoca precedente avevano contrassegnato lo sforzo di miglioramento dell’appropriatezza organizzativa”, evidenzia il rapporto Agenas.
Non mancano infine, oltre a quelli territoriali, i gap di genere e sociali sull’assistenza ospedaliera. Per esempio, le donne sono svantaggiate nell’accesso tempestivo all’angioplastica coronarica percutanea transluminale (Pcta), il 43% contro il 54% degli uomini. E questo causa un aumento della mortalità a 30 giorni dall’episodio di infarto del miocardio. Al contrario, i maschi over 65 subiscono un gap nella tempestività (entro 48 ore) di intervento di frattura del femore. Ci arriva il 46% degli uomini contro il 51% delle donne. In area perinatale, invece, si evidenzia un ricorso al cesareo primario nettamente minore per le immigrate rispetto alle italiane. Di contro, a carico delle straniere che siano state sottoposte a un cesareo emerge poi un rischio di riammissione durante il puerperio (a 42 giorni dal parto) significativamente più elevato. Infine, conclude Agenas, “per quanto concerne le ospedalizzazioni evitabili, emerge nel 2022 un quadro eterogeneo, con una tendenza da parte della popolazione immigrata a presentare tassi superiori a quelli della popolazione italiana in molti contesti regionali per infezioni del tratto urinario, complicanze del diabete a medio e lungo termine, amputazione degli arti inferiori in pazienti diabetici e ipertensione arteriosa”.
“È importante sottolineare le numerose iniziative che il Pne sta portando avanti sul tema dell’audit clinico-organizzativo attraverso un approccio ‘orientato al servizio’ – commenta il presidente di Agenas Enrico Coscioni – volto a mettere a disposizione delle singole strutture il supporto e le competenze per sviluppare azioni di miglioramento da implementare nei singoli contesti”. Secondo il direttore generale, Domenico Mantoan, “la metodicità e capillarità delle analisi prodotte” anche grazie “al coinvolgimento nei gruppi di lavoro tematici di tutti i portatori di interesse, può essere la base a partire dalla quale concretizzare la sinergia tra i vari livelli di governo del sistema”. Una cooperazione, conclude Mantoan, “necessaria per rispondere alle sfide del prossimo futuro, in primis la riprogrammazione dell’offerta sanitaria e la riorganizzazione del sistema previste nell’ambito delle azioni del Pnrr, e orientare verso il miglioramento della qualità complessiva delle cure”.
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