30 Ottobre 2023

Manovra, medici sul piede di guerra: "Pronti allo sciopero"

Le sigle Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed chiedono il ritiro della misura che taglia le pensioni e parlano di "un inaccettabile attacco ai diritti acquisiti"

Di NS

Nel giorno in cui la manovra è attesa al Senato, dopo una riunione di governo che dovrebbe sbrogliare gli intricati nodi ancora sul tavolo, i medici e i dirigenti sanitari tornano a farsi sentire. Nelle scorse ore avevano incassato il sostegno della Fnomceo che, per bocca del presidente Filippo Anelli, aveva condiviso "la forte preoccupazione espressa dai sindacati medici Anaao- Assomed e Cimo-Fesmed e dalle Confederazioni Cosmed e Cida" in merito alla misura di adeguamento al ribasso delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali": "Invitiamo il Governo a chiarire la sua posizione e, nel caso, a modificare un provvedimento che penalizzerebbe in maniera severa oltre 50mila medici, spingendo coloro che ne hanno i requisiti ad abbandonare in massa, prepensionandosi, il Servizio sanitario nazionale".

 

Oggi le sigle Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed, oltre a ribadire la loro contrarietà alla norma sulle pensioni, fanno anche un passo avanti, ventilando in caso di mancato ritiro del provvedimento, lo stato d’agitazione prima ed eventualmente lo sciopero dopo.
Da Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed arriva quindi una "condanna senza riserve contro la riforma Meloni-Salvini-Tajani che – spiegano medici e dirigienti sanitari - punta a fare cassa sulle pensioni dei medici e dei dirigenti sanitari, che rientrano a pieno titolo in quel 13% di popolazione che contribuisce con le loro tasse al 60% del gettito Irpef".

“Con un inaccettabile attacco ai diritti acquisiti – denunciano Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed - si riducono le aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996 colpendo quasi il 50% del personale attualmente in servizio con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. Un vergognoso cambio delle regole in corso che mina il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini".

"L’iter della manovra economica 2024, tra bandierine elettorali che si alzano e si abbassano, bozze smentite e modificate, poco o nulla cambia per la sanità pubblica e i suoi professionisti. Per la prima, gli investimenti rimangono insufficienti rispetto alle esigenze e alle criticità odierne, ben al di sotto di quanto richiesto da sindacati e Regioni e dalla crescita del tasso inflattivo. Per i secondi, il Ccnl 2022-2024 prevederà una ulteriore perdita del 10% del potere di acquisto. Inoltre, non sono previsti né detassazione, concessa a baristi, camerieri e operatori turistici, ma non a chi garantisce la tutela della salute dei cittadini. Tantomeno aumenti di voci salariali. A differenza della sanità privata che, nonostante non rinnovi il contratto dei medici dipendenti AIOP da oltre 18 anni, viene premiata con un aumento dei contributi statali che va dai 280 milioni a oltre 1 miliardo di euro", proseguono.


Insomma, Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed chiedono al Governo "il ritiro del provvedimento che taglia le pensioni future dei medici e dei dirigenti sanitari nonché più risorse per il Ssn e i suoi professionisti". Pronti, come detto, "in caso di insoddisfazione, a cercare la più ampia convergenza con le altre organizzazioni sindacali per arrivare allo stato di agitazione delle categorie interessate nella prospettiva di uno sciopero generale entro dicembre".

 

 

 

 

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