Liste d'attesa: nella specialistica ambulatoriale volumi lontani dal pre-Covid
L'indagine Agenas: sul primo semestre 2023 dati migliori rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, ma in ritardo nel confronto con il 2019. Bene la Toscana per le visite di controllo

Il vulnus più grave ai danni del diritto alla salute, il primo tallone d’Achille della sanità italiana e il cruccio più assillante del Governo: le liste d’attesa sono ormai un’emergenza che chiede risposte draconiane. In realtà, almeno sul terreno delle prestazioni di specialistica ambulatoriale si nota un leggero miglioramento rispetto agli anni duri della pandemia, benché gli standard pre-Covid siano ancora lontani. Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, assieme alla Fondazione The Bridge, ha avviato una raccolta dati sperimentale in modalità ex ante. Tutte le Regioni sono state invitate a partecipare, ma solo in 13 hanno risposto in modo a volte completo (Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Toscana) e a volte parziale (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Umbria e Veneto). Dati totali anche dalla Provincia autonoma di Trento.
I numeri del primo semestre 2023 riguardo alle prestazioni specialistiche (prime visite e visite di controllo; diagnostica strumentale tranne analisi di laboratorio) segnalano un trend in miglioramento rispetto ai primi sei mesi dell’anno scorso. Viceversa, “il confronto con la prima metà del 2019 individua da parte di tutte le Regioni - tranne che per la Toscana nell’ambito delle visite di controllo - delle criticità nel ristabilire i volumi di prestazioni antecedenti la pandemia”, spiega Agenas. “L’obiettivo generale del progetto pilota è quello far luce sulle liste di attesa rendendo disponibili dati omogenei e standardizzati a livello regionale”, chiosa l’Agenzia.
Dal punto di vista metodologico, per le visite è stato valutato sempre il primo accesso, per le prestazioni strumentali sono stati considerati sia il primo sia l’accesso successivo. Naturalmente a partire dalla data di richiesta di prenotazione giunta alla singola Asl. La sperimentazione ha permesso di raccogliere in modo analitico i dati provenienti dai sistemi Cup a livello centrale, nella settimana indice del 22-26 maggio 2023. Il riferimento è alle prestazioni monitorate dal Pngla (Piano nazionale di governo delle liste di attesa, ndr) 2019-2021: in pratica, 14 visite e 55 prestazioni di diagnostica strumentale. In totale sono state monitorate 125mila prenotazioni di visite specialistiche e 146mila prenotazioni di esami di diagnostica strumentale.
Ebbene, ecco le principali evidenze con riferimento alle classi di priorità B (entro 10 giorni) e D (entro 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami diagnostici). Agenas spiega: “Premesso che i dati presentano un’ampia variabilità sia nell’utilizzo delle classi di priorità sia nei tempi di attesa, a livello globale la prima visita cardiologica è garantita in classe B nell’84% dei casi e in classe D nell’80% dei casi. I valori mediani delle giornate di attesa in classe B che si osservano tra le Regioni passano da 13 giorni in Friuli V.G. ai 5 giorni dell’Emilia-Romagna”. Invece “per la prima visita ortopedica la garanzia, in classe B, è pari al 74% dei casi e in classe D al 78% dei casi. In Regione Toscana, in classe D, il valore mediano di attesa è pari a 18 giorni, mentre in Regione Piemonte tale valore raggiunge i 36 giorni”.
Rispetto alla diagnostica strumentale, la Tac è garantita in classe B nel 78% dei casi e in classe D nel 89% dei delle occorrenze. I valori mediani delle giornate di attesa in classe D che si osservano tra le Regioni passano da 4 giorni a Trento ai 21 giorni delle Marche. Per un’ecografia dell’addome la garanzia, in classe B, è pari al 78% dei casi e in classe D al 84% dei casi. In Regione Abruzzo, in classe B, il valore mediano di attesa è pari a 4 giorni mentre in Regione Lazio tale valore raggiunge i 31 giorni. “Tuttavia – spiega l’agenzia – è da rilevare che il dato relativo ai giorni che intercorrano tra la data di prescrizione della ricetta e la data di contatto al Centro prenotazioni è molto variabile”. Per esempio, “si registra che solo il 18% delle prescrizioni in classe U (da erogare entro 3 giorni) e il 40% delle prescrizioni in classe B (da erogare entro 10 giorni) riportano una data di contatto nella stessa giornata o il giorno dopo la prescrizione. Nell’80% delle prescrizioni in classe U e nel 57% in classe B, la data di contatto è superiore a quella della prescrizione, mediamente, di 10 giorni”.
Dunque, c’è spesso un lassismo o un’inerzia degli utenti che può inquinare i risultati. Infine, altro elemento di distorsione rispetto alla corretta programmazione dell’offerta è rappresentato dalla scelta dell’utente: nel 51% dei casi egli opta per una data peggiorativa rispetto a quella proposta dal sistema, perché chiede di poter avere la prenotazione presso una struttura diversa dall’ente indicato in prima battuta (73% dei casi) o perché sceglie una data successiva a quella prospettata (20% dei casi).
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