16 Novembre 2023

Manovra: Gimbe: "Non c'è alcun potenziamento strutturale del Ssn"

Secondo la Fondazione, è tutta rivolta a "risolvere, in maniera insufficiente e inadeguata, le criticità contingenti". I dettagli dell'analisi indipendente dul ddl Bilancio

Di NS

Arrivano i dubbi espressi dal Gimbe sul ddl Bilancio. Dopo la bollinatura della legge, infatti, la Fondazione ha effettuato un’analisi indipendente sui finanziamenti per la sanità, che ha poi consegnato alla commissione Bilancio del Senato. E’ il presidente Nino Cartabellotta a mettere in fila le incertezze che permangono: "Innanzitutto, non si conosce l’esatta entità e la distribuzione delle risorse destinate al rinnovo del personale dipendente e convenzionato. In secondo luogo, se non diversamente precisato, l’incremento del tetto di spesa per le prestazioni da privato favorirà le Regioni che hanno registrato una spesa elevata nel 2011". E poi, ancora, prosegue, "l’impatto della rimodulazione dei tetti di spesa è sì ‘non oneroso’ per lo Stato, ma non per le Regioni perché determinerà minori entrate dal payback; infine, il nuovo sistema di remunerazione delle farmacie e l’aggiornamento del Lea potrebbero avere un impatto sulla finanza pubblica superiore alle stime. Tutte incertezze che si ripercuoteranno sulla capacità di tenuta dei conti delle Regioni, sui quali aleggia sempre l’incertezza dei costi energetici e la crescita dei prezzi di acquisto di beni e servizi".


"In termini assoluti – evidenzia il presidente – gli incrementi del Fsn previsti dalla manovra rappresentano senza dubbio un’importante iniezione di risorse per la sanità pubblica. Tuttavia, considerato che circa 2.400 milioni saranno destinati al doveroso rinnovo contrattuale del personale sanitario, residueranno per tutte le altre misure 600 milioni nel 2024, 1.600 milioni nel 2025 e 1.800 nel 2026. Cifre che – rimarca - da un lato appaiono insufficienti per consentire alle Regioni di attuare tutti gli obiettivi della manovra, dall’altro, essendo tutte le misure finalizzate a specifici interventi, non c’è alcun margine di manovra per adeguare la spesa sanitaria alla crescita dei prezzi". Con la necessità, continua Cartabellotta, "di scelte gestionali difficili per allocare le esigue risorse tra i vari obiettivi e di dover ricorrere, ancora una volta, a strumenti per razionalizzare la spesa deleteri per la qualità dell’assistenza". Infine, "per gli anni 2025 e 2026 la manovra non prevede per la sanità alcun rilancio del finanziamento pubblico, ma torna a quelle cifre da ‘manutenzione ordinaria’ messe sul piatto da tutti i Governi che, negli ultimi 15 anni, hanno contribuito a disgregare i princìpi di universalismo, uguaglianza ed equità, erodendo il diritto costituzionale alla tutela della salute. In altre parole, dalla manovra non emerge alcun potenziamento strutturale del Ssn, ma solo il tentativo di risolvere, peraltro in maniera insufficiente e inadeguata, le criticità contingenti".

 

Nel dettaglio, per quanto riguarda il Fabbisogno sanitario nazionale (Fsn), viene incrementato di 3 miliardi di euro per il 2024, 4 miliardi per il 2025 e €4,2 miliardi per il 2026. Di conseguenza il Fsn sale a 134 miliardi per il 2024, 135,4 miliardi per il 2025 e 135,6 miliardi per il 2026. "Se in termini assoluti – commenta Cartabellotta – è ben evidente il netto incremento del Fsn nel 2024, non si intravede per la sanità pubblica alcun progressivo rilancio del finanziamento pubblico. Infatti, gli incrementi previsti nel 2025 (+1%) e nel 2026 (+0,15%) sono talmente esigui che non riusciranno nemmeno a compensare l’inflazione, né l’aumento dei prezzi di beni e servizi”. In altre parole, la Manovra non fa che confermare le stime della NaDef 2023 sulla spesa sanitaria, che prevedevano un crollo del rapporto spesa sanitaria/PIL dal 6,6% del 2023 al 6,1% del 2026. “A scanso di equivoci alimentati da dichiarazioni improvvide – precisa inoltre Cartabellotta – è bene ribadire che tutte le misure previste per la sanità sono ‘a valere sul fabbisogno sanitario nazionale’, ovvero sono disposizioni di spesa che non prevedono risorse aggiuntive".


Nella sua analisi, poi, tra gli altri aspetti analizzati, Gimbe si sofferma sulla voce in manovra che riguarda il rinnovo dei contratti della dirigenza medica e sanitaria e comparto sanità (art. 10), nell’ambito del rifinanziamento del fondo Ccnl per il personale pubblico per il triennio 2022-2024, oltre che per quello convenzionato: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali: né il testo della manovra né la Relazione tecnica, fa presente la Fondazione, riportano alcuna cifra e l’unico riferimento rimane quello dichiarato dal ministro Schillaci lo scorso 17 ottobre in audizione al Senato: ovvero 2.400 milioni di euro, pari all’80% dell’incremento del Fsn 2024. "Il rinnovo dei contratti del personale sanitario dipendente e convenzionato – commenta Cartabellotta – è una misura indispensabile per la motivazione professionale, ma a breve termine è insufficiente per risolvere la grave carenza di personale sanitario, in particolare di quello infermieristico. La manovra prevede per le nuove assunzioni (art. 50, c. 1) 250 milioni di euro dal 2025 e 350 milioni a decorrere dal 2026 e, soprattutto, non fa alcun cenno all’inderogabile abolizione del tetto di spesa sul personale sanitario". Peraltro, chiosa il presidente, "la riforma del sistema pensionistico entra a gamba tesa sul personale sanitario che, già depauperato e fortemente demotivato, rischia di chiedere il pensionamento anticipato per non incappare nella tagliola, provocando un’emorragia di medici e infermieri che metterebbe definitivamente in ginocchio il Ssn".


Segue poi il focus della Fondazione sull’Aggiornamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati (art. 46): il testo della manovra indica un incremento rispetto alla spesa consuntivata nel 2011 dell’1% per il 2024, del 3% per il 2025 e del 4% a decorrere dal 2026 per l’acquisto dal privato di prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza ospedaliera dal privato accreditato. La Relazione tecnica riporta che, sulla base dei dati di Conto Economico delle Regioni, l’onere per il 2024 è pari a circa 123 milioni di euro, per il 2025 è pari a 368 milioni e quello a regime a partire dal 2026 è pari a 490 milioni. "Se formalmente inserita tra le misure per l’abbattimento delle liste di attesa – precisa Cartabellotta – questa disposizione appare finalizzata a sostenere le strutture private accreditate già esistenti per due ragioni. Innanzitutto, perché a differenza dell’incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive (art. 42) che cessano nel 2026, rimane in vigore anche per gli anni successivi, ovvero diventa strutturale. In secondo luogo, perché avendo come riferimento il consuntivo 2011 delle Regioni, gli incrementi del tetto di spesa sono proporzionali a quanto ciascuna Regione ha speso 12 anni fa".
C’è infine l’Aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (art. 48): 50 milioni per il 2024 e 200 milioni a decorrere dal 2025. "Tali risorse potrebbero essere insufficienti – commenta Cartabellotta – perché l’entrata in vigore dei nomenclatori per l’assistenza specialistica ambulatoriale dal primo gennaio 2024 e dell’assistenza protesica dal primo aprile 2024 comporterà l’esigibilità di numerose prestazioni, i cui prezzi sono aumentati nel corso dell’ultimo anno".

 

 

 

 

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