27 Novembre 2023

“Potremmo chiudere il rinnovo per la sanità in tre o quattro mesi”

Il presidente Aran Naddeo a Nursind Sanità azzarda una previsione sulla nuova tornata contrattuale che partirà a gennaio. E aggiunge: “Possiamo iniziare a occuparci dell’Infermiere di famiglia e comunità”

Di Ulisse Spinnato Vega

Nemmeno il tempo di concludere l’ultimo giro di valzer delle Funzioni locali per il triennio 2019-2021 e la giostra dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego è già pronta a ripartire. Come indicato dal ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, le danze negoziali sulla tornata 2022-2024 dovrebbero riaprirsi a gennaio con le stesse Funzioni locali e con la sanità, comparto per il quale “penso che si possa chiudere in tre o quattro mesi”, si sbilancia con Nursind Sanità Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni.

Il settore salute si avvicina all’appuntamento sfibrato dalla carenza sempre più allarmante di personale e sull’onda delle polemiche per gli interventi della manovra in merito al ricalcolo del rendimento della parte retributiva di alcune carriere previdenziali di medici e infermieri. Senza dimenticare il dibattito sulle risorse destinate allo stesso contratto, considerate non sufficienti dagli operatori a fronte dello tsunami inflattivo che ha massacrato le buste paga nell’ultimo biennio. Il governo ha messo sul piatto complessivamente 7,3 miliardi di euro (2,3 miliardi per la sanità), ma “al pubblico impiego vanno circa 10 miliardi con la parte a carico di Regioni ed enti locali. Risorse importanti, quantomeno ci consentono di partire”, sottolinea ancora Naddeo.

Presidente, sui tempi, appunto, sappiamo che serve l’atto di indirizzo della Funzione pubblica. Ma soprattutto, per la sanità, quello del Comitato di settore delle Regioni. Lei pensa davvero che ce la faremo in pochi mesi?
Naturalmente dobbiamo aspettare questi passaggi. So che le Regioni ci stanno lavorando e manca poco. Vidoni ha già emanato un atto di indirizzo madre che ripartisce in maniera precisa le risorse finanziarie destinate ai comparti. Ma la cosa importante è che una buona revisione dell’ordinamento professionale è stata già fatta nel contratto precedente. Quindi, al di là di qualche intervento di manutenzione, questo rinnovo dovrebbe prevedere difficoltà minori. Non c’è, infatti, da ridisegnare il sistema di classificazione professionale. Naturalmente, bisogna sempre essere in due a voler chiudere in tempi celeri.

Per il comparto sanità dovrebbe esserci una cifra intorno agli 1,45 miliardi, considerando un calcolo sull’aumento del 5,78%, come da relazione tecnica della manovra. Ma almeno un miliardo è già impegnato sull’anticipo della vacanza contrattuale 2022, sull’indennità una tantum prevista per il solo 2023 e sull’anticipo atteso a dicembre (6,7 volte il valore dell’indennità di vacanza contrattuale). Le sembra che con circa 400 milioni residui si possa valorizzare al meglio la professione infermieristica?
Noi a breve avremo i conti esatti, ma a me sembra che possa esserci più spazio. In ogni caso, sono anticipi sulla retribuzione fondamentale che poi rientrano regolarmente nel contratto come incrementi stipendiali, che hanno effetti sulle pensioni o sul Tfr.

Se impieghiamo una gran parte delle risorse per ammortizzare gli anticipi, a chi converrà chiudere il contratto entro il 2024 senza ricevere alcun arretrato?
Se non fai il contratto, gli anticipi restano tali e sono soltanto una parte dei soldi. Il contratto serve a completare. E poi non esiste solo la parte economica: anche sul fronte normativo ci sono disposizioni importanti.

Ecco, appunto. Cosa si può innovare sul terreno normativo? Pensa ci sia bisogno di una manutenzione?
Probabilmente ci sarà da intervenire sull’ordinamento professionale, perché alcune cose non funzionano bene. Degli aggiustamenti vanno fatti per rendere le norme contrattuali più esigibili dai sindacati e applicabili da parte degli enti.

L’anno scorso tutto si fondava su semplificazione e valutazione individuale. Pare che il sistema degli incarichi stenti a partire, soprattutto al Sud: ci risulta che i soldi degli incarichi vengano spesso distribuiti a pioggia sulle fasce. Lei pensa che le norme debbano essere più cogenti a livello di contrattazione nazionale per impattare su quella territoriale o aziendale?
Possiamo renderle più cogenti, ma poi dipende dalla capacità organizzativa del datore di lavoro. Noi diamo degli strumenti all’amministrazione per gestire al meglio le risorse umane, però è l’amministrazione stessa che deve avere l’interesse e l’assetto organizzativo per perseguire al meglio gli obiettivi del contratto. Sicuramente si può ragionare sulla valorizzazione del sistema degli incarichi.

Ritiene che anche per l’elevata qualificazione ci sia uno sviluppo possibile, magari come punto di accesso alla dirigenza?
L’elevata qualificazione è una possibilità, ma poi le risorse sono a carico dell’ente. Per esempio, le Funzioni centrali e i ministeri sono ancora pressocché al palo, ancorché ad oggi io non abbia riscontri statistici puntuali. Pure qui il contratto può migliorare alcune questioni, ma si tratta di individuare una figura intermedia con responsabilità e una retribuzione simile alla dirigenza. Per gli infermieri, ad esempio, può essere uno sbocco interessante. E non escludo che possa diventare un canale di passaggio verso la dirigenza, anche se serve un ordinamento giuridico e non solo la contrattazione.

Il 2026 si avvicina a grandi passi e la Missione 6 del Pnrr zoppica vistosamente, con gli obiettivi su Case e Ospedali di comunità già ampiamente ridimensionati. La manovra stanzia risorse per l’Infermiere di famiglia e comunità dal 2025: si può iniziare a discutere di questa figura a livello contrattuale, visto che è già definita da Dm77 del 2022?
La possiamo intanto inserire come profilo professionale all’interno del contratto, benché le risorse arriveranno nel 2025 e il rinnovo si ferma al 2024. Ma, a seconda dell’atto di indirizzo, se il Comitato di settore fosse d’accordo e contemplasse una specifica, il contratto potrebbe già occuparsene. Anzi, sarebbe il luogo ideale. Anche perché quando poi arriveranno i soldi, almeno i profili saranno già ben definiti.

 

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