Colpa medica: la proroga dello scudo fa contenti i camici bianchi
Il deputato Nevi (Forza Italia) a Nursind Sanità: "Stop alla proliferazione di procedimenti giudiziari che producono inappropriatezza". Anaao Assomed: "Va esteso a tutto il 2025". Per gli infermieri critico il Nursind
Di Ulisse Spinnato Vega
Non c’è più l’emergenza sanitaria legata al Covid con il correlato deficit di conoscenze scientifiche e il rischio insito nella valutazione di terapie che al tempo venivano calibrate pressoché ‘al buio’. Ma resta la carenza strumentale del sistema sanitario e soprattutto quella, sempre più grave, di personale negli organici: ecco perché la politica ha pensato di prorogare lo scudo penale per la responsabilità medica varato con decreto nel 2021.
La proposta arriva in particolare da Forza Italia e Raffaele Nevi, portavoce degli azzurri e vicepresidente vicario dei deputati di Fi, spiega a Nursind Sanità: “Il 19 gennaio presenteremo un emendamento al Milleproroghe per estendere lo scudo a tutto il 2024, in attesa della definizione di una nuova normativa organica”. Secondo Nevi, “si tratta di una misura importantissima perché è un male per la sanità la proliferazione di procedimenti giudiziari nei confronti della classe medica, cause che per lo più si risolvono in nulla, ma intanto producono inappropriatezza, medicina difensiva e un sovraccarico per i pronto soccorso”. Il parlamentare forzista non trascura le obiezioni rispetto a fattispecie riconducibili alla colpa grave e aggiunge: “Intervenire in modo serio sulla materia significa fare in modo che venga comunque perseguito chi sbaglia o opera male. Ma bisogna mettere un freno a un fenomeno che incide persino sulle liste d’attesa”.
L’intervento, come si sa, riguarda gli articoli 589 e 590 del codice penale (omicidio colposo e lesioni personali colpose), in relazione agli atti commessi nell'esercizio di una professione sanitaria e che, se in situazione di emergenza, sono punibili solamente nei casi di colpa grave. Il nodo è delicatissimo e le nuove regole dovrebbero riguardare la depenalizzazione dello stesso atto medico: si tratterebbe in pratica di uno scudo a protezione di camici bianchi e personale sanitario per gli errori da colpa lieve e anche per quelli con colpa grave se si dimostra di aver operato in condizioni di difficoltà per la carenza strumentale o di personale. La tutela, peraltro, potrebbe essere estesa anche all’attività libero-professionale e, a regime, il Governo valuta di restringere il processo penale solo ai casi di dolo, allargando al contempo lo strumento della conciliazione.
Nel frattempo, la proroga ha ammansito la classe medica che, dopo due scioperi a dicembre, era pronta a incrociare le braccia di nuovo a febbraio. “L’emendamento sullo scudo penale che dovrebbe essere introdotto nel decreto Milleproroghe risponde alle richieste dell’Anaao Assomed”, commenta Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato dei camici bianchi. “Chiediamo però che sia esteso a tutto il 2025, in attesa che si concluda l’iter per arrivare alla depenalizzazione dell’atto medico”. Per Di Silverio, “va quindi ribadito il carattere generale della punibilità dei professionisti della sanità solo per colpa grave, con riguardo ai fatti commessi in una situazione di emergenza, qualunque essa sia. È un fatto notorio che la carenza degli organici, come testimoniato dalla letteratura internazionale, sia fattore di rischio di eventi avversi, e questo dato rappresenta una vera e propria emergenza”.
Il nodo è proprio lì: un deficit di personale che sembra una montagna impossibile da scalare, tanto da spingere il legislatore a mettere in campo tutte le misure possibili per aggirare l’ostacolo. La proroga non piace a chi rappresenta le istanze degli assistiti, come Cittadinanzattiva. Sul fronte degli infermieri, invece, Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato Nursind, ha un’idea molto chiara: “Lo scudo è una contropartita che nasce dalla presa d’atto che non ci sono risorse per garantire una sanità sicura. La carenza di personale, il sovraccarico di lavoro e i turni massacranti per gli operatori, l’età media sempre più alta: sono tutti elementi che possono causare l’errore. È come se un pilota d’aereo non facesse le 11 ore di riposo tra un volo e l’altro. La sicurezza non è garantita, tanto che nelle aziende sanitarie nascono gli uffici per la gestione del rischio e dei contenziosi”. Secondo Bottega, però, “chi sbaglia per aver operato senza diligenza deve pagare. Anche se non mi sfugge che esiste un ceto di legali che sui contenziosi ci marcia, che non ha a cuore il destino dell’assistito, ma spera solo di lucrare su queste cause. Avvocati che passano in corsia e lasciano i biglietti da visita sui comodini delle stanze d’ospedale”. Ecco perché, conclude il segretario Nursind, “bisognerebbe punire le liti temerarie e chi fa denunce penali in modo pretestuoso”.
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