06 Febbraio 2024

La sanità che muore in Sicilia. Nursind sulle barricate a Caltagirone

Il sindacato degli infermieri contro il progressivo abbandono dell'ospedale nel catanese. A rischio persino l'assistenza sugli infarti. Vaccaro: "Da 400 a 110 posti letto a causa del definanziamento"

Di Ulisse Spinnato Vega
La sanità che muore in Sicilia. Nursind sulle barricate a Caltagirone

Varcare lo Stretto e salire in ‘Continente’ per curarsi. La sanità in Sicilia fa acqua da tutte le parti: la mobilità passiva costa 330 milioni di euro l’anno, secondo i dati Agenas, a fronte di arrivi dalle altre regioni che valgono circa 100 milioni. Il saldo passivo è pesante, il diritto alla salute dei cittadini spesso non riceve risposta e ormai anche le prestazioni ordinarie, in molte realtà, non vengono erogate secondo standard adeguati.

Caltagirone, nella popolosa provincia di Catania, ha un ospedale che serve un bacino di circa 200mila abitanti. È stata chiusa la Lungodegenza, in affanno la Neurologia, l’Ortopedia e la Cardiologia, che ha tre medici su 22 in pianta organica. A rischio anche l’Emodinamica. In Pronto soccorso spesso c’è un solo medico di guardia, per cui le attese diventano bibliche, l’esasperazione dei cittadini cresce e i rischi di aggressione ai danni del personale sanitario sono sempre dietro l’angolo.  

Il Nursind non ci sta e continua a tenere alta la guardia dopo essere sceso in piazza, venerdì scorso, davanti al nosocomio ‘Gravina e Santo Pietro’. Il primo sindacato degli infermieri snocciola numeri desolanti: mancano 120 medici, almeno 100 infermieri e 80 operatori sociosanitari. “Nel complesso – spiega il segretario territoriale Nursind Catania e vicesegretario nazionale del sindacato, Salvo Vaccaro – si sono persi oltre 100 posti letto nel solo presidio di Caltagirone, dopo la chiusura da due anni della Lungodegenza, le ripetute interruzioni di pubblico servizio relative alla Fisiatria/Riabilitazione motoria, alla Neurologia e Stroke-Unit, la chiusura dei ricoveri nel reparto di Ortopedia e in Cardiologia, le ripetute sospensioni della reperibilità in Oncologia, Urologia, Chirurgia per carenze di medici, già denunciata dal Nursind nel 2021, con ulteriori episodi di interruzione di pubblico servizio e possibili casi sfociati in esiti infausti”.

Il Nursind annuncia inoltre che “viene paventata la riduzione dell’attività di Emodinamica a sei ore, poiché gli emodinamisti rimasti sono soltanto due compreso il primario, con ovvie ricadute sulla rete dell’infarto che mette a rischio i cittadini del comprensorio”. Ma Vaccaro con Nursind Sanità tira le somme di un bilancio amaro: “Caltagirone è vittima del definanziamento progressivo e siamo passati da 400 a 110 posti letto. Ecco perché medici e personale sanitario si spostano su strutture e aree con più servizi. Dalla Regione finora non abbiamo avuto grossi riscontri e il tavolo sulle dotazioni organiche ci ha lasciato grandi perplessità, perché comunque va ridisegnata la rete ospedaliera”. Poi aggiunge: “Tutto questo costringe il malato a ricorrere ad altre strutture sanitarie o alla sanità privata”, con grossi disagi logistici, perché i grandi ospedali più vicini sono a circa 70 chilometri di distanza, o con una spesa ‘out of pocket’ che continua a lievitare. “Saremo come sempre presenti per dimostrare, ancora una volta – conclude Vaccaro – che la voce del Nursind non si spegne”.

 

Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram