27 Marzo 2024

Il Ssn è un pilastro per gli italiani ma pesano le barriere d'ingresso

Presentato il 21esimo Rapporto "Ospedali&Salute", promosso da Aiop: Ii 53,5% dei cittadini affronta tempi di attesa troppo lunghi rispetto all'urgenza della propria condizione clinica e il 37,4% segnala la presenza di liste bloccate o chiuse

Di NS
Foto di Doiler Sanjuan
Foto di Doiler Sanjuan

Il Servizio sanitario nazionale si conferma un pilastro fondamentale della nostra società. Ma la sua impermeabilità, in termini di barriere all’ingresso, purtroppo pesa sempre di più nella vita quotidiana degli italiani. Il 53,5% di loro si trova ad affrontare tempi di attesa eccessivamente lunghi rispetto all'urgenza della propria condizione clinica; il 37,4% segnala la presenza di liste bloccate o chiuse, nonostante siano formalmente vietate. Sono i dati che emergono dal 21esimo Rapporto "Ospedali&Salute" promosso da Aiop, l'Associazione ialiana ospedalità privata e realizzato in collaborazione con il Censis.

E così se da un lato l'89% degli italiani ritiene che il Servizio sanitario nazionale sia uno spazio "sacro" dove ridimensionare le diseguaglianze territoriali, socio-economiche e culturali e il 90,5% dei pazienti ritiene positiva o comunque sufficiente la qualità delle prestazioni ricevute (un grado di soddisfazione che il Rapporto ha registrato ovunque, anche nelle aree del Mezzogiorno), dall’altro bisogna fare i conti con una vera e propia fuga nella sanità a pagamento.

Ogni 100 tentativi di prenotazione nel Ssn, la quota di popolazione che rinuncia e si rivolge ai servizi privati è del 39,4% (il 34,4% dei bassi redditi). In particolare, il 12% ricorre all'intramoenia (la sanità privata nelle strutture pubbliche) e il 18% al privato puro. Non solo, ma il 51,6% degli italiani sceglie direttamente la sanità a pagamento, senza provare a prenotare nel Ssn - inteso in tutto il Rapporto Ospedali&Salute sia nella sua componente di diritto pubblico sia nella sua componente di diritto privato - una quota alta anche tra la popolazione a basso reddito (40,6%). Si tratta, evidenzia il Rapporto, di forze centrifughe al Ssn confermate da una spesa sanitaria privata degli italiani che rappresenta circa 1/4 della spesa sanitaria totale.

Insomma, luci e ombre. Come ha evidenziato lo stesso ministro della Salute, Orazio Schillaci: "Dal Rapporto Censis-Aiop emergono tanti punti di forza e molte criticità. Così come emerge anche dai dati Ocse - rispetto ai quali la sanità italiana è ai primi posti - il Ssn ha una elevata capacità di garantire le cure migliori ai propri cittadini ma non possiamo ignorare come essi sperimentino continue barriere all'accesso alle prestazioni. Mi riferisco ai tempi d'attesa eccessivamente lunghi, a liste addirittura bloccate. Mi riferisco alle persone che rinunciano a priori a curarsi, atteggiamento questo di sfiducia, una rappresentazione di una sanità in crisi. Bisogna partire dal dato che emerge nel Rapporto per il quale i cittadini italiani sono interessati alla qualità e non se la struttura che eroga le prestazioni sia di diritto pubblico o se privata convenzionata e occorre rimuovere gli ostacoli che incontrano soprattutto le persone meno abbienti: questa è la nostra priorità per realizzare una sanità universalistica e equa".

Secondo Giorgio De Rita, segretario generale Censis, "è urgente ampliare e gestire con maggior efficienza le risorse pubbliche investite in sanità. Sarà così finalmente possibile rispondere alle aspettative di qualità ed equità dei cittadini, contrapponendosi alla pericolosa deriva verso una sanità per censo". Per Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop: "Il Rapporto dimostra una perfetta sovrapposizione tra l'esperienza diretta degli italiani, rilevata dall'indagine Censis-Aiop, e i principali dati di sistema elaborati da Agenas e del ministero della Salute. Questa sovrapposizione - spiega - emerge, innanzitutto, rispetto alla duplice natura del Servizio sanitario nazionale, la quale si manifesta nella distribuzione dei posti letto accreditati (69% nella componente di diritto pubblico e 31% nella componente di diritto privato) nonché in una simile ripartizione delle giornate di degenza. Le strutture di diritto privato erogano quote importanti di prestazioni ad alta complessità. Ad esempio, dal 25% al 40% (a seconda della sede della neoplasia) di interventi per tumore maligno. Questo contributo - ha proseguito Cittadini - si sostiene con il solo 13% della spesa ospedaliera pubblica totale". Del ruolo della componente di diritto privato nel Servizio sanitario nazionale "è consapevole, anche, il 68,5% degli italiani che non fa distinzione a seconda della natura giuridica delle strutture e che considera rilevante solo la qualità delle prestazioni ricevute; per più di un italiano su due la presenza delle strutture accreditate rappresenta una necessità, in considerazione della difficoltà degli ospedali di diritto pubblico nel rispondere in tempi appropriati ai bisogni di cura delle persone. Una prima importante scelta in questa direzione - ha concluso la presidente - è stata, finalmente, compiuta nell'ultima manovra di bilancio, la quale non si è limitata a stanziare risorse ad hoc per la riduzione delle liste d'attesa, ma ha infranto quel 'tetto di cristallo' che avendo, per decenni, limitato le Regioni all'acquisto di prestazioni dalla nostra componente, ha depauperato quali-quantitativamente la capacità di risposta del sistema".

 

 

La sintesi del Rapporto

 

 

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