Aviaria, "non c'è un rischio reale di contagio umano"
Parla a Nursind Sanità Fabrizio Maggi, direttore del laboratorio di Virologia dello Spallanzani: "Il monitoraggio è importante". Ma anche le precauzioni da seguire perchè "più il virus circola e più aumenta la possibilità di mutazione"
Di Barbara Laurenzi
Sarà la prossima pandemia? Se lo chiedono in molti a proposito dell’influenza aviaria, il virus che ha originariamente colpito gli uccelli per poi trasferirsi ad altre specie animali e che ora, a causa della diffusione dei contagi soprattutto tra bovini negli Stati Uniti, sta generando dibattito non solo nella comunità scientifica ma anche nell'opinione comune. Nursind Sanità ne ha parlato con Fabrizio Maggi, direttore del laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le Malattie infettive Lazzaro Spallanzani.
Direttore, quale è l'attuale l'evoluzione del virus dell'influenza aviaria?
I diversi casi di contagio da H5N1 sono da tempo sotto osservazione perché ritenuti probabile fonte di una possibile pandemia. L’attenzione è massima, soprattutto negli Usa dove si registrano molti contagi tra i bovini, cosa abbastanza inusuale fino a oggi.
In America, infatti, si preparano alla trasmissione da uomo a uomo. È un allarme fondato?
In questo momento non c'è un rischio reale di contagio interumano. Ci sono stati casi nei bovini e un solo caso di trasmissione all'uomo, ma si trattava di una persona che aveva contatti stretti con animali. Il pericolo della diffusione uomo-uomo è ben lontano.
In Italia siamo a rischio? È giusto parlare di possibile emergenza anche da noi?
Per quanto ci riguarda, non siamo implicati in eventuali situazioni di contagio umano. Certamente siamo pronti, come laboratorio, a intervenire e siamo in grado di fare una diagnostica tempestiva, ma non è assolutamente una possibilità in questo momento.
Proprio la struttura che lei dirige è stata designata come il "laboratorio di riferimento europeo per la sanità pubblica". In questa veste, quali iniziative e azioni state promuovendo in relazione alla diffusione dell’H5N1?
Essendoci questa attenzione massima, sono in corso una serie di iniziative, come seminari e incontri, messi in campo dalla comunità europea, ai quali anche noi partecipiamo e che ci consentono di essere preparati a ogni prospettiva. Però, ripeto, in questo momento non c'è un pericolo di trasmissione all'uomo, è un’ipotesi molto lontana. Quello a cui abbiamo assistito finora è una trasmissione solo animale, totalmente legata al loro trasporto. Non a caso, uno degli aspetti che emergono dalle nostre riunioni è che si sta cercando di evitare il trasferimenti tra Stati. Negli Usa non è più possibile trasferire animali tra Stati, perché la trasmissione tra bovini è legata allo spostamento e alla mungitura degli animali. Non c'è stata una diffusione aerea, ma proprio una contaminazione nelle apparecchiature che servono alla mungitura delle mucche.
Quali sono allora le precauzioni che le persone comuni e soprattutto chi è a contatto con gli animali possono seguire?
Le attenzioni più utili sono quelle che chi lavora a contatto con questi animali dovrebbe già adottare, come l’uso dei guanti e della mascherina, anche se non è un contagio per via aerea. Negli ultimi due anni, la diffusione di questo virus tra i vari tipi di animali è aumentata e questo fatto rappresenta un ulteriore campanello di allarme, perché più il virus circola e più aumenta il rischio di mutazione. È sicuramente importante fare monitoraggio e attenzionare tutto ciò che sta succedendo. Da quando è stato scoperto, l’H5N1 viene seguito perché si ritiene sia un agente pandemico.
È realistico ipotizzare una pandemia da aviaria?
In linea generale, la questione è che una nuova pandemia arriverà sicuramente, ma non sappiamo quando e non sappiamo nemmeno quale sarà il prossimo patogeno. Non è detto che ciò che attenzioniamo sia, poi, il prossimo agente patogeno. I salti di specie capitano ma nessuno ha la sfera di cristallo per sapere quando e come. Non credo, però, sia il momento in questa fase. Lo escludo.
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