14 Maggio 2024

Ssn da finanziare: le proposte di legge alla Camera e l'incognita risorse

Cartabellotta (Gimbe): "Bene l'iniezione di 4 miliardi di euro l'anno ma non basta a colmare gap con Ue". Migliore (Fiaso): "Il nostro fabbisogno è tra il 7,5 e l'8% del Pil". La proposta di Bellantone (ISs) sulle liste d'attesa: "L'Istituto organo ispettivo"

Di Pa.Al.

Salvate il soldato Ssn. Sul sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale, tema di diverse proposte di legge tra cui la pdl Schlein, il mondo della sanità non può che dirsi d’accordo. A cominciare dalla Fondazione Gimbe che, audita quest’oggi in commissione Affari sociali alla Camera, ha sottolineato come "a parte piccole differenze, le proposte in esame sull’aumento del Fsn sono sì in linea con il Piano di rilancio del Ssn" elaborato dalla Fondazione stessa, ma, "sono limitate ad un arco temporale di 5 anni con un finanziamento aggiuntivo di 4 miliardi l’anno per un totale di 20 miliardi. Al contrario - ha detto il presidente Nino Cartabellotta -, il Piano Gimbe suggerisce un incremento progressivo del finanziamento pubblico per allineare la spesa sanitaria pro-capite alla media dei Paesi europei".

Dal punto di vista quantitativo, il recente paper dell’Ocse sulla sostenibilità fiscale dei sistemi sanitari entro il 2040 stima un aumento medio della spesa sanitaria nei paesi Ocse del 2,6%, ma prevede al contempo che le entrate attese, fiscali e non fiscali saranno pari all’1,3%, evidenziando dunque una possibile criticità nella sostenibilità della spesa sanitaria. Quanto all’’Italia, la Penisola si trova al penultimo posto per incremento delle entrate attese (0,2%) e al terzultimo per l’aumento di spesa sanitaria (1,5%). "Una situazione – commenta Cartabellotta – che, in assenza di coraggiose scelte politiche, vede il rilancio del Ssn pesantemente condizionato dalle difficoltà a reperire le risorse necessarie". In ogni caso, l’incremento del Fsn di 4 miliardi di euro/anno proposto dai provvedimenti in esame "è superiore al 2,6% previsto dall’Ocse fino al 2035, salvo poi essere inferiore dal 2036: un’importante iniezione di denaro pubblico per il Ssn, tuttavia non sufficiente recuperare l’enorme gap della spesa sanitaria pro-capite rispetto alla media dei paesi europei".

Un tema sul quale si è soffermato anche il presidente della Federazione Italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), Giovanni Migliore, che davanti ai commissari ha innanzitutto chiarito: "Il fabbisogno del Ssn si attesta intorno al 7,5-8% del Pil", sommando alla spesa del fondo sanitario quella pro capite out of pocket. Per poi ricordare la distanza che si è venuta a creare "rispetto al finanziamento medio della sanità pubblica nel resto dei Paesi europei", per effetto della stagione di "spending review inaugurata a partire dal 2010. Una differenza – ha rimarcato Migliore – che di fatto si è mantenuta costante nonostante l’investimento sia cresciuto".

Come uscirne? Sul piano delle soluzioni prospettate, per Fiaso, la strada proposta è quella dell’autonomia aziendale che, di fronte alla difficoltà per la finanza pubblica di stare al passo con gli investimenti richiesti da una popolazione che invecchia, "è l’unico modello in grado di stare accanto ai cittadini e di investire risorse lì dove è necessario".
Per il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Rocco Bellantone, intanto, "se riuscissimo a ridurre o annullare il numero di ricoveri impropri che ammontano a 2 milioni, andremmo a risparmiare fino a 6 miliardi di euro". Ben venga, naturalmente, un aumento del finanziamento del servizio sanitario – anche perché "il nostro Ssn è come un acquedotto che ha portato e porta tanta acqua ai pazienti, ma comincia anche ad avere delle falle" - ma questo potrebbe non essere sufficiente. Secondo Bellantone bisogna, infatti, evitare il rischio di dare risorse "senza eliminare sprechi e inefficienze". Il numero uno dell’Iss teme che il fenomeno delle liste d’attesa sia "molto più cospicuo di quanto possa apparire e che le misure contenute nelle pdl in esame possano non bastare. Di qui l’importanza di un attento monitoraggio e la candidatura dell’Iss a "organo ispettivo": “Potrebbe attivarsi – ha spiegato il numero uno dell'Iss- su funzioni ispettive e di stimolo nel cambio dell’organizzazione".

Cartabellotta da parte sua nutre dubbi sul percorso di reperimento delle risorse previsto dai provvedimenti all’esame (che fanno riferimento a maggiori risorse derivanti dalla crescita economica, al recupero di risorse dall’evasione/elusione fiscale e alla revisione delle politiche contributive): "Se da un lato i tempi di attuazione di queste ultime misure non permettono di recuperare risorse a breve termine – ha commentato il presidente Gimbe – dall’altro è indifferibile rivedere le priorità di investimento del Paese per evitare il crollo imminente di un pilastro della nostra democrazia. Peraltro, con la difficoltà di recuperare risorse da sprechi e inefficienze in assenza di coraggiose riforme, le uniche ipotesi aperte rimangono quelle di una tassa di scopo (es. su alcool, fumo, gioco d’azzardo, bevande zuccherate) e/o una tassazione aggiuntiva e incrementale dei redditi più elevati".
Anche perché, ha tirato le somme, "il persistere del sotto-finanziamento pubblico avrà tre conseguenze fondamentali sul Ssn. Innanzitutto, l’ulteriore demotivazione del personale sanitario con impoverimento del capitale umano che rischia di mettere definitivamente in ginocchio la sanità pubblica; in secondo luogo, la difficoltà sempre crescente nel garantire le innovazioni farmacologiche e tecnologiche; infine, l’addio all’universalismo con l’involuzione del Ssn in una sanità a doppio binario, dove il diritto alla tutela della salute sarà condizionato della capacità di spesa delle persone".

 

Tuttavia "per rilanciare il Ssn il progressivo incremento del finanziamento pubblico è condizione necessaria, ma non sufficiente: sono ormai inderogabili coraggiose riforme di sistema visto che, a fronte di varie transizioni (epidemiologica, demografica, digitale), le modalità di finanziamento, programmazione, erogazione e valutazione dei servizi sanitari ‘obbediscono’ a leggi che risalgono a 25-30 anni fa. Ma ancor prima, serve una visione chiara su quale modello di Ssn la politica vuole lasciare in eredità alle future generazioni, attraverso un patto sociale e politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di governi, riconosca nel modello del Ssn un pilastro della nostra democrazia, una conquista irrinunciabile e una grande leva per lo sviluppo economico del Paese".

 

 

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