15 Maggio 2024

Salute mentale, peggiorano gli indicatori tra i giovani

Lo rivela il Rapporto Istat 2024. Migliorano invece le condizioni degli anziani con una riduzione dei malati cronici, scesi dal 38,7% del 2003 al 34,3% del 2022. Tutti i dettagli

Di NS
Salute mentale, peggiorano gli indicatori tra i giovani

Negli ultimi anni tra i giovani sta emergendo un "peggioramento nella sfera della salute mentale (specialmente tra le ragazze) e una propensione ad adottare stili di vita che possono compromettere la loro salute (consumo di alcol ed eccesso di peso), insieme a una riduzione dei rapporti interpersonali in presenza a vantaggio di quelli a distanza o virtuali", al netto del fatto che si confermano la fascia di popolazione che dichiara più spesso buone o molto buone condizioni di salute (circa 9 ragazzi di 16-24 anni su 10). E’ quanto si legge nel Rapporto Istat 2024 che è stato presentato quest’oggi alla Camera dei deputati dal presidente dell’Istituto, Francesco Maria Chelli (nella foto). Più precisamente, l’indice di salute mentale già ridottosi nel 2021 in concomitanza del periodo pandemico (arrivando a 65,9 su 100 tra le ragazze), scende ulteriormente nel 2023 (da 68,2 del 2022 a 66,5). "Ricordiamo – precisa il report - che l’indice di salute mentale è una misura di disagio psicologico che varia tra 0 e 100, con
migliori condizioni di benessere psicologico al crescere del suo valore medio".

Nel suo Rapporto, naturalmente, l’Istat fotografa il quadro della popolazione del Paese - in Italia il 24% ha oltre 65 anni – ma mette anche in evidenza come la maggiore longevità si incroci con una persistente denatalità: una combinazione che "accentua di anno in anno l’invecchiamento della popolazione: al primo gennaio 2024, le persone di 65 anni e più sono quasi un quarto dei residenti e circa il doppio dei bambini e ragazzi al di sotto dei 15 anni di età. L’invecchiamento della popolazione si accentuerà ulteriormente nei prossimi due decenni, con l’uscita dall’età attiva delle generazioni nate all’epoca del baby boom. Si prevede che nel 2050 le persone di 65 anni e più saranno tre volte più numerose dei giovani con meno di 15 anni".

Sul fronte sanitario, comunque, in Italia negli ultimi 15 anni per gli anziani si evidenzia un miglioramento delle condizioni di salute: le persone in buona salute sono passate dal 29,4 per cento del 2009 al 37,8 per cento del 2023 e, parallelamente, si è ridotta la condizione di multicronicità (dal 38,7% del 2003 al 34,3% del 2022). Tra il 2003 e il 2023 è cresciuta la quota di anziani che fa una colazione adeguata (dal 79,8% all’85,1%); stabile il consumo giornaliero di 4 o più porzioni di frutta e/o verdura che riguarda circa un anziano su quattro. Stabile anche l’eccesso di peso (poco più di 5 persone su 10), sebbene in aumento la parte dell’indicatore relativa all’obesità (dal 13,6% al 14,8%). Nel 2023 si registra una maggiore attenzione da parte delle persone nella fascia over 65 per quanto riguarda la salute, sia per il consumo di alcol e sigarette che per l'attività fisica

Il consumo di alcol nell’anno è stabile tra la popolazione anziana (poco più di 6 anziani su 10 sia nel 2003 sia nel 2023), con quote più elevate tra gli uomini che tra le donne (circa 80% contro 50%). L’analisi dei consumi più a rischio evidenzia una riduzione di chi supera i livelli giornalieri raccomandati (dal 28,3% del 2003 al 16,7% del 2023).
Inoltre, tra il 2003 e il 2023 - rileva l'Istat - è raddoppiata la quota di anziani che praticano sport (dal 6,7% al 16,4%). Tale andamento ha riguardato sia gli uomini sia le donne, ma con livelli più accentuati tra queste ultime riducendo in tal modo il divario di genere in questa fascia di età.

Un dato in controtendenza rispetto al trend salutista riguarda il fumo, ma solo per la fascia 65-74 anni per cui questa abitudine è in crescita (i consumatori passano dal 12,6% al 15,6%); viceversa è in lieve miglioramento nella fascia dei 75 anni e più. A fronte di una riduzione della quota dei fumatori tra i maschi, tra le donne le quote di fumatrici sono però raddoppiate (da 4,4% a 8,8%).

 

 

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