20 Maggio 2024

La sindrome della 'testa che scivola sul collo'? Può insorgere anche dopo una caduta dagli sci

Ecco tutto quello che c'è da sapere su questa patologia. Dai sintomi a come trattarla, l'esperto del Gemelli, Massimiliano Visocchi, fa il punto

Di NS
Foto di Milius007
Foto di Milius007

A volte può presentarsi con un dolore che insorge muovendo la testa, altre con formicolii agli arti o con una perdita di controllo dello sfintere urinario. Sono per lo più questi i sintomi che riconducono alla sindrome della 'testa che scivola sul collo'. Una patologia, come spiegano gli esperti del Gemelli, che può comparire in soggetti con problemi dismetabolici, per esempio con sindrome di Down, o infiammatori quali l’artrite reumatoide, ma anche a seguito di un evento traumatico, tipo un incidente stradale piuttosto che un incidente durante una partita di calcio o una caduta sugli sci. Ecco perché è importante non solo riconoscerla, ma anche sapere come trattarla. Innanzitutto, bisogna sapere che la prima (C1) delle sette vertebre della colonna cervicale, quella che ha il delicato compito di sostenere il cranio, si chiama ‘atlante’. Il punto di contatto tra questa vertebra dalla forma particolare, la seconda vertebra cervicale (il cosiddetto dente dell’epistrofeo) e la base cranica è detta giunzione cranio-cervicale.

“Si tratta di un punto molto delicato – spiega Massimiliano Visocchi, associato di Neurochirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore del Master di 2° livello e del centro di ricerca sulla chirurgia della giunzione cranio-cervicale, Direttore della UOS di Chirurgia della giunzione cranio-cervicale, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs - che può essere interessato da una serie di patologie infiammatorie, degenerative, neoplastiche e traumatiche che possono dar luogo ad una ‘spondilolistesi’, cioè alla 'malattia della testa che scivola sul collo'".

Questo tipo di condizione, spiega Visocchi, "può comparire nelle persone con problemi dismetabolici (sindrome di Down, mucopolisaccaridosi, iperparatiroidismo, malattia di Paget), infiammatorie (artrite reumatoide, sindrome di Griesel), con tumori della giunzione cranio-cervicale, ma anche a seguito di un evento traumatico (un incidente stradale, uno schiaffo dietro la nuca, un incidente durante una partita di tennis o di calcio, una caduta sugli sci) che porti ad una frattura della prima o seconda vertebra cervicale e ad una dislocazione della giunzione cranio-cervicale. Tutte queste problematiche possono portare ad un’instabilità della colonna che va risolta in genere chirurgicamente, in urgenza nel caso di un incidente traumatico o in elezione nelle altre patologie".
I sintomi di questa condizione, come anticipato, possono essere diversi. "Il paziente può presentare un dolore che insorge con i movimenti della testa, formicolii agli arti, un’andatura instabile (cosiddetta atassica o paraparetica); in alcuni casi si può avere perdita del controllo dello sfintere urinario".

Di fronte a questa sintomatologia il neurochirurgo chiederà indagini radiologiche per confermare il sospetto diagnostico. "La radiografia dinamica evidenzierà l’anomalo rapporto tra le prime vertebre cervicali e la base cranica, in relazione ai movimenti del capo”. La Tac e la risonanza magnetica consentiranno di valutare in maniera approfondita il danno da trattare.
Nei casi meno gravi si può tentare di ridurre questa dislocazione posizionando il cosiddetto collare di Halo-Vest, un’areola metallica intorno alla testa, fissata con delle viti al cranio e collegata con barre metalliche ad una sorta di corsetto toracico rigido. "Si tratta di un sistema di contenzione esterna temporanea (si indossa per qualche mese e può fare da ponte all’intervento chirurgico) – spiega l’esperto - che immobilizza e protegge la colonna cervicale e il collo dopo una frattura o dislocazione delle prime vertebre cervicali. In alcuni tipi di frattura l’immobilizzazione con Halo-Vest porta alla guarigione per consolidamento della vertebra. In altri casi è necessario invece ricorrere all’intervento chirurgico, che consiste nel bloccare tra loro queste vertebre, utilizzando quattro viti e due barre in titanio. In passato veniva bloccato il cranio su tutto il collo, mentre oggi la base cranica viene bloccata solo sulle prime due vertebre cervicali". L’intervento dura circa 3 ore e non è necessaria alcuna riabilitazione.

 

 

 

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