24 Maggio 2024

Liste d'attesa: privati accreditati nei Cup e prestazioni anche nel weekend

La bozza del decreto voluto da Schillaci, visionata da Nursind Sanità, delinea il piano del governo: si allenta nel 2024 il tetto di spesa per il personale. Stop ai gettonisti. Il testo atteso in Cdm il 3 giugno, ma resta il nodo risorse

Di Ulisse Spinnato Vega

Il decreto è atteso in Cdm il prossimo 3 giugno e va sciolto ancora il nodo decisivo della copertura economica. Ma intanto, dopo le prime polemiche scatenate dalle indiscrezioni sulle misure relative all’appropriatezza delle prescrizioni, inizia a prendere forma il piano del ministero della Salute per ridurre le liste d’attesa, ormai una piaga sociale diffusa pure nella percezione dei cittadini italiani. La bozza del provvedimento, che Nursind Sanità ha potuto visionare, si snoda per 25 articoli sotto il titolo “Misure urgenti di garanzia sui tempi dell'erogazione delle prestazioni per la riduzione delle liste di attesa e altre disposizioni urgenti in materia sanitaria”.

Il governo prende atto delle grandi differenze che ci sono sui tempi di erogazione di visite ed esami tra le varie regioni italiane e allora prevede un “coordinamento di livello nazionale”, anche per ridurre il “fenomeno della mobilità attiva e passiva”: nasce quindi presso il ministero della Salute il “Sistema nazionale di governo delle liste d’attesa” (Singla) che è un “insieme delle strutture, degli strumenti e delle competenze” che servono allo scopo. Lo governerà una cabina di regia presieduta dal ministro della Salute che “sovraintende all'elaborazione del Piano nazionale di governo delle liste di attesa e vigila sull'attuazione delle misure” previste dal decreto. Il ministero definisce pure delle linee di indirizzo rivolte alle Regioni per allineare la domanda di assistenza sanitaria e omogeneizzare la risposta in termini di servizi ospedalieri e territoriali, attraverso standard nazionali organizzativi, tecnologici e infrastrutturali.

Toccherà invece ad Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) effettuare un monitoraggio nazionale sui tempi massimi di attesa per le classi di priorità delle prestazioni prenotate sia in regime di Ssn che in regime di intramoenia. In tal senso nasce la Piattaforma nazionale delle liste d’attesa con lo scopo di realizzare l’interoperabilità, ossia l’effettivo dialogo tra le piattaforme di ciascuna Regione o Provincia autonoma. In più, viene istituito un Osservatorio nazionale delle liste d’attesa e sarà definito, sul sito del dicastero della Salute, il registro delle segnalazioni. Rispetto ai tempi di attesa, il testo individua le classi di priorità per la prima visita o gli esami diagnostici, cui corrisponde una differente tempistica di erogazione della prestazione: classe U (urgente), entro 72 ore dalla richiesta di prestazione; classe B (breve attesa), entro 10 giorni; classe D (differita), entro 30 giorni per le visite o 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; classe P (programmabile), entro 120 giorni.

Rispetto alle erogazioni di specialistica ambulatoriale, le aziende sanitarie locali potranno ottemperare anche mediante i privati accreditati, ma servirà stipulare degli accordi contrattuali ad hoc. Questi ultimi saranno obbligati a fornire almeno il 90% delle prestazioni entro i tempi massimi stabiliti da ogni classe di priorità. Inoltre, la telemedicina e il teleconsulto vengono inquadrati nel decreto quali “strumenti di integrazione tra medici ospedalieri e i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta di afferenza territoriale”. Per aumentare il numero di visite ed esami effettuabili, vengono poi alzati ulteriormente i limiti di esborso per l'acquisto di prestazioni sanitarie da enti privati accreditati. Rispetto a quanto stabilito dalla legge di Bilancio, si incrementano le percentuali di spesa, da +1% a +2% per il 2024, da +3% a +4% per il 2025, da +4% a +5% dal 2026. Le erogazioni salvavita fornite dai pronto soccorso delle strutture ospedaliere private accreditate non sono invece sottoposte ad alcun limite di spesa.

Non mancano inoltre misure contro il fenomeno dei gettonisti: si reinternalizzano i servizi sanitari affidati a cooperative fino alla fine del 2026, per cui Regioni ed enti del Ssn non potranno “reclutare il personale del comparto e della dirigenza medica e sanitaria nonché delle professioni sanitarie attraverso forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa”. In compenso, il tetto di spesa per il personale delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale è incrementato a livello regionale per l'anno in corso. L'aumento arriva alla soglia del “25% dell'incremento del fondo sanitario regionale rispetto all'esercizio precedente”. Ma “a decorrere dal 2025, la spesa per il personale delle aziende e degli enti del Ssn, nell'ambito del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario standard cui concorre lo Stato, è determinata sulla base della metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale del Ssn”.

In più, accertamenti diagnostici, visite diagnostiche e specialistiche potranno essere effettuati nei giorni di sabato e domenica e la fascia oraria potrà essere prolungata. In caso di liste bloccate, con la sospensione delle attività di prenotazione delle prestazioni, vengono aumentate le sanzioni e si devono prevedere “idonee misure da adottare nei confronti dei direttori generali delle aziende sanitarie”. La bozza prevede poi un Sistema unico di prenotazione regionale o infra-regionale, che include anche i privati accreditati ospedalieri e ambulatoriali. Se essi non entreranno nel Cup (Centro unico di prenotazione) potrebbero vedere a rischio il loro accreditamento al Ssn. Lo stesso Cup attiverà un recall per ricordare all’utente la data di erogazione della prestazione e per richiedere la conferma o la cancellazione della prenotazione. In caso di mancata presenza e visita non annullata, l’assistito potrebbe essere tenuto a pagare ugualmente.  

Infine, tra le varie norme, da segnalare la promozione dell’erogazione dei servizi in farmacia: dal rilascio di dispositivi medici per i pazienti in assistenza domiciliare, residenziale o semiresidenziale ai farmaci e ai vaccini per persone di età non inferiore a 12 anni, dalla “effettuazione di test diagnostici che prevedono il prelevamento del campione biologico a livello nasale, salivare o orofaringeo” a quelli per il contrasto all’antibiotico-resistenza, fino alla telemedicina. E tutto ciò avvalendosi anche di locali diversi rispetto a quelli in cui è ubicata la farmacia, corredati dall’insegna ‘Farmacia dei servizi’.

Per il ministro Orazio Schillaci si tratta di un provvedimento importante, che però deve ancora superare le forche caudine del Mef sul piano finanziario. Ieri l’inquilino di Lungotevere Ripa ha rivendicato: “Potevo dire che se ne occupano le Regioni, ma ci ho messo la faccia”. E ha spiegato uno dei punti chiave del provvedimento: “Penso a una piattaforma fatta con le Regioni che ci dia il tempo reale delle prestazioni. È il primo punto che voglio mettere in campo. Vorrei mettere insieme nei Cup le prestazioni del pubblico e del privato accreditato. Sono convinto che mettendo insieme le agende i tempi di attesa caleranno”. Per chiudere, una stoccata: “Le agende delle prenotazioni non vanno chiuse, è illegittimo”. Oggi il ministro è tornato sul tema del monitoraggio: "Dobbiamo partire da avere un quadro preciso di quella che è la situazione prestazione per prestazione, intervento chirurgico per intervento chirurgico, sul territorio se vogliamo poi intervenire e stiamo mettendo a punto dei sistemi per intervenire. Quindi ci sarà sicuramente un monitoraggio attento e solo da un monitoraggio attento si può poi intervenire capillarmente laddove una determinata prestazione ha un ritardo inaccettabile".

 

 

 

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