L'autunno caldissimo della sanità italiana. Ecco cosa ci aspetta dopo le ferie
Gli effetti promessi dal governo dopo il via libera al decreto liste d'attesa e la ricerca di risorse fresche per il ddl 'gemello'. Ma non solo. Sono tanti i provvedimenti e gli obiettivi cui il settore guarda nei prossimi mesi
Di Ulisse Spinnato Vega
Dopo la canicola estiva, sarà un autunno metaforicamente caldissimo per la sanità italiana. Da una parte le aspettative, tutte da verificare, circa i primi effetti sulle tempistiche per visite ed esami promessi dal governo dopo il varo del contestato decreto liste d’attesa. Dall’altra, la difficoltà di reperire nuove risorse per il settore, nel frangente delicatissimo della scrittura di una legge di Bilancio che dovrà fare i conti con le regole del nuovo Patto di stabilità.
Esecutivo e maggioranza hanno rilanciato il concetto a più riprese, respingendo gli attacchi delle opposizioni per la scarsità di fondi previsti dal provvedimento d’urgenza: il dl va visto in combinato disposto con il disegno di legge sullo stesso tema, dicono, non a caso i due provvedimenti erano stati varati insieme nel Cdm del 4 giugno scorso. Il problema è che questo secondo testo, come risulta a Nursind Sanità, si è subito arenato al Mef, in attesa della bollinatura da parte della Ragioneria dello Stato prima di essere trasmesso al Parlamento.
Il ddl dovrebbe contenere quelle risorse a valere sulla programmazione del 2025 che il decreto, giocoforza, non poteva contemplare. Dunque, è difficile che l’articolato prenda forma compiuta prima del 20 settembre, quando l’Italia dovrà trasmettere alla Ue il Psb (Piano strutturale di bilancio di medio termine), il documento che rimpiazza la Nota di aggiornamento al Def e che traccia il percorso dei prossimi anni verso la sostenibilità dei conti secondo i nuovi paletti europei. Al netto delle buone intenzioni del ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha promesso di fare pressioni sul collega del Tesoro Giancarlo Giorgetti a partire dall’incontro che avranno domani, solo a valle di questo passaggio si potrà capire se e quante risorse saranno eventualmente a disposizione della sanità. Di conseguenza, è difficile che il provvedimento possa arrivare in Parlamento prima di ottobre, una fase che tra l’altro alle Camere sarà dominata dalla sessione di bilancio. Tra l'altro lo stesso Schillaci ha promesso oggi, in una intervista a La Stampa, 200 euro in più in busta paga per gli infermieri grazie alla defiscalizzazione al 15% di Irpef dell'indennità di specificità; una cifra tutta da verificare e su cui i professionisti sanitari lo attendono al varco. In ogni caso, ricordando da dove si parte, secondo il Def 2024 nel triennio 2025-2027, a fronte di una crescita media annua del Pil nominale del 3,1%, si stima appena al 2% l’incremento medio annuo della spesa sanitaria. In termini assoluti nel 2025 essa sale a 141,8 miliardi (+2,2%), 144,7 miliardi (+2,1%) nel 2026 e 147,4 milioni (+1,8%) nel 2027. Tutti sono consapevoli che non può bastare.
Il disegno di legge sulle liste d’attesa, per di più, contiene norme che riguardano anche il 2024 e che quindi rischiano di andare fuori tempo massimo. Il provvedimento, in ogni caso, è destinato a suscitare polemiche politiche e tra gli addetti ai lavori non meno del decreto ‘gemello’: l’ultima norma finita nel mirino del settore, per citare un esempio, riguarda la modifica allo statuto che darebbe agli ordini professionali la possibilità di approvare il bilancio non più con il voto delle assemblee, ma semplicemente con una deliberazione dei Consigli direttivi. Una disposizione che per molti è in contrasto con il codice civile. Il tema delle risorse, però, si riverbera pure sulla discussione che riguarda il rinnovo del contratto del personale sanitario per il 2022-2024. La trattativa va a rilento e la parte sindacale promette battaglia se non planeranno sul tavolo soldi freschi per rafforzare aumenti che ad oggi non coprono nemmeno un terzo della stangata inflattiva del biennio 2022-2023.
Il primo dei problemi del nostro Ssn resta comunque la carenza di personale. Non a caso Schillaci e la stessa premier, Giorgia Meloni, hanno ribadito che da gennaio 2025 dovrebbe cadere il tetto di spesa per le assunzioni, mentre si attende l’entrata in vigore dei nuovi criteri di calcolo basati sul fabbisogno. “Non si può pensare di abbattere le liste d'attesa non incrementando il numero degli operatori sanitari”, spiega il titolare di Lungotevere Ripa. Il problema è sempre lo stesso: servono fondi e capacità di programmazione, merce rara in questo momento storico. Il nodo dei tempi di erogazione delle prestazioni chiama poi in causa quello dell’appropriatezza prescrittiva: sono attese a stretto giro le linee guida in tal senso da parte dell’Istituto superiore di sanità, mentre sulla ‘medicina difensiva’ e sullo scudo penale per la professione medica saranno esaminati, in vista di una possibile azione normativa, i risultati dello studio condotto dalla commissione ad hoc insediata al ministero della Giustizia. Schillaci punta infine a ridurre la carenza di camici bianchi aumentando i posti disponibili per il corso di laurea di Medicina e Chirurgia.
Tuttavia, l’autunno-inverno sarà foriero di altri provvedimenti importanti in sanità. Il ministero deve ad esempio licenziare le nuove norme che riguardano la figura dell’assistente infermiere, dalla formazione ai titoli, fino alle mansioni. Dopo il via libera del Consiglio superiore di sanità, si attende l’accordo in Conferenza Stato-Regioni. Il testo dovrebbe andare in porto entro fine anno. C’è poi in ballo la revisione e semplificazione dei concorsi nella Pa che riguarda anche le elevate qualificazioni e che deve mettere il settore sanitario al passo con le amministrazioni centrali. Infine, resta aperto il tema del riconoscimento di quei sanitari stranieri, reclutati durante l’emergenza Covid, che lavorano in Italia senza l’equipollenza dei titoli. Il Milleproroghe ha spostato alla fine del 2025 un problema che riguarda soprattutto le case di riposo e che dovrebbe condurre a una norma per l’individuazione di determinati criteri che consentono l’iscrizione a un albo separato in seno all’ordine professionale di riferimento.
Dal canto loro le Camere, alle prese con le ultime due settimane di tour de force prima della pausa estiva, stanno portando avanti la discussione su provvedimenti in materia di salute che caratterizzeranno lo scorcio finale del 2024 (e non solo). A Montecitorio si vagliano due proposte di legge (Di Giuseppe di FdI e Di Sanzo del Pd) che riguardano l’estensione dell’assistenza sanitaria ai sei milioni di italiani residenti all’estero, cui si darebbe la facoltà di usufruire delle prestazioni del Ssn quando si trovano sul suolo nazionale, ovviamente pagando un contributo su base annua. Difficile che possa invece trovare sbocchi la pdl del M5s (Quartini) relativa al “finanziamento, l’organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all’assistenza sanitaria complementare”.
In commissione Sanità al Senato sta marciando in seconda lettura il progetto di legge della Lega (Panizzut) che riguarda il riconoscimento e la promozione della mototerapia. Ancora la Lega (Cantù) porta avanti un testo che tutela gli ipovedenti e promuove la prevenzione e la ricerca nella cura delle malattie causa di cecità. Una convergenza bipartisan riguarda poi il tema dell’epilessia: ben quattro testi (Ronzulli per Fi, Pirro per il M5s, De Poli per Noi moderati, Zampa e Cucchi per il Pd e Avs) puntano alla tutela e al riconoscimento dei diritti e della guarigione delle persone affette da questa patologia. Ancora in Senato va avanti la discussione congiunta dei ddl del Pd (Sensi e Bazoli) e dei Verdi-Sinistra (Magni) in materia di tutela della salute mentale. E congiunto è anche il vaglio delle due leggi sulla diagnosi precoce e sul reinserimento sociale e lavorativo delle persone affette da autismo (Russo di Fdi e Castellone del M5s), ma nondimeno dei tre testi che riguardano il contrasto e la cura dei disturbi alimentari, con l’introduzione del reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l'anoressia o la bulimia (Ronzulli per Fi, Balboni per FdI e Zambito per il Pd). Sullo stesso tema c’è infine un ddl di Italia viva (Paita e Sbrollini).
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