Aggressioni ai sanitari, medici e infermieri sul piede di guerra
Dopo il grave episodio al policlinico Riuniti di Foggia, Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed minacciano di "abbandonare gli ospedali" Nursind attacca le istituzioni che "non garantiscono la sicurezza". Zullo (FdI) annuncia un ddl con 'Daspo" per chi aggredisce

Ancora un episodio di violenza ai danni di medici e infermieri. E’ accaduto al polilcinico Riuniti di Foggia, dopo la morte in ospedale di una ragazza di 23 anni, ed ha subito fatto riesplodere la questione delicata dell’assenza di condizioni di sicurezza in cui si trova ad operare il personale sanitario.
Dura la presa di posizione del sindacato Anaoo-Assomed e di Cimo-Fesmed che, attraverso i segretari Pierino Di Silverio e Guido Quici hanno subito attaccato: "Non siamo assassini e della solidarietà, dei tavoli di confronto, delle dichiarazioni di sostegno non ce ne facciamo più nulla. Il pestaggio avvenuto al Policlinico di Foggia ai danni dei nostri colleghi ci lascia basiti soprattutto per la facilità con cui è stato commesso e l’impunità. Consentire a ben 50 persone di fare irruzione in un reparto ospedaliero vuol dire che sono state violate le più elementari regole di controllo". Quindi la loro richiesta: "Chiediamo quindi un piano straordinario di riforma del sistema delle cure e dell’emergenza e nell’immediato un incontro con il ministro della Salute affinché vengano condivise misure urgenti che possano fare da deterrente a questi raid insensati. In mancanza di risposte, non abbiamo altra soluzione che abbandonare gli ospedali".
Anche Cittadinanzattiva non nasconde la sua preoccupazione: "Questo nuovo grave episodio di violenza – commenta la segretaria generale Anna Lisa Mandorino - come i tanti altri riportati in tutta Italia, richiama l’attenzione sul tema del rapporto di fiducia fra sanitari e pazienti o familiari e della umanizzazione delle cure: sono necessarie misure specifiche per tutelare il personale che opera negli ospedali, nelle ASL, e in tutti i luoghi in cui si erogano servizi socio-sanitari, per permettere loro di lavorare in condizioni di sicurezza e serenità e per garantire ai cittadini tutti i servizi di cui hanno bisogno. Sulla vicenda specifica di Foggia, aspettiamo gli esiti della doppia indagine, quella sui fatti di violenza subiti dai professionisti sanitari, e quella interna per valutare il percorso di assistenza alla giovane ragazza deceduta a seguito dell'intervento chirurgico. Un intreccio di situazioni pesanti che ci lasciano veramente sconvolti e sui quali speriamo si faccia presto chiarezza".
Per gli infermieri è il Nursind a sottolineare la vera e propria escalation sul fronte delle aggressioni che si fanno sempre più violente, ma anche la stanchezza di denunicare episodi gravi di fronte all’inefficacia delle soluzioni prospettate dalle istituzioni: "L’ennesimo episodio di violenza che coinvolge medici e infermieri mentre portano avanti il loro lavoro. Ogni volta, purtroppo, è sempre peggio - evidenzia il sindacato -. Il livello di rabbia e brutalità, infatti, è in aumento, come nel caso pugliese che sembra assumere quasi i contorni di una spedizione punitiva. Siamo stanchi di dover continuare a denunciare situazioni di questo tipo senza che le istituzioni riescano a trovare soluzioni efficaci. Occorre una deterrenza vera per far sì che gli ospedali tornino ad essere luoghi sicuri e per far sì che il personale sanitario possa svolgere il proprio lavoro quotidiano con la giusta serenità e concentrazione, fondamentali per assicurare le dovute cure e attenzioni ai pazienti".
Proprio dalle istituzioni è il senatore di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, a farsi sentire, annunciando la presentazione di un ddl che, spiega "senza oneri per lo Stato, prevede la sospensione della gratuità di accesso alle cure programmate e di elezione per tre anni nei confronti di chi si rende protagonista di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario". Zullo lo definisce "una sorta di Daspo - con tutte le differenze del caso - declinata nell’ambito sanitario. La ritengo un’azione essenziale, perché chi si rende protagonista di questi gesti deve sapere che la conseguenza è che continuerà sì ad avere le cure, come tutelato dalla Costituzione, ma che esse non saranno più gratuite. Cure gratuite che sono proprio gli operatori sanitari, attraverso il loro lavoro nei pronto soccorso e nei reparti ospedalieri, a garantire ai cittadini italiani”. Secondo il senatore di maggioranza in questo modo, "ci sarebbe infine in questo ddl un ritorno per la tutela di tutti, sanitari e pazienti, giacché le somme raccolte dalle aziende sanitarie in applicazione alla legge in questione verrebbero finalizzate al potenziamento delle misure di sicurezza in ambienti sanitari".
Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram