11 Settembre 2024

Assistente infermiere, ecco la proposta delle Regioni

Dalla Conferenza dei governatori emergono finalmente i testi di riforma della figura di operatore sociosanitario e di istituzione del nuovo ruolo che scaturisce dall'evoluzione professionale dell'oss

Di U.S.V.
Assistente infermiere, ecco la proposta delle Regioni

“Sono emerse nel corso degli ultimi 20 anni valide motivazioni per pensare all’istituzione di un nuovo operatore di interesse sanitario”, ragioni legate alle “variazioni nella domanda di salute collegate all’invecchiamento della popolazione, all’aumento della multi-morbilità e cronicità che richiedono lo sviluppo di competenze di tipo sanitario degli operatori che a vario titolo intervengono nel processo di presa in carico, cura e assistenza della persona adulta e anziana”.

Ecco allora la necessità di “elaborare una proposta per aggiornare il profilo e il percorso formativo dell’operatore sociosanitario per assicurare un set di competenza in linea con i bisogni di salute della popolazione e una maggiore uniformità di contenuti e standard organizzativi che garantiscano la qualità formativa”. Ma soprattutto bisogna “delineare il profilo e il percorso formativo di un nuovo operatore di interesse sanitario con competenze di tipo tecnico in ambito sanitario che a partire dalla qualifica di oss possa contribuire a garantire il necessario skill mix oggi richiesto per rispondere alla variegata domanda di assistenza”. In pratica parliamo dell’assistente infermiere.

Con queste parole, contenute in una lettera inviata al ministero della Salute di cui Nursind Sanità è in possesso, la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, coordinata dall’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini, ha accompagnato lo schema di proposta di revisione della figura dell’operatore sociosanitario e il testo di istituzione dell’assistente infermiere, un nuovo ruolo che attende il via libera della Conferenza Stato-Regioni e che intanto sta facendo molto discutere in ambito sanitario.

L’assistente infermiere, nel provvedimento proposto dalle Regioni a Lungotevere Ripa, fornisce alla persona “assistenza diretta e supporto gestionale, organizzativo e formativo in contesti territoriali e ospedalieri, sanitari, socio-sanitari e sociali, presso servizi e strutture residenziali, semi-residenziali e diurne, a domicilio e per la definizione dell’ordinamento didattico dei corsi di formazione”. Opera in “modelli organizzativi innovativi” e collabora “con la professione infermieristica”, anche “a integrazione di equipe multidisciplinari”.

In pratica, si tratta di un oss che ha seguito un’ulteriore formazione, di cui si occupano Regioni e Province autonome. Gli ambiti di competenza si articolano in abilità minime e conoscenze essenziali: tecniche ed interventi assistenziali di carattere sanitario e primo soccorso; organizzazione e integrazione con altri professionisti-operatori. Come già emerso, il corso di formazione ha una durata complessiva non inferiore a 500 ore, da svolgersi in un periodo di tempo tra un minimo di sei e un massimo di 12 mesi.

Inoltre, il corso è strutturato in moduli didattici teorici di almeno 200 ore, tirocinio di minimo 280 ore e non meno di 20 ore di esercitazioni-simulazioni. A proposito del tirocinio, esso deve prevedere massimo tre esperienze presso gli enti pubblici o privati autorizzati o accreditati. Il personale che già opera in contesti sanitari, socio-sanitari, socio-assistenziali o scolastici può svolgere il tirocinio, fino ad un massimo del 30% del monte ore complessivo, presso la medesima struttura, purché le attività svolte siano coerenti con le competenze previste. Le assenze ai corsi non possono superare il 10% del monte ore, altrimenti il percorso formativo decade.

L’oss che vuole diventare assistente infermiere deve avere un diploma di scuola secondaria di secondo grado di durata quinquennale e deve possedere un’esperienza professionale di almeno 24 mesi. Se privo di diploma, l’operatore sociosanitario deve aver maturato cinque anni di esperienza negli ultimi otto anni e deve seguire una formazione ulteriore di almeno 100 ore, consistenti in un “modulo teorico propedeutico aggiuntivo, finalizzato all’acquisizione di abilità logico matematiche, comprensione del testo, scrittura sintetica, conoscenze in ambito scientifico-biologico”. I moduli didattici teorici sono articolati in specifiche aree disciplinari: rilevazione dei parametri, segni e funzioni; rilevazione del dolore e delle cure di fine vita; preparazione e assunzione di prescrizioni terapeutiche; relazioni professionali.  

“Sono ammessi all’esame di qualifica gli studenti che al termine del percorso formativo abbiano riportato valutazioni positive in tutte le materie di insegnamento e nel tirocinio”, dice il testo proposto dalle Regioni. L’esame di qualifica consiste in una prova teorica e una prova pratica finalizzate a verificare rispettivamente l’apprendimento delle conoscenze e l’acquisizione di abilità pratiche e tecniche previste dal profilo. Per quanto riguarda l’aggiornamento professionale, invece, gli assistenti infermieri devono seguire corsi di almeno un’ora per ogni mese di lavoro nell’anno di riferimento. E la formazione va completata entro il triennio successivo all’anno di conseguimento della qualifica.

Per quanto riguarda la revisione della figura dell’oss, l’altro testo proposto dalla Conferenza delle Regioni mette in evidenza la necessità di “un aggiornamento del profilo nonché del percorso formativo il quale deve garantire una maggiore uniformità di contenuti”. L’operatore infatti “svolge attività finalizzate a soddisfare i bisogni primari e favorire il benessere e l’autonomia delle persone assistite in ambito sanitario, socio-sanitario e sociale” e lavora in collaborazione con il professionista sanitario o sociale di riferimento. Si occupa dei bisogni di base quotidiani della persona, anche dell’igiene, sicurezza e comfort degli ambienti di vita e di cura della persona stessa. Pure qui, tocca a Regioni e Province autonome definire fabbisogni professionali e formativi dell’oss. Il testo descrive i variegati contesti operativi in cui agisce e le relazioni con le altre professioni. Per diventare operatore sociosanitario è obbligatorio aver raggiunto la maggior età e aver assolto l’obbligo scolastico.

Il corso di formazione ha una durata complessiva di almeno 1000 ore, da svolgersi in un periodo di tempo non inferiore a nove mesi e non superiore a 18 mesi. Il corso prevede due moduli didattici: uno relativo alle competenze di base e l’altro su quelle professionalizzanti. Il modulo delle competenze di base ha una durata di almeno 200 ore di teoria. Mentre quello delle competenze professionalizzanti ha una durata di almeno 800 ore, di cui: 250 ore di teoria, 100 ore di esercitazioni/laboratori, 450 ore di tirocinio. I moduli sono articolati nelle seguenti aree disciplinari: socio-culturale, legislativa e istituzionale; tecnico operativa; relazionale.

Pure in questo caso, il tirocinio deve prevedere più esperienze in diversi contesti. Almeno 150 ore devono svolgersi in ambiente sanitario, ma il personale che già opera in presidi sanitari, socio-sanitari, socio-assistenziali o scolastici può svolgere il tirocinio, fino ad un massimo del 30% del monte ore complessivo, presso la propria struttura, “purché le attività svolte siano coerenti con le competenze previste e vengano attivate le procedure relative al tirocinio curricolare nel rispetto della normativa vigente”. Anche gli aspiranti oss non possono saltare più del 10% delle ore complessive, pena l’interruzione del percorso formativo. Per quanto riguarda, infine, l’aggiornamento, vale sempre il parametro di un’ora di formazione per ogni mese lavorato nell’anno di riferimento, “con la possibilità di completamento della formazione nel triennio successivo, a partire dall'anno seguente a quello di conseguimento della qualifica”.

 
La proposta delle Regioni di revisione della figura di oss

La proposta delle Regioni di istituzione dell’assistente infermiere


 

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