Laurea in infermieristica: i numeri del tracollo regione per regione
Nursind Sanità anticipa le cifre in dettaglio che testimoniano la scarsa attrattività della professione per i giovani. La sola Campania perde addirittura 388 domande su 1815 andate in fumo in un anno. Il Sud fa peggio del resto d'Italia
Di Ulisse Spinnato Vega
Un crollo dal quale non si salva nessuno. Stipendi bassi, carenti prospettive di carriera, turni massacranti, rischio burnout sempre più frequente e, come se non bastasse, la piaga crescente delle aggressioni ai sanitari: la professione di infermiere, si sa, non è in cima ai pensieri dei più giovani. Una attrattività sempre più scarsa che sta desertificando anche i corsi di laurea. È di qualche settimana fa il dato nazionale aggregato circa le domande ai test d’ingresso rispetto ai posti disponibili, 21.142 contro 20.435, un rapporto ormai sceso a 1 e una picchiata delle candidature che sfiora l’8% rispetto all’anno scorso (erano 22.957 nel 2023, 1815 in più).
Nursind Sanità, però, è in grado di anticipare la fotografia disaggregata regione per regione e in termini di macroaree: numeri inequivocabili che testimoniano come, appunto, l’emorragia riguardi tutti i territori, nessuno escluso. Lo stesso Meridione, che ha sempre avuto un bacino più generoso di aspiranti infermieri, oggi mantiene sì un rapporto di 1,6 tra domande e posti contro lo 0,8 del Nord e del Centro, ma vede diminuire le candidature addirittura del 9,1% (-7,6% al Nord e -6,8% al Centro) sul 2023.
I dati di dettaglio arrivano da tutte le università italiane e sono elaborati da Angelo Mastrillo, docente in Organizzazione delle professioni sanitarie all’Università di Bologna. Fa impressione vedere ad esempio il crollo annuo di oltre il 17% nelle Marche e di oltre il 16% in Campania. In termini percentuali fanno peggio solo Molise (-24%) e Umbria (-23,4%), ma su numeri assoluti ovviamente molto più ridotti.
Sempre in cifre assolute, invece, la Campania vede scomparire addirittura 388 domande rispetto all’anno scorso, la Lombardia 196, la Puglia 187, il Lazio 177. Unica regione in controtendenza, ma sembra una beffa, è la Liguria che guadagna una singola candidatura (da 444 a 445). Persino una regione virtuosa come il Veneto vede un calo di quasi il 7% con 106 domande in meno. È chiaro che nel contesto di una desertificazione del genere tende a ridimensionarsi pure la buona notizia del leggero aumento dei posti: 377 in più rispetto all’anno passato.
La chiosa a questi dati da parte del Nursind, primo sindacato degli infermieri, è di estrema preoccupazione. “Da una parte ci sono rischi enormi per la tenuta del sistema, in particolare in Nord Italia, dove il rapporto tra domande e posti non arriva nemmeno a 1 – spiega il segretario nazionale Andrea Bottega –. Anche considerando che poi alla laurea giunge soltanto il 70-75% degli iscritti. Dall’altra parte, con questi numeri, non c’è vera selezione in ingresso e nemmeno al momento dell’assunzione. Quindi, in definitiva, rischiamo di avere problemi sulla qualità degli infermieri e dell’assistenza che verrà erogata a tutti i cittadini”.
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