06 Novembre 2024

Migrazione sanitaria, M5s: "Ecco come limitare i disagi dei cittadini"

Presentata alla Camera la proposta di legge a prima firma Fenu che punta ad armonizzare e standardizzare il fenomeno. Ogni anno vengono sborsati 4,5 miliardi di euro, soprattutto dalle Regioni del Sud. Sulla stessa linea un testo del Pd

Di Elisabetta Gramolini
Migrazione sanitaria, M5s: "Ecco come limitare i disagi dei cittadini"

Un fiume di persone ogni anno lascia la propria casa, si mette in aspettativa dal lavoro e cerca altrove soluzioni per curarsi o trovare cure per i propri cari. La maggior parte si muove dal Mezzogiorno per raggiungere i centri sanitari del Centro e del Settentrione. La migrazione sanitaria si traduce ogni anno in 4,5 miliardi di euro che le Regioni del Sud devono versare alle casse di quelle del Nord. Per dare una risposta al tema, è stata depositata una proposta di legge che mira alla continuità sanitaria, voluta da Emiliano Fenu, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Finanze alla Camera, e presentata oggi in conferenza stampa. In particolare, nel testo si legge che la finalità è “armonizzare e standardizzare le questioni derivanti dalla cosiddetta mobilità sanitaria interregionale, con lo scopo di limitare i disagi e le problematiche ricadenti su quelle cittadine e cittadini”.

La proposta disciplina in particolare il riconoscimento della condizione di assistito in mobilità sanitaria, prevedendo che vi sia un’apposita autorizzazione dal servizio della Regione di residenza ad usufruire di prestazioni al di fuori poiché indisponibili e non erogabili dal servizio sanitario regionale di residenza. Fra le innovazioni previste c’è l’introduzione di un Garante nazionale dei diritti degli assistiti in mobilità sanitaria e una relazione compiuta a fine anno dal ministero della Salute. Gli oneri finanziari per sostenere le proposte ammontano a 150milioni di euro per gli anni 2024, 25 e 26 e 50 milioni a decorrere dal 2027. “Esistono diverse ragioni – dichiara Fenu – alla base del fenomeno, da quelle relative alla specifica patologia da curare, fino allo stato del sistema sanitario delle diverse Regioni. L’obiettivo finale è che ogni cittadino riesca a far valere il proprio diritto alla salute a prescindere da quali siano le sue origini, perché ogni cittadino dovrebbe avere il diritto di rivolgersi alle migliori strutture e ricevere le migliori cure possibili su tutto il territorio nazionale”.

Nella proposta si ricordano le cifre nella periodica analisi sulla mobilità sanitaria interregionale compiuta dalla Fondazione Gimbe. In relazione al 2021, i dati fanno emergere che il valore della mobilità sanitaria ammonta a 4.247,29 milioni di euro, in aumento rispetto al 2019 e al 2020, anno in cui l’emergenza pandemica Covid-19 ha ridotto gli spostamenti delle persone e l’offerta di prestazioni ospedaliere e ambulatoriali. “Da Regione a Regione – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, durante la conferenza stampa – ci sono grandi differenze sulle varie tipologie di prestazioni erogate perché risentano dell’offerta sanitaria”.   

Riguardo all’applicazione dell’autonomia differenziata, ciò che il presidente di Gimbe teme è l’effetto boomerang: “Se pago – dichiara – di più i professionisti sanitari al Nord, quelli del Sud saranno spinti ad andarsene con il rischio di indebolire ancora una volta il Meridione. Oltretutto, le Regioni del Nord non sono in grado di produrre prestazioni sanitarie all’infinito”. In questo senso, “il dato della Lombardia è evidente perché più aumenta la richiesta e più si rischia di peggiorare la qualità dell’assistenza. L’autonomia rischia di sparigliare ulteriormente le carte. All’Istat – annuncia Cartabellotta – abbiamo fatto una richiesta specifica di spacchettare la spesa sanitaria delle famiglie, in termini sia di costi diretti sia indiretti. È un aspetto che andrebbe approfondito”.           

A ricordare l’entità del flusso di denaro che le Regioni del Sud danno a quelle del Nord in virtù della mobilità è Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari Sociali alla Camera. “Ogni anno – afferma – si calcolano 4,5 miliardi di euro. Se smettessero di farlo, avrebbero in realtà nelle casse due finanziarie da investire per la sanità”. Il tema è molto significativo e non riguarda solo i malati ma anche le famiglie. “Pensate, per esempio, quando si muovono i genitori per far ricoverare i figli. Allo stato attuale la proposta di legge ha un suo significato di equità ma non tutte le Regioni potranno garantire delle eccellenze che dovranno rimanere a livello nazionale”. Per il parlamentare, inoltre, all’orizzonte si intravede il rischio è che il divario fra sanità regionali aumenti con l’autonomia differenziata. “Non a caso – aggiunge – noi abbiamo una proposta di legge per rimettere in capo allo Stato la materia della sanità”.

La proposta di legge inoltre ha accolto i suggerimenti dell’associazione Svs Viaggi per la Salute, specializzata sul tema, che ha redatto la pubblicazione 'Viaggi con la speranza'. “La migrazione sanitaria pediatrica – evidenzia Gianluca Budano, direttore Arpal Puglia e co-autore della pubblicazione – provoca forme di squilibrio nelle famiglie che sono obbligate a spostarsi verso centri dove la scelta è fra la sopravvivenza o la morte. Abbiamo recensito nove storie del Bambino Gesù di Roma di famiglie provenienti dal Sud”.

Fra le altre iniziative legislative che si ritrovano in sintonia con la proposta, c’è quella presentata da Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito democratico in commissione Bilancio alla Camera, che suggerisce di togliere il tetto al congedo parentale per genitori che si occupano di patologie gravi. “Dovrebbe – commenta – far parte del Dna universale su cui tutti dovremmo riconoscerci. Purtroppo la mia proposta di legge avrà un costo di 100 milioni di euro e in un’epoca in cui le emergenze sono tante questo viene percepito come un peso”.       

Sullo stato dell’arte della migrazione sanitaria, interviene infine Silvio Lai, deputato del Partito democratico e vicepresidente della commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità: “C’è un aspetto fisiologico e uno patologico. Sino a 20 anni fa era una mobilità per raggiungere le eccellenze. Nel Mezzogiorno la struttura sanitaria paga due volte perché deve garantire la sanità per i residenti e per coloro che vanno fuori regione. Secondo me c’è un tema che va rivisto sul come è organizzato il Servizio sanitario nazionale e come le risorse vengono calcolate. È una dimensione drammatica – conclude ­– e non fa altro che aumentare le distanze”.

 

La proposta di legge del M5s

 

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