15 Novembre 2024

Dieta mediterranea, troppo costosa per il 50% dei giovani

Secondo i dati dell'Osservatorio Waste Watcher International, solo il 23% la pratica. Mentre gli anziani ne fanno una regola di vita. In generale, però, un italiano su tre dichiara di seguirla a modo suo. Tutti i dati

Di NS
Foto di RitaE
Foto di RitaE

La dieta mediterranea festeggia domani, 16 novembre, i 14 anni di riconoscimento quale patrimonio culturale Unesco. Eppure i giovani oggi fanno fatica a prtaicarla. È quanto emerge dalla nuova indagine dell’Osservatorio Waste Watcher International "La Dieta Mediterranea in Italia: un’eredità di cui riappropriarsi". Sembra effettivamente che nel nostro Paese non sia questo il modello nutrizionale di riferimento per le nuove generazioni.

Solo il 23% dei giovani tra i 18 e i 24 anni – quasi uno su 4 - si allinea a questo stile alimentare, definendola però, imprecisamente, “un regime alimentare che prevede un consumo elevato di carne, pesce e latticini, con un ridotto apporto di carboidrati”. Va meglio in altre fasce anagrafiche, il 77% di chi ha fra 55 e 64 anni la riconosce come "uno stile di vita che include abitudini alimentari equilibrate, basate su olio d'oliva, cereali, frutta, verdura, pesce, carne moderata, e il rispetto della stagionalità e della biodiversità". Complessivamente, il 72% degli intervistati dimostra di avere una comprensione adeguata della dieta, ma a praticarla sono soprattutto i più anziani, che ne fanno quasi una regola di vita: la segue infatti l’85% di chi ha oggi 65 anni, o più, e il 71% afferma di praticarla "sempre" o "spesso". Tuttavia, 1 italiano su 3 sembra seguirla a modo suo, affermando che la sua famiglia ha adottato "uno stile alimentare mediterraneo, con pasta e pizza".

 

D’altra parte, secondo l'Istituto superiore di sanità, solo il 5% della popolazione adulta italiana segue rigorosamente questo modello alimentare. La maggior parte (83,3%) presenta un’aderenza moderata) e solo il 4% degli intervistati si dichiara "attento alla sostenibilità", dimostrando così una attenzione generalmente labile a un valore urgente del nostro tempo. Fra chi ha una definizione corretta della dieta mediterranea il 75% la segue regolarmente, contro il 60% di chi ne ha una percezione errata: una conoscenza precisa sembra quindi incentivare l’adozione di questo stile alimentare.

Ma quali sono le ragioni di resistenza all’adozione della dieta mediterranea? Le principali barriere sono i costi elevati dei cibi freschi (42%) e la mancanza di tempo per predisporre i piatti (27%), indicazioni che salgono in modo significativo fra i giovani: è troppo costosa per il 50% dei 18-24enni e fa perdere troppo tempo per il 38% dei giovani. Ma ricerche condotte dal team Waste Watcher sul costo della spesa dimostrano che il carrello settimanale della dieta mediterraneo costa ben 7,28 euro in meno rispetto al carrello della dieta seguita degli italiani (46,27 euro vs. 53,55 euro). E in generale gli ingredienti freschi, come frutta e verdura di stagione, cereali, legumi e olio d’oliva, sono spesso più economici rispetto ai prodotti più elaborati. Mentre l’aspetto delle abitudini alimentari consolidate, che riguarda 1 italiano su 4 (il 26% degli intervistati) rappresenta un ostacolo sia per i più giovani sia per gli anziani, indicando una resistenza al cambiamento su entrambi i fronti generazionali. "La perdita di un patrimonio culturale e alimentare, qual è la dieta mediterranea, sarebbe un danno gravissimo per le future generazioni. Il contrasto all'impoverimento alimentare dei ceti socioeconomici meno abbienti e di una parte delle giovani generazioni è la sfida che abbiamo davanti per promuovere stili alimentari sani e sostenibili", sottolinea l’economista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International.

Naturalmente, come sottolinea sempre l’economista, l’indice di povertà assoluta, passato nell’ultimo anno in Italia dal 7,7 all’8,5% della popolazione, ha un suo peso. Tuttavia, insiste, "garantire lo 'ius cibi', il diritto di tutti ad una alimentazione sana e sostenibile, significa oggi prevedere un serio investimento per ridurre le spese sanitarie derivanti dalle malattie causate da un'alimentazione scorretta".
Ecco perché, come evidenzia il coordinatore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International, Luca Falasconi, "è fondamentale investire nell'educazione alimentare, chiarendo che la dieta Mediterranea non solo è accessibile ma anche sostenibile. È cruciale fornire informazioni chiare e pratiche su come comporre pasti sani e sostenibili, per attrarre le nuove generazioni e rendere la dieta mediterranea un’opzione allettante". In che modo? Secondo l’indagine, la misura più apprezzata è l'educazione alimentare nelle scuole (64%), sostenuta soprattutto dagli over 55 (73%). Seguono le campagne di sensibilizzazione sulla salute (46%). Proprio dai giovani arrivano indicazioni chiare: la preferenza dei 18-24enni non va tanto alle campagne di educazione alimentare quanto, più di 1 giovane su 2, il 58%, all'adozione di etichette che possano aiutare il consumatore nella scelta dei prodotti più idonei per seguire una dieta sana. E quasi 1 giovane su 3 (il 27%) propone di tassare i cibi non salutari.

 

 

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