Fascicolo sanitario elettronico, il consenso solo dal 41% dei cittadini
Secondo i dati della Fondazione Gimbe pesano le differenze regionali. Cartabellotta: "Occorre infondere, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, una maggiore fiducia nella popolazione". Il Lazio si distingue: è l'unico in cui il Fse contiene tutti i documenti previsti per legge
Di NS
Solo il 41% dei cittadini ha espresso il consenso per la consultazione del Fascicolo sanitario elettronico (Fse) e, quindi, dei propri documenti sanitari da parte di medici e operatori del SSsn in linea con le finalità del DM 7 settembre 2023. Sono questi i dati aggiornati allo scorso 31 agosto (al 31 marzo solo per il Friuli Veenzia Giulia) e forniti dalla Fondazione Gimbe in occasione del 19° Forum Risk Management di Arezzo. Non mancano, naturalmente, le differenze regionali: l’adesione varia dall’1% in Abruzzo, Calabria, Campania e Molise all’89% in Emilia-Romagna. Tra le Regioni del Mezzogiorno, solo la Puglia con il 69% supera la media nazionale. "La limitata espressione del consenso da parte dei cittadini – ha spiegato il presidente Nino Cartabellotta - soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno, evidenzia l’urgenza di infondere una maggiore fiducia nella popolazione. È fondamentale rassicurare i cittadini sulla sicurezza dei dati personali e sull’utilità concreta del FSE. Senza un intervento mirato in questa direzione, gli sforzi compiuti dai servizi sanitari regionali rischiano di essere vanificati".
Nel dettaglio, tra giugno e agosto 2024 (per il Friuli Venezia Giulia i dati sono gennaio-marzo 2024), solo il 18% dei cittadini ha consultato il proprio Fse almeno una volta, considerando coloro per cui nello stesso periodo è stato reso disponibile almeno un documento nel fascicolo. Tuttavia, le differenze tra le Regioni sono significative: si passa dall’1% di utilizzo nelle Marche e in Sicilia al 50% della Provincia autonoma di Trento. Nelle Regioni del Mezzogiorno, il tasso di utilizzo è generalmente molto basso, con percentuali pari o inferiori al 3%, fatta salva la Sardegna che raggiunge il 10%. L’unica eccezione positiva è rappresentata dalla Campania, che con il 18% si allinea alla media nazionale. "Il limitato utilizzo del Fse da parte dei cittadini – ha commentato il numero uno del Gimbe – particolarmente evidente nelle Regioni del Sud, sottolinea l’urgenza di investire in alfabetizzazione digitale. Questa è una condizione imprescindibile per realizzare una trasformazione digitale efficace, che trova nell’utilizzo del FSE uno strumento fondamentale".
E sul fronte dei medici e degli specialisti? Tra giugno e agosto 2024, la quasi totalità (94%) di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta ha effettuato almeno un accesso al Fse. 11 Regioni raggiungono il 100% di utilizzo: Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Provincia autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Nelle altre Regioni il tasso di utilizzo rimane elevato ma di poco inferiore: Campania, Liguria e Provincia autonoma di Bolzano (99%), Friuli Venezia Giulia (97%), Calabria (94%). Al di sotto della media nazionale si collocano Sicilia e Marche (92%), Abruzzo (88%), Toscana (82%) e Lombardia (81%).
Al 31 agosto 2024, invece, il 76% dei medici specialisti delle Aziende sanitarie risulta abilitato alla consultazione del Fse, con significative differenze regionali. Le percentuali oscillano tra lo 0% della Liguria e il 100% in Lombardia, Molise, Province autonome di Bolzano e Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Al di sotto della media nazionale si collocano Sicilia (73%), Lazio (59%), Abruzzo (28%), Calabria (25%), Marche (2%) e Umbria (1%). La Liguria rimane il fanalino di coda con una totale assenza di medici specialisti abilitati (0%).
A partire dal 2025, un’importante innovazione è destinata a incrementare ulteriormente l’uso del Fse: la dematerializzazione della ricetta bianca. Grazie a questa evoluzione, anche le prescrizioni non a carico del Ssn saranno disponibili in formato elettronico e gestibili direttamente attraverso il Fse. "Un significativo passo avanti verso una sanità sempre più digitale e integrata", secondo Cartabellotta. Fermo restando, però, che per ridurre le disuguaglianze, "è indispensabile un nuovo patto nazionale per la sanità digitale, che coinvolga il governo e le amministrazioni regionali. Senza un piano di integrazione nazionale, rischiamo di generare nuove diseguaglianze in un sistema sanitario che già viaggia a velocità diverse, dove tecnologia e innovazione rimangono accessibili solo a una parte della popolazione".
Non va dimenticato, infatti, che in generale il decreto del ministero della Salute del 7 settembre 2023 ha definito i contenuti del FSE 2.0, ma non tutte le Regioni rendono disponibili tutti i documenti. Ad oggi, come ha evidenziato Cartabellotta, solo sette tipologie di documenti sono accessibili su tutto il territorio nazionale: lettere di dimissione ospedaliera, prescrizioni farmaceutiche e specialistiche, referti di laboratorio, di radiologia e di specialistica ambulatoriale, verbali di pronto soccorso”. Con una forte disomogeneità a livello regionale prorpio nella disponibilità dei documenti nel Fse. E così Il certificato vaccinale è presente in 16 Regioni e Province autonome (76%), mentre il taccuino personale dell’assistito e della scheda della singola vaccinazione si trovano nei Fse di 12 Regioni (57%). Solo 5 Regioni rendono disponibile la lettera di invito per screening vaccinazione e altri percorsi di prevenzione. La cartella clinica, invece, è disponibile esclusivamente in Lazio, Sardegna e Veneto
A livello nazionale sono messi a disposizione degli utenti il 79% dei documenti. Il Lazio è l’unica Regione che include nel Fse tutte le tipologie di documenti previsti dal decreto, mentre le altre Regioni presentano livelli di completezza variabili: dal 94% del Piemonte al 63% di Marche e Puglia.
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