Turismo sanitario: nel 2023 spesa a 2,88 miliardi, superata la soglia pre-Covid
I dati Agenas certificano il sorpasso sul 2019. Il volume dei ricoveri in mobilità è ancora inferiore, ma pesano i Drg ad alta complessità. Al top Emilia Romagna e Lombardia, in coda Campania e Calabria
Di Ulisse Spinnato Vega
Conseguenze della sanità patchwork: il cosiddetto ‘turismo della salute’ segna le enormi disparità territoriali in termini di prestazioni erogate dal Ssn, genera gravi disagi ai cittadini e causa danni finanziari alle regioni più in difficoltà. I dati enucleati da Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, parlano chiaro: il numero di ricoveri in mobilità è tornato a crescere costantemente dopo lo choc dell’emergenza pandemica, un trend che si è osservato già a partire dalla seconda metà del 2020. Nel 2023 la spesa ha addirittura superato il 2019, ultimo anno pre-Covid: 2,88 miliardi di euro contro 2,84 miliardi, mentre nell’anno clou della pandemia era crollato a 2,12 miliardi. Ciò accade malgrado il volume delle ospedalizzazioni rimanga ancora inferiore: 668.145 nel 2023 rispetto ai 707.811 del 2019.
Agenas, che ha operato su mandato e in collaborazione con il ministero della Salute, ci tiene a specificare che esistono tre tipi di mobilità: quella apparente, costituita dai ricoveri effettuati nella regione di domicilio del paziente, quando quest’ultima non coincide con la regione di residenza; quella casuale, relativa agli ingressi in ospedale effettuati in urgenza; quella effettiva, ossia determinata dalla precisa scelta del cittadino. L’incremento degli esborsi è attribuito soprattutto all’aumento della mobilità legata a ospedalizzazioni per Drg di alta complessità (1,21 miliardi di euro nel 2023), che comportano trattamenti più costosi e specializzati, si spiega nell’indagine dell’agenzia.
Entrando nel dettaglio, il report fa sapere che le componenti di mobilità casuale e apparente sono pressoché stabili nel corso degli anni, mentre si è registrata un’impennata del 12% connessa alla mobilità su prestazioni ad alta complessità. La quota sulla media e bassa complessità ha fatto invece registrare una corrispondente diminuzione del 12%. Le regioni più attrattive restano Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, soprattutto in relazione a patologie e disturbi del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo, che rappresentano per le tre aree rispettivamente il 52%, il 31% e il 34% dell'attrazione totale. I territori con il maggior saldo positivo sono ancora l’Emilia-Romagna e la Lombardia che presentano risultati equiparabili (rispettivamente 387 milioni e 383 milioni di euro).
Il flusso migratorio, spiega Agenas, è prevalentemente diretto da Sud a Nord. Tuttavia, si rileva anche una mobilità significativa tra le regioni del Centro-Nord, soprattutto quelle di confine. In termini percentuali, gli spostamenti sono così suddivisi: 83,78% al Nord, 68,24% al Centro, e 27,22% al Sud. Le strutture ospedaliere maggiormente attrattive sono le private accreditate, che gestiscono circa i tre quarti delle prestazioni di alta complessità. Tra le regioni, il Lazio è quella che ha migliorato sensibilmente la sua posizione, abbattendo del 9% i costi di mobilità passiva dal 2019 e aumentando nello stesso periodo i ricavi dell’11%. Tra i territori meridionali, la Campania ha ridotto gli esborsi legati alla mobilità passiva del 6%, mentre ha incrementato i ricavi grazie a un maggior volume dei ricoveri di alta complessità in mobilità attiva. C’è da dire che quest’ultima regione resta comunque in coda alla classifica, con un saldo passivo di 211 milioni di euro, seguita dalla Calabria a 191 milioni e dalla Sicilia a 139 milioni.
I grafici Agenas
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