Grandi apparecchiature: il 51% nel pubblico, ma il parco è da svecchiare
Il report Agenas sulle dotazioni tecnologiche sanitarie: il 60% delle Rm nel privato convenzionato. Il 37% dei macchinari supera i 10 anni di età: si conta sul Pnrr per accelerare il ricambio
Di U.S.V.
La sanità pubblica prevale generalmente su quella privata, ma se parliamo di risonanze magnetiche e mammografi, la storia cambia. Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha fotografato la distribuzione delle grandi apparecchiature per la salute in Italia al maggio scorso: in totale sono 8.228, il 51% è disponibile appunto nel pubblico (4.187), il 44 in strutture private accreditate (3.586) e il 6% in quelle private non accreditate (455). Le risonanze, tuttavia, sono collocate per il 60% nella sfera del convenzionato (1.173 su 1.940 totali) e il 52% dei mammografi, come detto, si trova nel privato accreditato e non accreditato (1.083 su 2.079 totali).
Il report, realizzato con la collaborazione delle società scientifiche di settore e il ministero della Salute, contribuisce a misurare l’equità nell’accesso alle prestazioni, la riduzione dei tempi di degenza e delle liste d’attesa, la razionalizzazione delle risorse. Ma di mezzo c’è anche l’impatto del Pnrr, con il sub investimento della Missione 6 Componente 2, che riguarda l’ammodernamento tecnologico degli ospedali attraverso l’acquisizione di Tac, risonanze magnetiche (Rm), acceleratori lineari, angiografi, gamma camere, gamma camere/Tc e degli stessi mammografi.
Le apparecchiature più presenti rispetto alla popolazione sono proprio le Tac (37,3 per milione di abitanti), i mammografi (35,2 per milione di abitanti) e le Rm (32,9 per milione di abitanti). A livello europeo, l’Italia vanta un numero di Tac e risonanze per milione di abitanti paragonabile a quello della Germania (36,5 Tc e 35,2 Rm per milione di abitanti) e superiore a quello di altri Paesi quali Spagna (21,4 Tc e 20,3 Rm per milione di abitanti) e Francia (19,5 Tc e 17 Rm per milione di abitanti).
Andando a vedere invece l’età media dei presidi tecnologici, si capisce perché è necessario intervenire. Il 37% dei macchinari ha più di dieci anni. Il 29% opera da almeno cinque anni e solo un terzo, il 34%, ha un’età minore o uguale a cinque anni. In particolare, il 74% delle gamma camere, il 45% degli acceleratori lineari, il 44% delle risonanze, il 41% degli angiografi, il 38% dei sistemi Tc/Pet presenta un’età superiore ai 10 anni. Il 64% dei sistemi robotizzati per chirurgia endoscopica e il 37% delle Tc e dei sistemi Tc/gamma camera ha un’età minore o uguale a 5 anni. C’è da dire che la dotazione è in aumento. Il report Agenas sottolinea “che il numero annuale dei nuovi collaudi è superiore a quello delle dismissioni; a fonte delle nuove acquisizioni, permangono tuttavia apparecchiature che progressivamente superano i 10 anni per le quali il finanziamento Pnrr accelererà il ricambio”.
Scendendo infine nel dettaglio dei dati regionali, ovviamente la Lombardia domina la classifica, anche in ragione della sua popolosità, con 1.377 apparecchi totali, di cui 611 nel pubblico e 710 nel privato accreditato. Il Lazio è secondo con 1.053 presidi, ma ha un alto numero sul privato non accreditato: 140. La Campania è terza, con una forte sproporzione a favore del privato accreditato: 548 macchinari su 857 totali. Rispetto all’età media delle macchine, le regioni con una più alta percentuale di strumenti ultradecennali sono l’Abruzzo, la Calabria, il Friuli-Venezia Giulia, il Molise, Trento, la Sardegna, la Sicilia e la Valle d’Aosta. Invece Liguria, Lombardia, Marche, Veneto e Lazio sono le aree con una più alta percentuale di apparecchiature con meno di 5 anni di età.
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