13 Gennaio 2025

"Climate change? Nei prossimi 25 anni attesi 14,5 milioni di morti"

Tutti parlano dell'approccio One Health, ma intanto il Wto stima da qui al 2050 12,5 trilioni di dollari di perdite economiche e 1,1 trilioni di costi sanitari per gli eventi estremi e il riscaldamento globale. E suggerisce le soluzioni

Di U.S.V.
"Climate change? Nei prossimi 25 anni attesi 14,5 milioni di morti"

Si parla sempre più spesso di approccio One Health ai problemi della salute delle persone: ma quanto si tiene effettivamente conto, nelle politiche sanitarie e negli investimenti di settore, dei legami sempre più stretti tra salubrità ambientale, cambiamenti climatici e condizioni psicofisiche delle persone? Il World economic forum, l’organizzazione internazionale per la cooperazione pubblico-privato, mette ora il dito nella piaga e preannuncia un report che prevede 14,5 milioni di morti da qui al 2050 per una qualità della vita “significativamente ridotta a causa di eventi legati al clima come siccità, inondazioni e innalzamento del livello del mare, nonché picchi di malattie aggravate dal riscaldamento globale”.

Le perdite economiche, secondo il Wto, dovrebbero raggiungere la cifra astronomica di oltre 12,5 trilioni di dollari e i costi sanitari aumenterebbero di 1,1 trilioni di dollari. Stime durissime, in particolare nei giorni della tragedia californiana. L’impatto sarà forte anche sulle migrazioni: nei prossimi 25 anni potrebbero infatti esserci fino a 1,2 miliardi di rifugiati climatici e altri 500 milioni di persone esposte alla malaria e alla febbre dengue, visto che l’aumento delle temperature espande il perimetro geografico delle zanzare portatrici di malattie in Europa e Nord America. “Da qui al 2050, anche la scarsità di cibo e acqua rappresenterà una delle principali sfide sanitarie per miliardi di persone”, spiega il report del Wto.

“Il quadro è desolante”, tuttavia “agendo ora è possibile evitare il peggiore di questi impatti. Una serie di investimenti rapidi e mirati nella ricerca e sviluppo di nuovi vaccini e altre misure di prevenzione, trattamenti e tecnologie potrebbero ridurre fino alla metà degli esiti negativi sulla salute dei cambiamenti climatici”. Il rapporto del Wto e Oliver Wyman che sarà pubblicato il prossimo 17 gennaio stima che gli investimenti nell’innovazione delle scienze della vita legate al clima dovranno raggiungere i 65 miliardi di dollari nei prossimi cinque-otto anni. “Sebbene ciò possa sembrare sostanziale, ammonta oggi a meno del 5% della spesa annuale in ricerca e sviluppo da parte dell’industria farmaceutica globale”, nota il think tank svizzero. Questo livello di investimento potrebbe comunque salvare 6,5 milioni di vite ed evitare 5,8 trilioni di dollari di perdite economiche globali.

Quindi il messaggio ai decisori istituzionali: “Per superare la crisi sanitaria, i politici dovrebbero prendere in considerazione meccanismi per facilitare il finanziamento della ricerca e sviluppo e rafforzare i sistemi sanitari e le catene di approvvigionamento mondiali. La chiave per affrontare gli effetti del cambiamento climatico sulla salute sarà lavorare con la stessa urgenza e cooperazione tra governo e industria che ha consentito alle aziende del settore delle scienze della vita di produrre vaccini Covid-19 in meno di un anno”. In ogni caso, “sebbene investimenti sufficienti siano un elemento critico, la mitigazione richiederà anche una proliferazione di partenariati pubblico-privato e meccanismi di finanziamento innovativi”.

Ma ci sono degli ostacoli a queste soluzioni sanitarie orientate al clima. Secondo il Wto, il primo è legato all’incertezza sui tempi per sviluppare e adottare le nuove soluzioni sanitarie. Una ambiguità che riguarda appunto il calendario del ritorno degli investimenti. “La sanità pubblica sta già assistendo a questa stagnazione nell’introduzione di nuovi antibiotici, una categoria in cui dal 2017 sono stati sviluppati solo 12 farmaci”, spiega il report. Naturalmente le nazioni meno avanzate sono le più colpite, ma le malattie aggravate dal clima arrivano anche da noi: il riscaldamento globale sta già spingendo le popolazioni di zanzare portatrici di patologie nel Nord America e in Europa. Entro la fine del secolo, ogni anno circa 8,4 miliardi di persone saranno esposte alla malaria e alla dengue.

Il Wto chiede quindi una armonizzazione dei quadri regolatori, perché lo spezzettamento degli approcci finanziari o dei sistemi di incentivazione fiscale non favorisce le aziende che vogliono mettere in campo strategie coese tra le diverse regioni del mondo. “Anche l’integrazione delle informazioni sul clima nei processi decisionali di routine nel settore sanitario pone sfide per l’industria perché gli esperti di clima e salute non condividono regolarmente i dati né dispongono di luoghi in cui si possano combinare le informazioni”, riflette il Wto, secondo cui “costruire piattaforme avanzate di dati sulla salute climatica con l’intelligenza artificiale che integrino diversi set di informazioni consentirebbe una migliore previsione delle malattie legate al clima”.

Infine ecco il monito che suona ancora più allarmato in una fase politica globale in cui si registrano ampi ripensamenti sulle strategie di conversione green. La fondazione svizzera chiede infatti di “aumentare la consapevolezza” circa i pericoli del cambiamento climatico. E conclude: “Niente di tutto ciò può accadere senza che i politici, i leader del settore e il pubblico riconoscano la minaccia del riscaldamento globale e la necessità di soluzioni sanitarie orientate al clima. Ma l’ingannevole mancanza di immediatezza del cambiamento climatico è sempre stata un grosso ostacolo per ottenere un sufficiente senso di urgenza e una risposta proporzionalmente adeguata”. Purtroppo, il riscaldamento climatico “lascia meno di cinque anni per sviluppare nuove terapie, rafforzare il sistema sanitario globale e stabilire il tipo di collaborazione pubblico-privato necessaria per ampliare l’implementazione di tali soluzioni e servizi”.



Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram