20 Febbraio 2025

Professioni sanitarie, "Riforma possibile entro la fine dell'anno"

Parola di Schillaci nella Giornata dedicata al personale. Il ministro della Salute annuncia che le Case di comunità "saranno pronte entro il 2026". Cruciale l'apporto dei medici di famiglia, "ma nessuno vuole rompere il loro rapporto di fiducia con i cittadini"

Di Pa.Al.
Professioni sanitarie, "Riforma possibile entro la fine dell'anno"

La carenza e le retribuzioni non adeguate. Sono le grandi questioni aperte che riguardano i professionisti della salute. Due temi sui quali si è soffermato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella Giornata nazionale dedicata al personale sanitario e sociosanitario, al personale assistenziale, socioassistenziale e al volontariato, a cinque anni esatti dall’inizio della pandemia da Covid-19. Ma il ministro ha anche battuto sulle riforme attese, a cominciare proprio da quella delle professioni sanitarie che, ha detto, "conto si possa e si debba tradurre entro la fine dell’anno in uno provvedimento normativo di riforma organica".

 

RIFORMA DEL RIORDINO DELLE PROFESSIONI SANITARIE
"Stiamo lavorando a un insieme di interventi per riordinare le professioni - ha spiegato - e questo parte dall’evoluzione dei profili professionali. Bisogna tener conto che i cambiamenti intervenuti non possono più prescindere, ad esempio dalla certificazione delle competenze". Tra le priorità la programmazione dei fabbisogni formativi che è da rivedere, così come occorre "assicurare un aggiornamento maggiore delle abilità per offrire un livello più efficiente ed efficace di assistenza".

CASE DI COMUNITA'
Non la sola riforma in cantiere: "Entro il 2026, saranno pronte le nuove strutture territoriali necessarie per il rafforzamento dell’assistenza proprio sul territorio che proprio durante la pandemia ha mostrato il lato vulnerabile del servizio sanitario. Sono stati aperti cantieri già per il 70% delle strutture e procediamo secondo la tabella di marcia del Pnrr". Ma perché queste strutture siano pienamente funzionanti, ha sottolineato, "c’è bisogno di personale. Su questo ricordo che con la finanziaria del 2024 abbiamo garantito le risorse alle Regioni, già ripartite (250 milioni nel 2025 e 350 milioni nel 2026)".

 

IL RUOLO DEI MEDICI DI FAMIGLIA
Nelle case di comunità ci saranno equipe multispecialistiche, inclusi psicologi e assistenti sociali nell’ottica di una presa in carico sociosanitaria. E sarà cruciale, ha insistito Schillaci, "l’apporto dei medici di famiglia".
L’orientamento del ministro in proposito è noto da tempo, ma oggi il titolare del dicastero di Lungotevere Ripa è tornato a insistere: "Non possiamo più pensare di rinviare il potenziamento della medicina generale e l’efficientamento della medicina di prossimità per una più adeguata presa in carico dei pazienti cronici".
Un messaggio alla categoria è arrivato forte e chiaro: "Voglio rassicurare, rispetto alle notizie in circolazione nelle ultime settimane, che nessuno ha intenzione di rompere il rapporto di fiducia tra cittadino e medico. Vogliamo, invece, rafforzare questa alleanza offrendo alle persone un ulteriore punto di accesso dove il medico di famiglia potrà fare la sua diagnosi e avvalersi se necessario dello specialista. Stiamo lavorando con un approccio costruttivo insieme alle Regioni e non mancherà certamente il dialogo con le categorie con cui in questi due anni c’è sempre stato un canale aperto. Ma come ho avuto modo di dire in altre occasioni, dobbiamo avere il coraggio di cambiare. Modelli nati quasi 47 anni fa non sono francamente più adatti alle esigenze mutate".

 

CARENZA DI ORGANICO TALLONE D'ACHILLE DELLA SANITA'
Certo, il tallone d’Achille del nostro Ssn rimane la carenza di personale. Nota dolente sulla quale si è soffermato lo stesso ministro: "L’Italia vanta una maggiore aspettativa di vita rispetto ad altre nazioni. Questo significa che viviamo di più ma abbiamo ancora con un’alta incidenza di patologie croniche. Oggi però abbiamo terapie più avanzate, grazie ai progressi della ricerca e alle innovazioni tecnologiche. I bisogni di salute sono diversi, sono sempre più socio-sanitari e richiedono approcci e risposte diversi e competenze adeguate e moderne".
Sebbene, ha proseguito, "il personale dipendente sia cresciuto negli ultimi anni, c’è ancora un problema di carenza, che si è determinato nel corso degli anni e si è acuito dopo il 2020. Dobbiamo fare i conti poi purtroppo con una disaffezione al servizio sanitario pubblico e le conseguenti difficoltà nel reclutare professionisti, con il picco della curva pensionistica, soprattutto per alcuni profili e con condizioni di lavoro che spesso non consentono un adeguato bilanciamento tra lavoro e vita privata. Alla luce di tutto ciò, lavoriamo per disporre di una forza lavoro in numero adeguato ma soprattutto competenze aggiornate".

 

NODO STIPENDI
La sempre minore attrattività del Ssn però è anche legata alle remunerazioni. "Credo sia giusto - ha concluso al tal proposito Schillaci - aumentare le retribuzioni per tutti ma credo si debba anche riflettere sull’opportunità di una differenziazione per affrontare le carenze legate alle disomogeneità territoriali e alle discipline critiche: penso per i medici all’emergenza e urgenza ma anche ad altre branche specialistiche, e penso a settori particolari dove impegno, responsabilità e rischi sono maggiori per il professionista".

 

 

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