20 Febbraio 2025

Contratto sanità, l'ultima fumata nera

Fallisce la mediazione finale. L'Aran prende atto: "Impossibile proseguire". Nursind all'attacco: "Da alcuni sindacati picconata la stessa contrattazione". Poi l'appello del segretario Bottega a governo e Regioni "per distribuire le risorse stanziate in manovra"

Di NS
tavolo Aran

Non si è sbloccata l’impasse sul contratto del comparto sanità. Fallito anche il tentativo in extremis di oggi all’Aran dove sindacati e confederazioni sono stati convocati per una coda negoziale. Niente da fare: un’altra fumata nera. La fumata tombale, è il caso di dire. Dal momento che, come evidenzia il segretario nazionale del Nursind Andrea Bottega, tra i favorevoli a firmare l’intesa, è quella che ha assestato il colpo di grazia al ruolo dei sindacati nella contrattazione. Morale? Dieci mesi di negoziazione (la prima bozza sulla quale le parti hanno iniziato a studiare risale all’aprile del 2024) buttati al vento.

IL TAVOLO
Ma come sono andati i lavori di oggi? Lo ricostruisce l’Aran, spiegando che "le sigle sindacali contrarie alla firma del contratto (Cgil, Uil e Nursing Up) hanno mantenuto inalterate le loro richieste, sia in termini di maggiori risorse economiche sia su specifiche questioni normative". Quindi, "di fronte alla mancata apertura da parte delle organizzazioni sindacali, il presidente dell'Aran, Antonio Naddeo, ha preso atto dell’impossibilità di proseguire le trattative".

LE CIFRE IN BALLO
Riguardo all'aspetto economico, spiega l’Aran in una nota, "il presidente Naddeo ha riportato quanto emerso dall’incontro del 18 febbraio tra il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, e le rappresentanze del comparto delle Funzioni centrali: non sono previsti ulteriori stanziamenti per il rinnovo contrattuale 2022-2024. Il governo ha infatti confermato che le risorse complessivamente destinate al pubblico impiego per i due cicli contrattuali 2022-2024 e 2025-2027 ammontano a 20 miliardi di euro, di cui 3,7 miliardi riservati alla sanità. Questi fondi consentiranno un aumento medio in busta paga di 172 euro mensili per il triennio 2022-2024 e di 184 euro per il 2025-2027, per un incremento complessivo medio di 356 euro al mese per 13 mensilità".

L’AFFONDO
Un quadro economico che è stato sempre ben chiaro al segretario Nursind che, quindi, al termine del tavolo ha avuto buon gioco nel dire: "L’incontro odierno ha confermato quanto abbiamo sempre sostenuto: le risorse, che anche noi reputiamo insufficienti, non aumenteranno perché qualcuno fa la voce grossa o punta i piedi. E bacchette magiche non ce ne sono". Non solo, ha proseguito, "ma anche la parte ordinamentale del contratto non sarà oggetto di modifiche tant’è che l’Aran, su mandato delle Regioni, ha riproposto il testo frutto della trattativa di gennaio. Ecco perché la decisione di non firmare neppure stamani di fatto preclude ogni possibilità di futura negoziazione. Un vero e proprio ‘suicidio’, naturalmente non nel nostro nome, ma – ed è un paradosso - nel nome di quelle sigle che a partire dagli anni ’90 hanno voluto con forza l’attuale sistema di contrattazione". Per Bottega, infatti, "sono caduti tutti gli alibi e chi, anche oggi, ha sprecato l’ultima chiamata e deciso irresponsabilmente di non sottoscrivere il Ccnl del comparto non solo si è assunto una enorme responsabilità di cui dovrà dare conto ai lavoratori, ma ha anche decretato la morte del ruolo dei sindacati nella contrattazione".

L’APPELLO
A questo punto, ha però evidenziato, "non ci resta che chiedere un intervento a governo e Regioni per distribuire le risorse stanziate in manovra. A spingerci in questa direzione - ha concluso - è il senso di responsabilità che sentiamo nei confronti dei lavoratori, una responsabilità che, evidentemente, non ha guidato le sigle sindacali che hanno scelto, in maniera per noi scellerata, di non sottoscrivere il Ccnl sulla pelle dei professionisti".

 

 

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