"Dagli anni '90 a oggi le buste paga degli infermieri hanno perso 14mila euro"
Sulla perdita di potere d'acquisto hanno pesato nove anni di blocco della contrattazione, ma anche il riparto delle risorse sutto il comparto e non sulla nostra categoria in crisi
Di Andrea Bottega*

In Italia si contano dieci mila professionisti in meno l’anno: dal Gimbe un’autorevole conferma a quanto sosteniamo da tempo. Il problema è che purtroppo non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Si succedono governi, ma nessuno ha fino ad ora preso di petto una situazione ormai fuori controllo
Basta confrontare il nostro stipendio attuale, alla luce del tasso di rivalutazione Istat, con quello tabellare degli anni ’90 (Dpr 384/90) per toccare con mano l’enorme perdita di potere d’acquisto che abbiamo subito. In pratica, abbiamo perso una cifra che si aggira sui 14mila euro. Tutto questo è accaduto perché la contrattazione non ha tenuto il passo dell’inflazione. Nove anni di blocco dei tavoli, infatti, sono una enormità. Ma pesa molto anche il fatto che le risorse dedicate agli infermieri siano state spalmate su tutto il personale del comparto.
Se questa è la cornice, non stupisce la difficoltà a tenersi stretti i professionisti in servizio, visto che le dimissioni e le fughe all’estero continuano ad aumentare. Per fermare tale emorragia e non trovarsi impreparati anche di fronte alla gobba pensionistica, lo ribadiamo: l’unica strada è valorizzare la professione sul piano economico e della carriera, affiancando a questi interventi, inoltre, un riconoscimento del lavoro come usurante. Non ci sono corsi universitari che tengano: i giovani di oggi non si avvicineranno mai a Scienze infermieristiche senza sapere di poter contare su determinate garanzie quando saranno avanti negli anni. Non solo, ma occorre pure un cambiamento profondo in seno alla pubblica amministrazione: la nostra, infatti, non è una Pa per laureati, ma per chi non ha titoli. Con il nuovo inquadramento del personale in quattro aree, i livelli più bassi si sono alzati, mentre i più alti, come gli infermieri laureati, si sono abbassati. Ed è per questo che abbiamo chiesto di cominciare a riempire l’area dell’elevata qualificazione, ancora vuota, per dare un minimo di riconoscimento ai professionisti meritevoli.
Sempre più vicini ai nostri lettori.
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