"L'aviaria? Ecco perché rischiamo un nuovo Covid"
L'epidemiologo Massimo Ciccozzi guida un gruppo di ricerca che sta analizzando il comportamento del virus H5N1. A Nursind Sanità anticipa i risultati dello studio: "Una delle tante mutazioni potrebbe causare lo spillover nell'uomo"

L’interrogativo viaggia ancora sottotraccia nell’opinione pubblica, ma già inquieta gli esperti: l’influenza aviaria potrebbe fare il salto di specie a danno dell’uomo e diventare il prossimo Covid o qualcosa di molto simile? L’ipotesi di uno zoonotic spillover è presa in seria considerazione, tra gli altri, da un gruppo di studiosi capitanati da Massimo Ciccozzi, ordinario di epidemiologia e statistica sanitaria al Campus Biomedico di Roma. Il think tank scientifico multidisciplinare si chiama Gabie (Genomics, Artificial intelligence, Bioinformatics, Infectious diseases e Epidemiology) e tra circa un mese pubblicherà uno studio innovativo sulla struttura genomica e sul comportamento del virus H5N1.
Lo stesso Ciccozzi, che ha fondato Gabie assieme Francesco Branda, ricercatore di Statistica medica ed epidemiologia molecolare sempre al Campus Biomedico, e Fabio Scarpa, associato di Genetica all’università di Sassari, anticipa a Nursind Sanità i contorni dell’indagine sull’aviaria: “Stiamo facendo un lavoro sulle sequenze genetiche: in primis ci serve per capire il movimento del virus che ha una sua stagionalità, come tutte le influenze, e si trasmette principalmente a partire dai viaggi dei grandi uccelli migratori selvatici, che sono il primo serbatoio. Normalmente parliamo del periodo settembre-marzo”. Tuttavia, spiega ancora lo studioso, “il genoma dell’aviaria è particolare, è segmentato. Stiamo studiando non solo la struttura esterna (HNA) che è soggetta a mutazioni, ma quello che ci interessa sono i segmenti PB1 e PB2 (polimerasi), protagonisti, sembra, di mutazioni potenzialmente molto pericolose per l’uomo”.
La malattia già dilaga dagli uccelli ad altre specie animali: milioni di polli sono infettati in tutto il mondo, solo negli Usa 20 milioni di galline ovaiole sono state abbattute nell’ultimo trimestre del 2024. Non a caso, i prezzi delle uova sono schizzati di oltre il 50% e molti americani iniziano a comprare o addirittura ad affittare galline da giardino per avere una scorta garantita. In Inghilterra si è registrato il primo contagio in una pecora di un gregge dello Yorkshire, ma ormai sono coinvolti bovini, maiali, cavalli, cani e addirittura balene.
Ciccozzi chiarisce: “Durante le grandi migrazioni, questi uccelli a volte cadono e muoiono. E vengono mangiati da animali selvatici o d’allevamento che così contraggono il virus, ormai molto diffuso, ad esempio, tra i bovini da latte. Gli allevamenti intensivi fanno poi in modo che l’aviaria passi continuamente da un individuo all’altro, dunque le mutazioni sono frequenti e sono del tutto casuali. Chi mi dice che una di queste non possa essere il presupposto per lo spillover nell’uomo?”. L’interrogativo è inquietante. “In quel caso non basterebbero più le raccomandazioni di non bere latte crudo o non mangiare uova. Non servirebbe più il contatto diretto con l’animale malato per infettarsi – aggiunge l’esperto – ma ci sarebbe il passaggio da persona a persona e il virus potrebbe diventare più aggressivo”.
In Cambogia dall’inizio dell’anno si sono registrati tre casi di aviaria fatali per l’uomo e la malattia sta colpendo soprattutto giovani e giovanissimi. Ultimo decesso quello di un bambino che era giunto in ospedale con febbre alta, tosse e difficoltà respiratorie. Il contagio è verosimilmente arrivato dal pollame infetto che la famiglia teneva in casa. Ciccozzi chiosa: “Finché ci si ammala consumando carne o uova oppure toccando la mammella di una mucca da latte e poi mettendosi le dita nell’occhio o ancora inalando le feci solidificate dell’animale infetto, la sintomatologia di norma è lieve. Se le persone muoiono anche in questi casi, vuol dire che hanno un sistema immunitario debole”. “Oppure – aggiunge – ci sono appunto delle mutazioni su PB1 e PB2 che rendono il virus più pericoloso. E noi stiamo valutando questa seconda ipotesi”.
Robert Kennedy jr, segretario della Salute nell’amministrazione Trump, ha proposto di non uccidere gli animali ammalati e di far circolare il virus per renderlo inoffensivo e contrastare così l’epidemia di aviaria che sta scuotendo gli States. Ciccozzi stronca la tesi: “Certo, gli animali che sopravvivono si immunizzano, ma se lasci circolare il virus, cambia velocemente e infetta altri animali. Il suo genoma, peraltro, è a bastoncini: ciascuno ha le sue mutazioni, ma tra di loro possono anche ricombinarsi, quindi il numero di varianti possibili è enorme. Con la proposta di Kennedy, o di chi gliela suggerisce, non ne esci più”.
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