Sanità italiana per residenti all'estero: si punta a snidare gli abusi e aumentare il gettito
Approvata in Affari sociali la proposta di legge del deputato Di Giuseppe (FdI): "Saniamo anche gravi ingiustizie nei confronti dei pensionati che pagano le tasse nel nostro Paese e non hanno accesso alle prestazioni". Il relatore Ciocchetti (FdI): "Con le entrate economiche sostegno al Ssn". Stimati fino a 6 mld in più

Da una parte ci sono, ad esempio, i tanti pensionati che vivono all’estero e, pur pagando le tasse alla fonte, sono esclusi dai servizi offerti dal nostro Ssn e dall’altra, invece, gli italiani che vivono fuori confine ma, mantenendo furbescamente la residenza nei rispettivi comuni della Penisola, usufruiscono dell’assistenza sanitaria senza concorrere al gettito.
Ingiustizie e furbizie che la proposta di legge a prima firma Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto all’estero (nella circoscrizione America settentrionale e centrale), prova a sanare. La pdl, dopo un iter di un anno e mezzo e un lavoro congiunto con ministero della Salute e Mef, è stata approvata due giorni fa in commissione Affari sociali alla Camera e si può ipotizzare possa essere calendarizzata a maggio prossimo, considerando i tempi tecnici anche per i pareri delle altre commissioni coinvolte (Bilancio, Affari regionali e Esteri).
Un articolato snello, sono quattro articoli in tutti, e un obiettivo chiaro: l’estensione dei servizi di assistenza sanitaria italiana ai cittadini residenti in Paesi che non appartengono all’Ue e non aderiscono all’Efta-Associazione europea di libero scambio, ma che sono regolarmente iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero). Il rilascio della tessera sanitaria valida sul territorio italiano, come recita l’articolo 1, però, è vincolato al versamento di un contributo. Si tratta di 2mila euro su base annua.
"Una somma - ha spiegato Di Giuseppe a Nursind Sanità – che è stata definita partendo dalla spesa sanitaria pro capite in Italia, ma tenendo conto del fatto che in genere un italiano che vive all’estero, magari negli Stati Uniti, di certo non torna per un semplice check up, bensì per patologie gravi".
"È evidente che per chi risiede negli Usa, dove le prestazioni sono pressoché private, l’accesso alla nostra assistenza sanitaria è importante così come diventa una sicurezza per coloro che vivono invece in Paesi, penso al Sud America, dove la sanità non funziona bene – ha aggiunto il parlamentare di FdI –. Senza contare, naturalmente, le risorse in entrata nelle casse dello Stato".
Di Giuseppe ha infatti fatto due conti: "Gli italiani iscritti all’Aire sono 6 milioni, ma bisogna considerare che ce ne sono almeno altrettanti non iscritti. Se solo 3 milioni di questi 12 complessivi pagassero i 2mila euro per il rilascio della tessera sanitaria, nel nostro Ssn entrerebbero circa 6 miliardi. Ecco perché – ha concluso – con questa legge non solo contribuiamo a rimpinguare il nostro Servizio sanitario nazionale, ma saniamo anche gravi ingiustizie. Come quella nei confronti dei pensionati che, pagando le tasse in Italia, devono essere liberi di vivere dove vogliono e di godere però di diritti come, appunto, l’accesso all’assistenza sanitaria".
Di una norma importante ha parlato infine il relatore Luciano Ciocchetti (FdI), vicepresidente della commissione Affari sociali di Montecitorio, tirando le somme con Nursind Sanità: "È una legge che innanzitutto accoglie finalmente la richiesta di tantissimi italiani all’estero che lì dove vivono non hanno la possibilità di curarsi, magari per il costo salato di assicurazioni obbligatorie. Ma è anche una legge che spingerà molti connazionali ad iscriversi all’Aire, facendo emergere la grande comunità di italiani oltre confine. E, infine, è un provvedimento che comporterà una entrata economica. Risorse che ci consentiranno di aiutare il Ssn".
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