15 Aprile 2025

Prestazioni sanitarie, arriva il primo sì al Senato

Il ddl passa alla Camera. La maggioranza mette una toppa al discusso articolo uno che rischiava di paralizzare il Ssn. Agli screening oncologici solo un milione, contro i sei richiesti. Cade la mannaia invece sul taglio ai tetti di spesa e alle indennità dei dg per le liste d'attesa

Di Pa.Al.
Prestazioni sanitarie, arriva il primo sì al Senato

Il ddl prestazioni sanitarie incassa il primo sì al Senato con 78 voti favorevoli, 47 contrari e nessuna astensione e si appresta a passare alla Camera. Un iter fino a questo momento molto travagliato e che solo in Aula a Palazzo Madama è riuscito finalmente a sanare un vulnus che avrebbe compromesso il funzionamento dell’intero Ssn. La stortura era contenuta, come Nursind Sanità ha denunciato sin dal primo momento, in un inciso all’articolo uno – l’esclusività di diagnosi, prognosi e terapia per i medici – sul quale però neppure il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato aveva voluto sentire ragioni durante i lavori di commissione. A ricordarlo oggi nell’emiciclo è stata la senatrice del M5s, Barbara Guidolin: "Avevamo presentato un emendamento al disegno di legge sulle prestazioni sanitarie con il quale correggevamo una stortura del testo che dava l’esclusività di terapia, diagnosi e prescrizione ai medici. Nessuno discute il loro ruolo, ma nel momento in cui siamo in attesa di una riforma che dovrebbe mettere al centro la valorizzazione di tutte le professioni sanitarie, crediamo che la strada non sia giusta. In Commissione ci è stato detto di no, ma ovviamente in Aula la maggioranza si è accodata alla nostra proposta". 

IL COMPROMESSO ALL'ARTICOLO UNO
La soluzione è stata trovata in corner: un emendamento proposto dalla senatrice Elena Murelli (Lega) che ricalca l’accordo raggiunto da camici bianchi, infermieri, ostetriche, farmacisti, fisioterapisti, radiologi e tecnici della prevenzione e riabilitazione. La modifica sopprime l’esclusività e recita: "Il medico, cui competono la diagnosi, la prognosi e la terapia in merito alla specifica situazione clinica, nei casi in cui prescrive prestazioni di specialistica ambulatoriale, deve attribuire, nel caso di prima visita o di esame diagnostico, l'appropriata classe di priorità e, nel caso di primo accesso o di accessi successivi, indicare il quesito o il sospetto diagnostico".

LA MANNAIA SUI TETTI DI SPESA
Per il resto, cade la mannaia su diverse proposte avanzate dalle minoranze e rimaste in ballo fino a oggi in Aula. Vale ad esempio per il taglio ai tetti di spesa per il personale sanitario. Ha buon gioco a tal proposito la senatrice Ylenia Zambito (Pd) ad osservare: "Non ci stupisce, perché conferma l’atteggiamento del governo che procede con annunci sulle liste di attesa e continua a non mettere le risorse". E poi ancora: "Oggi, con questo nuovo ddl, abbiamo la conferma che agli annunci del Governo non segue un fatto concreto. Senza risorse – ha concluso Zambito – non si assume il personale che serve al Servizio Sanitario Nazionale per abbattere le liste di attesa, è una legge vuota".

SIPARIO SUL TAGLIO DELLE INDENNITA' DI RISULTATO
Ma cala il sipario pure su un’altra proposta di modifica che era sopravvissuta ai pareri delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio e cioè la possibilità di decurtare del 30% la retribuzione di risultato dei direttori generali delle aziende sanitarie per mancati obiettivi sulle liste d’attesa. L’emendamento a prima firma della senatrice pentastellata Elisa Pirro, infatti, è stato bocciato. Rimane invece la facoltà per gli stessi dg di tagliare il 30% dell'indennità di risultato a carico dei direttori amministrativi, direttori sanitari e direttori di struttura complessa in relazione agli scarsi risultati nella riduzione dei tempi di erogazione delle prestazioni. 

LA NOTA STONATA NEL DDL
Non manca poi una nota stonata nel provvedimento, come segnalato in Aula dalla senatrice Guidolin. Si tratta dell’articolo 13 del testo e, quindi, della possibilità per i consigli direttivi degli Ordini professionali di prevedere le tasse annuali e l’approvazione dei bilanci senza passare prima per l’assemblea degli iscritti. "Non solo c’entra poco con questo ddl – ha messo in guardia la parlamentare pentastellata –, ma io faccio notare anche che questo articolo, permettendo ai consigli dei vari Ordini di aumentare le tasse d’iscrizione e di approvare i bilanci senza una consultazione degli iscritti, non rimarrà senza conseguenze. Quando proprio gli iscritti si troveranno in busta paga la tassa aumentata a loro insaputa, qualcuno ne dovrà rispondere e dovrà assumersene la responsabilità".


UN MILIONE AGLI SCREENING PER IL TUMORE AL SENO
Si salvano invece gli screening per il tumore al seno. E’ stata accolta infatti la modifica proposta da Italia viva. Un milione di euro come dotazione economica che fa parlare le senatrici Raffaella Paita, capogruppo, Silvia Fregolent, Annamaria Furlan, Dafne Musolino Daniela Sbrollini di "piccola vittoria" anche se "molto inferiore rispetto a quella che avevamo richiesto, pari a sei milioni".

DAL GOVERNO DELLE LISTE D’ATTESA ALLA LOTTA AI GETTONISTI
Resta anche la possibilità del ricorso alla telemedicina quale strumento di constatazione diretta da parte del medico, ai fini del rilascio della certificazione di malattia. Come pure il Sistema nazionale di governo delle liste di attesa (Singla) che è poi il cuore del provvedimento. Il nuovo sistema, come riporta l’articolo 2, è istituito presso il ministero della Salute con l’obiettivo di coordinare le iniziative nazionali, monitorare e gestire l’equilibrio tra domanda e offerta e vigilare sull’appropriatezza delle prestazioni. Continua infine la lotta ai cosiddetti "gettonisti" esterni e il provvedimento estende la possibilità di assumere medici co.co.co., mentre gli specialisti ambulatoriali interni potranno ricevere fino a 100 euro lordi all’ora per prestazioni straordinarie.

LE REAZIONI POLITICHE
Tirando le somme, però, Iv con la senatrice Furlan ha stroncato il provvedimento: "Oggi la maggioranza di centrodestra si è assunta la responsabilità di approvare una legge senza capo né coda, che aumenterà la fragilità del nostro Servizio sanitario nazionale mettendo in discussione il diritto alla cura, sancito dall'art.32 della nostra Costituzione". Ancora più dura Mariolina Castellone, senatrice del M5s in commissione Affari Sociali e vicepresidente del Senato: "Questo è l'ennesimo provvedimento sulle prestazioni sanitarie in cui non c'è un euro". E poi ancora: "Siamo stufi di sentirci dire che mancano le risorse, la maggioranza ha scelto di investire negli armamenti, abbandonando invece la sanità". Al contrario del senatore senatore di Fratelli d’Italia Franco Zaffini, presidente della commissione Sanità e Lavoro a Palazzo Madama: "La sanità italiana, che che ne dica l’opposizione, eroga due milioni di prestazioni al giorno e col provvedimento varato a luglio scorso sulle liste d’attesa, impegnando 1 miliardo di euro, ha contribuito al loro abbattimento, vedasi l’esempio della Regione Lazio. Oggi siamo arrivati a questo provvedimento sulle liste d’attesa, il secondo, e anche qui l’opposizione diceva che non ci saremmo arrivati. Ho fiducia nel nostro lavoro e in quello del Ministero". Anche il senatore azzurro Francesco Silvestro ha tessuto infine le lodi del ddl: "Fa fare un passo in avanti alla nostra sanità, affrontandone alcune criticità, a cominciare dall'annoso problema delle liste d'attesa. Si coinvolge ulteriormente il privato accreditato, alleggerendo la pressione sulle strutture pubbliche. Ma lo si fa all'interno di una logica che vede al centro il valore universale del servizio sanitario nazionale".

 

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