Dl Pa: ok alla Camera. Fondi e assunzioni al ministero della Salute
Il decreto passa con la fiducia. Ora attesa la conversione definitiva in Senato. Polemiche sull'infornata di dirigenti e funzionari al dicastero di Schillaci. Facoltà di rimanere in servizio un anno in più, fino a 73, per i medici di famiglia

Il voto di fiducia alla Camera mette a tacere le polemiche: il decreto legge sulla Pubblica amministrazione passa a Montecitorio con 118 sì, 87 no e quattro astenuti. Il testo ora trasloca in Senato con la scadenza del 13 maggio per la conversione definitiva. Il provvedimento punta a snellire ed efficientare il reclutamento, rafforzando così gli enti centrali e decentrati, ma contiene anche qualche misura di rilievo per la sanità italiana.
INFORNATA DI ASSUNZIONI AL MINISTERO DELLA SALULTE
Innanzitutto, il ministero della Salute vede istituito un fondo nel proprio bilancio con oltre 23 milioni di euro di dotazione nel 2025 per rafforzare la prevenzione e il recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche. La copertura arriva dalla riassegnazione delle risorse residue della quota dell’8 per mille che fa capo allo Stato. Ancora a beneficio del dicastero di Lungotevere Ripa, arriva la facoltà di assumere a tempo indeterminato, nel 2025 e nel 2026, otto dirigenti di seconda fascia, 23 dirigenti sanitari e 90 funzionari. Il reclutamento potrà avvenire mediante lo scorrimento di graduatorie vigenti o tramite concorsi ad hoc, anche derogando alla normativa ordinaria. I costi supereranno i 5 milioni per l’anno in corso e saliranno fino a circa 10 milioni nel 2026. L’obiettivo dichiarato è rafforzare il ministero di fronte alle sfide delle liste d’attesa, della profilassi internazionale e della trasformazione digitale, ma le opposizioni hanno attaccato, parlando di “regalo al ministro Schillaci, a scapito dei cittadini”.
UN ANNO IN PIÙ PER I MEDICI DI FAMIGLIA
Un’altra misura d’impatto riguarda i medici di famiglia convenzionati con il Ssn che potranno, se vorranno, esercitare per un anno oltre la soglia dell’età pensionabile, quindi fino a un massimo di 73 anni. La misura vale sino alla fine del 2026 ed è immaginata per mettere una toppa alla cronica carenza di personale, in attesa del ridisegno complessivo delle assunzioni. Non a caso, il dl Pa cita la necessità di “adeguare il reclutamento del personale del Servizio sanitario nazionale alla disciplina in materia di reclutamento nella pubblica amministrazione adottata in attuazione della riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Serviranno dunque uno o più regolamenti che saranno adottati su proposta del ministero della Salute, con il concerto del ministro per la Funzione pubblica e l’intesa delle Regioni, per aggiornare le procedure di reclutamento del personale del Ssn.
RIFORMA DELLA COMMISSIONE CENTRALE
Il decreto punta poi a smaltire i procedimenti pendenti alla data del 31 dicembre scorso dinnanzi alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie. In pratica, viene istituita una sezione stralcio, con un presidente nominato tra i consiglieri di Stato. La partecipazione a questo organismo non dà diritto a compensi o rimborsi e comunque il testo prevede anche una riforma organica della commissione, da attuare con un regolamento entro 30 giorni dalla conversione in legge del decreto.
DEROGA A VINCOLI SU SPESE PER RIABILITAZIONE
Si rende poi più flessibile l’inquadramento finanziario che riguarda le spese per le prestazioni sanitarie, comprese nei Lea, offerte dai servizi residenziali specialistici, pedagogico-riabilitativi e terapeutico-riabilitativi, rese in mobilità extraregionale. Adesso queste erogazioni vincolano una quota del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato, con una quota pari a 15 milioni di euro annui. Tuttavia, trattandosi del serbatoio del Fondo sanitario nazionale, le risorse sottostanno alle regole di compartecipazione delle Regioni alla spesa sanitaria, rendendo, quindi, di fatto impossibile l’erogazione del rimborso anche alle autonomie speciali. Dato, tuttavia, l’interesse a migliorare la fruizione di queste prestazioni da parte di tutti i cittadini, pure in mobilità extraregionale, allora la norma dispone una deroga ai vincoli di compartecipazione.
FONDI ALLA RICERCA SANITARIA INTERNAZIONALE
Infine, sul terreno della ricerca sanitaria internazionale, vanno segnalati i sei milioni di euro a decorrere dal 2025 che il ministero dell’Università e della ricerca potrà impiegare nell'ambito dei programmi di collaborazione transfrontaliera a beneficio della ricerca oncologica avanzata.
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