"Sul Pnrr la politica ascolti noi fisioterapisti"
L'intervista - Ben 70mila professionisti finalmente hanno il loro Ordine. Piero Ferrante, presidente della Commissione Nazionale d'Albo: "La sanità cambia, bisogna colmare le carenze di organico"

I fisioterapisti sono una delle più popolate professioni sanitarie, con 70mila professionisti che operano in Italia e da pochi giorni hanno un loro Ordine autonomo. È infatti dell'8 settembre la firma da parte del ministro della Salute, Roberto Speranza, del decreto ministeriale che lo istituisce. Il presidente della Commissione nazionale d’Albo, Piero Ferrante, spiega a Nursind Sanità cosa cambia con questo importante traguardo. E sottolinea che la categoria vive in ogni caso da anni una “grande carenza di personale che andrà colmata per migliorare le cure territoriali e domiciliari a tutto vantaggio dei cittadini e dei loro bisogni”.
Partiamo dai numeri. Quanti siete davvero in Italia?
Siamo la professione più numerosa nell'ambito sanitario dopo i medici e gli infermieri e sicuramente la prima nell'ambito della riabilitazione, con circa 70 mila fisioterapisti che operano sia nel settore pubblico che nel privato e nella libera professione. Per tutti noi la nascita dell'Ordine è un traguardo davvero importante ed emozionante.
Perché era necessaria l'istituzione di un Ordine?
La recente costituzione è frutto di una nostra richiesta, che si è trasformata in un percorso che da decenni portiamo avanti. Un risultato che ha una grande importanza perché cambia lo scenario nei confronti dei cittadini e delle istituzioni, con cui ora avremo un rapporto diretto, istituzionalmente definito. Prima i fisioterapisti erano appartenenti a un multi albo, che comprendeva 19 professioni diverse, ora avremo una nostra unica voce. Il mondo degli infermieri, che ha visto la nascita di Fnopi nel 2018, può ben comprendere la nostra soddisfazione. Anche perché siamo 'figli' della stessa legge, la numero 3 del 2018.
Per i professionisti cosa cambia realmente?
I colleghi ora hanno una casa propria in cui confrontarsi e investire nella formazione certificata e di qualità. Anche i cittadini avranno chiarezza e trasparenza sul professionista a cui si affidano.
Tra poco avremo un nuovo governo. La categoria quali priorità porrà alla classe politica?
Domanderemo essenzialmente di essere ascoltati, perché vogliamo essere protagonisti del cambiamento epocale che vede la riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale con l'attuazione del Pnrr. La riabilitazione è un pilastro del sistema che ci vede collaborare con tutte le altre professioni del settore e il Piano è una sfida che va raccolta per migliorare finalmente l'assistenza territoriale e la qualità delle cure.
Per attuare questo processo i fisioterapisti nel Sistema sanitario sono in numero sufficiente?
C'è una carenza storica di questa figura. Negli ultimi anni si è cercato di colmarla con lo sblocco dei concorsi che permette di assumerne alcune centinaia, ma secondo noi la carenza rimane. Siamo convinti che ne servirebbero diverse migliaia in più, perché i bisogni di riabilitazione sono sempre più vasti.
Quali sono le nuove necessità socio-sanitarie per cui l'intervento dei fisioterapisti è particolarmente richiesto?
I bisogni sono crescenti per diverse ragioni. Il panorama epidemiologico sta mutando, con una popolazione sempre più anziana e la cronicizzazione di patologie importanti sempre più incipiente. Inoltre ci sono gli strascichi della pandemia da Covid.
Ci spieghi meglio.
Abbiamo riscontrato diverse problematiche su cui intervenire, in particolare a livello respiratorio, cardiocircolatorio e motorio, non solo nella popolazione più anziana e specie dopo un lungo allettamento.
Insomma, le sfide per la vostra professione sono in aumento.
Non dimentichiamo l’importante ruolo del fisioterapista nella prevenzione che riguarda le fasce fragili. Infine ci sono tutte le cure domiciliari, in cui siamo protagonisti, insieme agli infermieri. Anch'esse sono destinate a crescere e rendono evidente il bisogno di avere sempre più professionisti preparati.
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