Pronto soccorso: oltre un accesso su cinque è improprio
I dati Agenas: nel 2023 18,27 milioni di ingressi in emergenza, con un aumento annuo del 6%. Il 5,8% degli italiani è distante più di 30 minuti dai Ps. Numeri da migliorare con la riforma della sanità territoriale
Di Ulisse Spinnato Vega
Da una parte ancora stenta a decollare la riforma dell’assistenza territoriale, in forte ritardo sui tempi dettati dal Pnrr e con la grande incognita del personale sanitario dedicato, a partire da quello infermieristico. Dall’altra gli ospedali subiscono un sovraccarico di domanda di salute impropria che cresce di anno in anno ed è ormai sempre più difficile da sostenere. I numeri sono impietosi: nel 2023 i nosocomi sede di Pronto soccorso e di Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione di primo e secondo livello (Dea I e Dea II) hanno visto 18,27 milioni di accessi, con un incremento del 6% rispetto al 2022. Ci stiamo avvicinando velocemente ai 21,14 milioni dell’ultimo anno pre-Covid; come a dire che la pandemia è passata via senza lasciarci alcuna utile lezione sull’organizzazione del Ssn.
I dati arrivano da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ne ha discusso con istituzioni ed esperti durante l’evento “Accessi in Pronto soccorso e implementazione Dm 77/2022 per una migliore presa in carico dei pazienti”. Rispetto agli ingressi totali, i ricoveri sono solo il 12% (di essi, solo il 2% tra i codici bianchi e il 5% tra i codici verdi). Circa 4 milioni di accessi ai Ps si possono ritenere impropri, ossia il 22% del totale. Si tratta di ingressi in codice bianco e verde alla visita medica, con l’esclusione dei traumi, giunti in area emergenza in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia nei giorni feriali e festivi e in orari diurni, con dimissione al domicilio o verso strutture ambulatoriali. Rispetto all’accessibilità, i numeri indicano una copertura del servizio entro 30 minuti al 94%, quota che raggiunge il 99% entro i 45 minuti.
Agenas spiega come la popolazione non in grado di raggiungere i Pronto soccorso entro 30 minuti (3,4 milioni pari al 5,8% della popolazione) potrebbe essere decisamente ridotta con una corretta implementazione del Dm 77/2022, che individua la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Ssn, attraverso la presa in carico dei pazienti all’interno delle nuove strutture previste dal Pnrr (Case della comunità, Ospedali di comunità). Circa il 75% delle strutture di Ps registrano un numero di ingressi al di sotto degli standard (20mila all’anno secondo il Dm 70 del 2015). In particolare, nel 29% dei casi si individuano meno di 15mila accessi annui (40 al giorno). I Dea di primo livello registrano invece una performance migliore (l’85,2% è sotto la soglia standard di almeno 45mila accessi annui, prevista dal Dm 70). “Probabilmente le potenzialità di quei Ps non sono rappresentate al massimo e comunque la presenza sul territorio di tanti punti di emergenza frammenta molto l'offerta”, ha commentato Maria Pia Randazzo, responsabile Uosd statistica e Flussi informativi Sanitari di Agenas.
Va detto che il volume maggiore di accessi in Pronto soccorso si riscontra il lunedì nella fascia oraria 8.00-12.00. La permanenza media dei codici bianchi è di 164 minuti, mentre quella dei codici verdi è di 230 minuti. Il nodo della congestione delle strutture di emergenza è aggravato dalla carenza di personale: nonostante le gratifiche economiche messe a punto dagli ultimi governi, le borse di specialità nei corsi di medicina di emergenza-urgenza restano spesso non assegnate e in contemporanea aumentano i fenomeni estremi di burnout legati allo stress da lavoro.
“I numeri sugli accessi impropri nei pronto soccorso, oltre a dirci che la strada del potenziamento dell’assistenza territoriale, imboccata con il Pnrr, sia quella giusta, sono anche un’ulteriore conferma di quanto noi sosteniamo da tempo e cioè che valorizzare le professioni sanitarie non mediche, in particolare quella dell’infermiere, può dare risposta al bisogno di cure dei cittadini”, ha chiosato Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, il primo sindacato degli infermieri, secondo cui "anche promuovere l’attività diretta degli infermieri in ambulatori ad hoc, una volta riconosciute a questa professione competenze avanzate, può rivelarsi il vero punto di svolta".
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